di Francesca Cusumano
LOCRI- Si è discusso di “città metropolitana di Reggio Calabria– Problemi e prospettive” nell’interessante convegno organizzato dal movimento politico LocRinasce, tenutosi questo pomeriggio nella nuova sede della Caritas diocesana, “casa accoglienza Santa Marta”.
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A relazionare sul tema, dopo i saluti iniziali del presidente del movimento Francesco Mammì, il prof. Antonino Spadaro, ordinario di Diritto Costituzionale all’Università Mediterranea di Reggio Calabria.
Da una accurata e dettagliata analisi, Spadaro ha delineato quello che se da un lato, potrebbe rappresentare un’opportunità di rilancio per il territorio, dall’altro racchiude in sè alcuni aspetti problematici che il giurista, ha saputo egregiamente illustrare ai numerosi partecipanti all’incontro.
La città metropolitana di Reggio Calabria infatti, costituisce uno dei 10 enti amministrativi del territorio italiano identificati dalla legge del 7 aprile 2014 n. 56, la cosìddetta legge Delrio recante “Disposizioni sulle città metropolitane, sulle province, sulle unioni e fusioni di comuni“, che “ridisegna confini e competenze dell’amministrazione locale”. Città metropolitane che non hanno mai trovato una loro completa attuazione, rimanendo solo sulla carta, almeno fino alla promulgazione della legge n. 56.
La futura città metropolitana di Reggio Calabria (sarà necessario aspettare la scadenza degli organi provinciali nel 2016) comprenderà, oltre all’omonima città capoluogo anche gli altri 96 Comuni della Provincia: già da questo, Spadaro ha colto una prima difficoltà derivante dall’elevato numero di Comuni commissariati, come la provincia reggina (più volte commissariata), per non parlare della città di Reggio Calabria, sciolta per infiltrazioni mafiose nell’anno 2012 <<In un quadro drammatico come questo- ha spiegato- è opportuno saper gestire quanto offre l’area metropolitana. Il fenomeno dell’urbanizzazione è mondiale. Nel globo, su circa 7 miliardi di persone, ben 3 miliardi vivono in centri urbani. Se, fino a un secolo fa, solo 16 città nel mondo superavano il milione di abitanti, oggi le metropoli con più di un milione di abitanti, sono più di 400. In particolare, nei 28 Paesi dell’Unione Europea, l’80 % circa della popolazione ormai risiede in agglomerati o aree urbane. Purtroppo però, né la Costituzione, né la legge n. 56/2014, ci dicono quali siano i “requisiti” per divenire città metropolitana e ad oggi, almeno in Italia, non sappiamo bene cosa sia>>.
Attualmente le città metropolitane sono 15 (i cui organi sono il sindaco, che è il sindaco del comune capoluogo; il consiglio e la conferenza), con la caratteristica di essere molto diverse fra loro: Roma ad esempio, che gode di uno statuto di città capitale; quelle istituite dalle Regioni a Statuto speciale ovvero Palermo, Catania, Messina e probabilmente Cagliari e Trieste; e infine le 9 città coincidenti con le Province e confermate dalla legge Delrio come Milano, Napoli, Torino, Firenze, Bari, Bologna, Genova, Venezia e in ultimo Reggio Calabria che tra loro, presentano non solo tassi di densità di popolazione diversi (si oscilla dai 4 milioni di abitanti di Roma e Milano, ai soli 550.000 di Reggio Calabria, passando dai 3 milioni di Napoli, ai più 2 milioni di Torino, a più di un milione di Firenze e Bari, a meno di un milione di Bologna, Genova e Venezia; mentre sulla frammentazione municipalistica, si passa dai 315 di Torino ai 42 di Bari; quanto invece a superficie territoriale, si va dai quasi 7000 km di Torino ai soli 1.171 Km di Napoli <<Non si capisce- ha proseguito Spadaro-perchè sia stata scelta Reggio Calabria vista l’esiguità del numero complessivo di abitanti, per altro dispersi su ben 96 Comuni,con una Provincia estremamente disomogenea, con almeno 6 aree profondamente diverse fra loro (urbana dello Stretto, tirrenica, della piana di Gioia Tauro, jonica, grecanica, aspromontana). Perché Reggio e la sua Provincia e non invece, l’Area integrata dello Stretto, comprensiva di Reggio Calabria, Messina e dei Comuni limitrofi? Forse perché il nuovo ente sarebbe stato non solo interprovinciale, ma addirittura interregionale, e per di più da disciplinare con legge costituzionale, vista la natura giuridica dello Statuto della Sicilia, Regione a regime speciale>>.
