di Gianluca Albanese
LOCRI – Ennesimo attentato ai mezzi di un’impresa familiare condotta da un onesto lavoratore e da suo figlio. Pochissime ore fa, nei pressi di contrada Verga (la zona dell’ospedale), ignoti hanno dato fuoco ad un mezzo meccanico (una trivella) di proprietà della Ipa di Damiano Bumbaca.
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Si tratta del terzo attentato ai danni dell’impresa che realizza pozzi artesiani: nell’aprile del 2009 diedero alle fiamme un furgone aziendale; pochi mesi fa, nel mese di agosto, furono esplosi diversi colpi di arma da fuoco contro la sua abitazione di contrada Riposo.
Oggi, poco dopo la fine della giornata di lavoro, approfittando dell’oscurità, da sempre fedele alleata dei vigliacchi, ignoti hanno collegato con una miccia una tanica di benzina alla trivella lasciata nel terreno privato in cui la ditta di Bumbaca (padre della nostra collega, nonché capogruppo in consiglio comunale Domenica) sta eseguendo i suoi lavori.
Sono stati i vicini di casa a dare l’allarme e a chiamare i vigili del fuoco, quando hanno visto le fiamme divampare nel terreno in cui era stato lasciato il mezzo meccanico.
Dopo che i pompieri hanno domato l’incendio, sono intervenuti sul posto i Carabinieri, gli stessi che stanno conducendo le indagini per l’attentato dello scorso mese di agosto, per il quale ancora non si conoscono i nomi dei responsabili.
La nostra amica e collega Domenica, raggiunta telefonicamente da Lente Locale, si è detta delusa e amareggiata.
«Sono stanca – ha detto – di questi soprusi che la mia famiglia deve subire per colpa di gente stupida, cafona e ignorante che cerca di imporre metodi di sopraffazione ai danni di un lavoratore che la mattina si alza alle 5 per portare il pane a casa, insieme a un figlio di 26 anni che s’impegna allo stesso modo. Ora basta. Non si può darla vinta a chi pensa di poter fare quello che vuole in spregio alle più elementari norme di sicurezza e legalità di chi lavora, ecco perché ci rivolgeremo molto in alto, coinvolgeremo anche il prefetto di Reggio Calabria perché la situazione è diventata insostenibile e la nostra quotidianità invivibile».
Manca ancora un movente e non è emersa pubblicamente alcuna pista investigativa, ma l’impressione diffusa tra i familiari di Damiano Bumbaca è che gli stessi vadano ricercati nell’ambiente di lavoro del settore in cui opera la Ipa.
«Ho piena fiducia nel lavoro delle forze dell’ordine – ha detto ancora Domenica – ma mi aspetto che dopo quattro mesi dall’attentato di agosto la verità venga fuori. Ho paura che gli autori di queste intimidazioni siano persone che ci conoscono e di giorno ci salutano, salvo poi compiere gesti inqualificabili del genere la notte. Ovviamente – ha concluso – daremo la massima collaborazione ai Carabinieri facendo nomi e cognomi dei sospettati, perché noi abbiamo sempre operato alla luce del sole e mio padre non ha mai interferito sull’attività lavorativa altrui, mostrando sempre un comportamento corretto ed esemplare».
Alla nostra amica e collega Domenica e a tutta la famiglia Bumbaca vanno la vicinanza e la solidarietà di tutta la nostra redazione.