LOCRI – Riecco gli scricchioolii. Il centrodestra locrese, in piena campagna elettorale per le Politiche del 24 e 25 febbraio, manifesta ancora una volta qualche problema di tenuta interna della coalizione e non è escluso che la condotta attuale dei singoli maggiorenti locali possa avere dei riverberi in vista delle elezioni di maggio.
La scorsa settimana, un articolo della collega Emanuela Alvaro del Quotidiano della Calabria, aveva messo in luce le distanze tra il gruppo che fa capo all’ex sindaco Francesco Macrì da una parte e l’asse Calabrese-Sainato-Passafaro dall’altra. Già, l’asse. Perchè attualmente il centrodestra unito a Locri sono loro, mentre Macrì, anche se ha chiarito che le sue critiche rivolte al Pdl regionale non avrebbero avuto ripercussioni a livello cittadino, non sembra più parte integrante di quello che fino a un paio di settimane fa appariva come un blocco monolitico (ovvero l’unione degli ex gruppi consiliari “Leali alla città”, “Città in Comune” e “SìAmo Locri”) e, si badi bene, dopo il terremoto suscitato dalle indiscrezioni giornalistiche del Quotidiano, riprese anche da Lente Locale, non è arrivata alcuna dichiarazione unitaria da parte dei leader dei tre gruppi consiliari tesa a ribadire l’unità del centrodestra locrese. Quanto basta, insomma, a fare capire che qualche scricchiolìo interno alla coalizione c’è. Giovanni Calabrese, raggiunto telefonicamente da Lente Locale ha detto che “Noi siamo impegnati nella campagna elettorale del centrodestra alle Politiche, coerentemente con le nostre idee e la nostra storia”. Il riferimento, nemmeno tanto velato, sembra rivolto proprio a Macrì, che nell’esprimere le proprie critiche al Pdl regionale per la scelta dei candidati a Camera e Senato, aveva preannunciato che forse non sarebbe andato nemmeno a votare il 24 e 25. Apriti cielo. Da una parte i fedeli alla linea, dall’altra “l’eretico”. Come nel Pci degli anni ’70, quelli della creazione del gruppo del Manifesto. E allora saranno le prossime settimane a farci vedere se l’ex primo cittadino pagherà a caro prezzo i propri strali. Intanto, nei giorni scorsi, nei locali della Calabriamatik ha avuto luogo la presentazione dei candidati della lista “Grande Sud” al Senato. In testa Gianni Bilardi, capolista a palazzo Madama, e poi tutti gli altri, insieme al padrone di casa Passafaro, a Calabrese e a Sainato. Macrì, naturalmente non c’era. E non poteva essere altrimenti dopo gli strali rivolti al fedelissimo di Scopelliti. E allora Calabrese si limita a dire che “L’accordo tra il gruppo di “Leali alla Città” e quello di Raffaele Sainato è cosa fatta da tempo. Se Macrì vorrà rimanere insieme a noi, bene, altrimenti siamo tutti necessari e nessuno è indispensabile”. Quindi, c’è spazio per una considerazione finale sulla polemica relativa alla scelta delle candidature pidielline che, a detta di Francesco Macrì, avrebbero penalizzato la Locride. “Anche io – ha detto Calabrese – avrei voluto un candidato locrideo in posizione eleggibile, anche se quello che conta di più è che chi verrà eletto rivolga la propria attenzione alla Locride e poi, se proprio si vuole ragionare in termini di rappresentanza locale nelle istituzioni che contano, voglio ricordare che l’elezione di Bilardi al Senato lascerà il posto in consiglio regionale a Pietro Crinò che è primo dei non eletti nella sua lista, quindi, la Locride tornerebbe ad avere un proprio rappresentante in consiglio regionale”. Insomma, il conflitto strisciante tra fedelissimi ed eretici nel centrodestra locrese c’è tutto, tanto che è calato il gelo all’interno di una coalizione che sembrava granitica fino a pochi giorni fa. E non è solo una questione di condizioni meteo.
GIANLUCA ALBANESE