Il docente dell’Università di Reggio Calabria ha posto quindi, all’attenzione, vari dubbi sulla costituzionalità della legge, accennando anche ai ricorsi proposti dalle Regioni Campania, Puglia e Veneto sulla incostituzionalità della legge Delrio. Spadaro si è chiesto se fosse stato lecito che un Parlamento, eletto con il porcellum, elaborasse la legge n° 56/2014 o si mobilitasse per revisionare la Costituzione abolendo le province, nonostante la Corte abbia dato risposta positiva. Ma non solo: la legge in questione, pur potendo disciplinare legislazione elettorale, organi di governo e funzioni fondamentali di Comuni, Province e Città metropolitane, forse non avrebbe potuto “istituire” le città metropolitane perchè << E’ legittimo supporre-ha dichiarato – che il legislatore nazionale può prevedere la costituzione di tale ente, che è di rilevanza nazionale e certo non solo regionale>>.
Per le Province destinate a trasformarsi in Città Metropolitane, formalmente non vengono abolite, ma bensì vengono completamente “svuotate” di funzioni, competenze, poteri, beni e personale. La legge Delrio, quindi, per il giurista è “in fraudem Constitutionis” ovvero, <<Solo un’infelice escamotage per cancellare di fatto, nei territori dove si istituiscono le città metropolitane, le Province, che però restano in piedi di diritto, sempre in attesa che venga approvata la riforma costituzionale. E poi potendo un Comune espressamente entrare in (opting-in), o implicitamente uscire da (opting-out), una Città metropolitana, la procedura è così complessa che, praticamente è quasi impossibile conseguire l’obiettivo. Non è chiaro a quali Comuni sia concessa l’operazione entrata/uscita: se si ritiene che questa facoltà spetti solo ai Comuni “limitrofi” ad altre Province, viene compressa l’autonomia dei Comun interni alla Città metropolitana, se si ritiene invece che lo possano fare “tutti” i Comuni, il rischio è quello di dar vita a un territorio della città mescolato a quello di altre Province>>.
Nel suo discorso, il docente ha posto altri interrogativi: perchè si dà il potere legislativo ad “alcune” Città metropolitane, che in realtà sono micro-Regioni, o si “toglie” ad alcune Regioni, che in realtà sono solo pseudo-Regioni; e ancora, perchè l’elezione del sindaco (così come previsto dalla legge Delrio) sia affidata non a tutti gli abitanti della Provincia, ma solo ai residenti nel Comune capoluogo, ossia alla minoranza dei cittadini residenti nella città metropolitana; oppure perché il legislatore costituzionale non si preoccupi di rappresentare nel nuovo Senato delle Autonomie, la nuova realtà istituzionale in cui risiede ben un terzo della popolazione italiana, che produce il 35% del PIL nazionale<<Siamo passati dal neo-centralismo statale dopo l’esperienza del neo-centralismo regionale, ad un centralismo urbano che potrebbe schiacciare l’autonomia dei Comuni minori. La Corte Costituzionale dovrebbe sospendere la Legge Delrio; in più, bisognerebbe fare uno Statuto della Città e fare un piano strategico. Dobbiamo avere il coraggio di ripensare il territorio, valorizzandolo>>
Sono poi intervenuti, come da programma, Giorgio Imperitura e Giuseppe Strangio rispettivamente presidenti l’uno dell’Associazione, l’altro del Comitato Comuni della Locride che, pur riconoscendo lo sviluppo che potrebbe generare la città metropolitana, continua a prevalere una fase costituente senza certezze.
Un motivo in più perchè la Locride, per essere protagonista di questo processo, si attrezzi facendo squadra con il territorio della Piana, l’Area Grecanica e dello Stretto, cercando di porre sul piano politico la creazione di uno statuto, “uno strumento giuridico- a detta di Strangio- snello e scevro di tecnicismi che provocano immobilismo”.
Pensiero condiviso anche da Salvatore Mafrici, presidente Associazione Comuni Area Grecanica, che ha parlato di sistema e rete tra comuni, per affrontare questo percorso di costruzione; e da Stefano A. Priolo, del consiglio direttivo de “Le Scintilla”, i cui sindaci dovranno prendere le redini di questa responsabilità, a loro il compito di costruire la città metropolitana, offrendo al territorio una configurazione nuova.
Ha poi fatto seguito un dibattito, cui hanno preso la parola l’imprenditore Marcello Attisano, Edmondo Crupi per il Corsecom, il sindaco di Roccella Jonica Certomà, il segretario di LocRinasce Raffaele Ferraro, il referente comunale Sel Antonio Guerrieri e per i Comuni della Valle del Torbido, il sindaco di Mammola Antonio Longo.
Intanto, sabato a Reggio Calabria, è previsto un incontro tra i tutti i sindaci della Provincia e il primo cittadino Falcomatà che, verterà proprio sulla questione “città metropolitana”.