RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO DALLA CASA CIRCONDARIALE DI LOCRI (ph. Enzo Lacopo)
Si comunica che in data 20 luglio 2014 sua Eccellenza Mons. Francesco Oliva ha officiato una Santa Messa nella Cappella dell’Istituto Penitenziario di Locri in favore della popolazione detenuta.
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Il momento di preghiera vissuto è stato molto apprezzato da tutti i detenuti che hanno partecipato con grande commozione.
Il direttore dell’Istituto Dott.ssa Patrizia Delfino ed il Comandante del Reparto Dott. Domenico Paino hanno accolto il nuovo Vescovo della Diocesi di Locri e Gerace ringraziandolo per aver scelto un luogo di sofferenza come inizio del suo cammino episcopale, per aver voluto portare parole di speranza e di conforto alle persone detenute proprio in una giornata speciale per tutta la comunità Cristiana della Locride.
Il Vescovo ha voluto anche conoscere le attività svolte all’interno dell’istituto, dai corsi scolastici di scuole media inferiore e scuola elementare ai corsi di ceramica, refrigerazione, laboratorio teatrale, nonché la biblioteca, il laboratorio di scrittura e il giornalino, realizzato dagli stessi detenuti. Il Vescovo è stato accompagnato anche presso le lavorazioni che si svolgono presso l’istituto quali la falegnameria e l’officina fabbri, nonchè nelle aree in cui i detenuti fruiscono di opportunità di carattere sportivo, come la palestra, la socialità e il campo di calcetto e pallavolo, il cortile passeggi in cui si svolge attività motoria.
Il Vescovo ha dato un segnale molto forte di sensibilità nei confronti delle persone detenute, ma anche di attenzione e vicinanza agli operatori penitenziari che giornalmente assolvono ad un difficile compito che non è solo quello di garantire la sicurezza ma anche di agire sullo spirito delle persone detenute, per far sì che possano recuperare i valori smarriti attraverso la commissione dei reati.
La santa Messa è stata allietata dalla presenza del Coro Diocesano guidato dal Maestro Natale Femia: il canto ha reso ancora più coinvolgente il momento di preghiera.
DI SEGUITO IL TESTO INTEGRALE DELL’OMELIA DI MONS. OLIVA
Omelia nell’istituto penitenziario di Locri
20 luglio 2014
Desidero iniziare il mio cammino pastorale in questa diocesi insieme a voi. So che siamo in un luogo in cui si espiano delle pene. E quindi un luogo da cui si spera di andare via appena scontata la pena, Sono qui per manifestarvi la vicinanza del Signore e dirvi che nonostante tutto è possibile rialzarsi dopo essere caduti e riprendere il cammino
Lasciamoci accompagnare nella Riflessione dalle letture del giorno.
Mi soffermo solo sulla parabola del grano e della zizzania. E’ una parabola che infonde speranza, che ci rivela un Dio che le prova tutte sino a far convivere il buon grano con la zizzania.
Lo spazio di riferimento è un campo, che sta a significare la società, la famiglia, la chiesa, il nostro stesso cuore, tutti spazi di convivenza del buon grano e della zizzania. In noi c’è il bene ed il male nello stesso tempo. Nessuno è tutto male e nessuno è solo bene. Dio non distrugge il peccatore per non far danno al giusto. Il bene convive con il male. Anche in noi c’è bene e c’è male. La lotta tra il bene ed il male avviene ogni giorno in noi e all’esterno di noi. Il bene esalta l’uomo, il male lo distrugge. Tra il bene ed il male c’è però contrasto, non sono la stessa cosa. Il bene fa crescere, crea situazioni di vita belle, il male ostacola il progresso. Occorre riconoscere il bene che è in noi, ma anche il male fatto. Non si vive senza questo riconoscimento interiore, o peggio conservando in sé odio, spirito di vendetta. La redenzione personale è possibile, ma presuppone questo riconoscimento del male fatto, il pentimento, il proposito di non farlo più. Bisogna riconoscere che il male fatto ha causato sofferenza e dolore a tanti, spargimento di sangue e morte in taluni casi. Di tutto ciò occorre pentirsi.
Il tempo che voi trascorrete in questo luogo è tempo di ripresa. E’ un tempo di una certa durata, l’importante e’ il pieno recupero alla vita sociale. I tempi di recupero, non sempre brevi, sono tempi di silenzio ed isolamento talora, per fare spazio alla “voce interiore”, la voce della coscienza, che è Dio che parla in noi. E’ il tempo necessario per il vostro reinserimento nella società.
Avete una sfida da superare: La sfida del reinserimento sociale.
Vi porta la parola di speranza di Gesù, che ci è stata trasmessa da papa Francesco. “C’è bisogno di un percorso, di un cammino, sia all’esterno, nel carcere, nella società, sia al proprio interno, nella coscienza e nel cuore. Fare il cammino di reinserimento, che tutti dobbiamo fare. Tutti. Tutti facciamo sbagli nella vita. E tutti dobbiamo chiedere perdono di questi sbagli e fare un cammino di reinserimento, per non farne più. Alcuni fanno questa strada a casa propria, nel proprio mestiere; altri, come voi, in una casa circondariale. Ma tutti, tutti… Chi dice che non ha bisogno di fare un cammino di reinserimento è un bugiardo! Tutti sbagliamo nella vita e anche, tutti, siamo peccatori. E quando andiamo a chiedere perdono al Signore dei nostri peccati, dei nostri sbagli, Lui ci perdona sempre, non si stanca mai di perdonare. Ci dice: “Torna indietro da questa strada, perché non ti farà bene andare su questa”. E ci aiuta. E questo è il reinserimento, il cammino che tutti dobbiamo fare”.
La Chiesa invita tutti a riconoscere che c’è in noi il buon grano e la zizzania, il bene ed il male. Ci chiede di lottare sino in fondo, per vincere il male, di non perdere mai la speranza di poterlo vincere. E’ possibile la conversione, uscire fuori dalle proprie negatività, dissociarsi, desistere dalla condotta perversa. E possibile la conversione ed il perdono.
“Hai dato ai tuoi figli la buona speranza che, dopo i peccati, tu concedi il pentimento“. E’ possibile uscire dal tunnel della morte, del crimine e del peccato. Questa possibilità fa di noi degli uomini veri.