di Gianluca Albanese
LOCRI – Premesso che esprimersi a giochi fatti è un esercizio relativamente facile, e che chi si mette in gioco per tentare di spendersi per il bene della propria comunità è sempre da elogiare, ma la lettura del voto amministrativo di Locri consegna due verità inoppugnabili, sulle quali vale la pena riflettere: il clamoroso “flop” della “grosse koalition” e la scomparsa della Sinistra dal consiglio comunale.
+74
Per far comprendere meglio il concetto di flop, siamo partiti da un dato numerico, che simboleggia la differenza tra i 1821 voti presi alle elezioni del 2013 dalla lista “Impegno e Trasparenza” che candidava a sindaco l’allora ex presidente del consiglio comunale Antonio Cavo e i 1895 voti presi ieri dalla lista “Scelgo Locri”, capeggiata dall’ex presidente del civico consesso con l’amministrazione Macrì Vincenzo Carabetta. Con una differenza sostanziale. “Impegno e Trasparenza” era una lista omogenea e chiaramente collocata col centrosinistra, in particolare col Pd, con l’aggiunta di alcune figure del mondo delle professioni e delle associazioni. Un centrosinistra che si ripresentava dopo le dimissioni dell’allora amministrazione Lombardo e in cui – non ci stancheremo mai di ribadirlo – solo quel Galantuomo di Antonio Cavo ci mise la faccia, unico dell’amministrazione precedente. Insomma, a quei tempi,la sconfitta era annunciata, ma bisognava comunque rappresentare degnamente quel 30% di locresi che non si riconoscevano nella lista risultata vincente. Seguirono cinque anni di opposizione attenta e rigorosa, mai urlata e forse non abbastanza apprezzata all’esterno da parte di una cittadinanza troppo spesso distratta e superficiale.
Cinque anni che i promotori della “Grosse koalition” – con le dovute eccezioni di Alfonso Passafaro, Emanuele Marando e pochi altri, avrebbero voluto cancellare con un colpo di spugna, presentando una proposta alternativa sia all’amministrazione uscente che al gruppo di opposizione, mai consultato nella lunga e defatigante fase costitutiva, se non negli ultimi giorni, quando il candidato sindaco ha proposto la candidatura – gentilmente rifiutata – a una consigliera uscente di opposizione.
Eppure, da un gruppo composto, tra gli altri, da circa otto soggetti politici cittadini, ci si aspettava di più, in termini di competitività elettorale. Invece no. I soli 74 voti in più segnano, probabilmente, un dato da non trascurare, e che si traduce in un mancato apprezzamento della “grosse koalition” che contava su tre ex sindaci, sul circolo del Pd e, almeno sulla carta, sul movimento politico “LocRinasce”.
ADDIO SINISTRA
Sia ben chiaro, Locri non è mai stato un paese di Sinistra. Semmai, la sua estrazione moderata e a tratti conservatrice è stata una costante della sua storia. Però, un momento così nero della Sinistra cittadina non lo ricordiamo mai. Il voto di ieri, infatti, ha premiato, per la lista perdente, due moderati come Michele Ratuis e Anna Garreffa e due neo consiglieri collocabili, per semplicità e bacino elettorale, a destra, ovvero Sofia Passafaro e Carlo Maria Previte. Prima dei non eletti Maria Teresa La Rosa, vicina all’ex sindaco post fascista Francesco Macrì. Per trovare un candidato di sinistra bisogna scendere fino al secondo dei non eletti, ovvero Antonio Guerrieri, la cui buona performance non è però bastata a entrare in consiglio, così come non sono bastati i 225 voti presi dalla democrat Barbara Panetta, stretta collaboratrice del capogruppo Pd in consiglio regionale Sebi Romeo, che si sarebbe speso parecchio per sostenerla.
Dunque, ferma restando la collaborazione che sicuramente ciò che resta della Sinistra locrese assicurerà ai “compagni” Carabetta, Ratuis, Garreffa, Passafaro e Previte, la sensazione è che ci si debba mettere al lavoro per poter riportare, nel giro di uno-due lustri, una rappresentanza di sinistra nelle istituzioni cittadine. Come fare? Non abbiamo la bacchetta magica e nemmeno il verbo. Ma non ci vuole molto a capire come il tessuto sociale cittadino sia privo, a oggi, di quella che si chiama “massa critica”: non c’è una consulta delle associazioni e i (pochi) soggetti politici e associativi appaiono logori e burocratizzati. E allora bisogna, a nostro modo di vedere, ripartire da un tessuto associativo che sappia conciliarsi coi valori della Sinistra, quella vera, senza compromessi e scorciatoie, certo, ma anche senza personalismi e vendette trasversali. Per la verità, i giovani di #Locri2018 sembravano aver iniziato col piede giusto, salvo poi non riuscire a costruire un percorso comune coi potenziali alleati.
E poi, un certo Pino Mammoliti aveva previsto tutto…