di Emanuela Alvaro (foto e video di Enzo Lacopo)
SIDERNO – Lo impone la normativa e soprattutto il periodo storico, certamente non florido, ma i tempi saranno veramente maturi per l’unione o addirittura la fusione tra Locri e Siderno e anche dei paesi limitrofi alle due realtà più grandi della Locride?
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Di questo si è discusso nel corso del convegno organizzato dal settimanale Riviera questa mattina al Centro sportivo Kampus dal titolo “Siderno – Locri, una grande città per crescere”.
Ad introdurre il tema del convegno, moderato da Rosario Condarcuri e Antonio Tassone, Francesco Carnuccio, ex sindaco di Locri, che, dal punto di vista strettamente tecnico, si è soffermato su quello che significherebbe unione o fusione in base alla legge di riferimento. Per l’ex sindaco probabilmente la scelta più giusta da cui partire sarebbe la fusione, per creare un comune nuovo più ampio e vasto, con caratteristiche di modernità ed efficienza.
Istituire nella Locride un Ente intermedio nella visione prossima che si proporrà con l’avvio della Città Metropolitana.
«Più che discutere di Locri e Siderno qui si sta discutendo di quello che sarà lo sviluppo di tutta la Locride. Tante, troppe, le opportunità che si sono perse in questi decenni, già dal 1988. Spesso causato da una debolezza politica che ha frenato delle iniziative di sviluppo come le zone franche urbane»
Lungimiranti, per l’ex presidente della Provincia di Reggio Calabria, Piero Fuda, (nella foto) gli amministratori che negli anni Sessanta parlavano di unione, ma per la quale poi nulla di concreto si è realizzato. Fuda ha parlato di quello che, ancor prima di questo passaggio si deve assolutamente realizzare: il completamento della strada statale 106; le Zes, zone economiche speciali, una in particolare si dovrebbe pensare per la Locride. «Se non abbiamo riscontri in tal senso possiamo parlare di tutte le unioni che vogliamo ma non faremo nulla».
Organizzarsi per capire come approcciarsi e non perdere anche questa opportunità, un passaggio fondamentale nel quale gli amministratore hanno un compito importante sui territori, per i quali devono capire le necessità ed indirizzare tutto affinché le stesse vengano soddisfatte.
Una complessa questione per la realizzazione della quale, in più interventi, è emerso il ruolo fondamentale e la collaborazione di una politica che in questo territorio “latita”, ancora una volta privo di una rappresentanza forte.
L’argomento sentito e dagli anni Sessanta ciclicamente riproposto ha suscitato la reazione dei parenti, la figlia e il fratello, di Domenico Baggetta, che in tanti anni di militanza politica ha sempre parlato di questa unione e dei modi per realizzarla. I parenti hanno lamentato pubblicamente il fatto di non averlo in alcun modo ricordato, nonostante il suo impegno proprio su questa questione.
Nei diversi interventi è emersa la necessità anche di far interagire una volta per tutte i cittadini di un territorio che non si sente unico, ma dove ancora si pensa e si agisce a compartimenti stagni. Lo stesso meccanismo che probabilmente ha portato all’implosione di uno strumento, l’Assemblea dei Sindaci della Locride, che di certo avrebbe quanto meno dovuto essere il punto di riferimento per il territorio, per i cittadini, per la politica.
«I politici devono avere una visione alta, dove destra e sinistra si annullano. Non ci possiamo permettere di perdere più i pochi treni rimasti. Per questo – ha spiegato l’imprenditore Michele Vumbaca – i cittadini devono essere preparati, ora non lo sono. Il passato lasciamolo stare, noi oggi con Reggio Calabria dobbiamo fare sinergia altrimenti non faremo nulla, anzi andremo se è possibile ancora più indietro».
A chiudere i lavori il sindaco di Locri, Giovanni Calabrese che ha plaudito all’iniziativa come il giorno in cui si è abbattuto un muro, si è posata la prima pietra per quella che per lui è l’unica chance di futuro per questo territori, la fusione tra Locri e Siderno, per ricominciare ad andare alla stessa velocità verso obiettivi comuni. Ha chiesto ai presenti di indirizzare da subito il lavoro, chiederà al suo consiglio comunale una sorta di investitura per avviare quanto necessario perché ciò si realizzi nell’attesa che Siderno ritorni ad essere amministrata da persone elette dalla cittadinanza.
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