di Gianluca Albanese
LOCRI – Meno uno. Tra poco meno di 24 ore, 14 lavoratori Lsu-Lpu in servizio presso il Comune di Locri cesseranno il loro rapporto di utilizzo con l’Ente, almeno stando a quanto riportato nella delibera di giunta numero 39 dello scorso 18 marzo che ha disposto la proroga dei rapporti professionali fino a domani, 31 dicembre 2015, e nel contempo, ha invitato la Regione Calabria a farsi carico della loro situazione, rilasciando formale nulla osta al trasferimento dei 14 padri e madri di famiglia presso altro ente pubblico.
Una posizione, quella dell’esecutivo guidato da Giovanni Calabrese, che non si è spostata di un millimetro, nonostante le numerose iniziative di partiti politici (Sel e Pd in primis), del gruppo consiliare di opposizione e delle organizzazioni sindacali.
Oggi, la Regione, con la nota fotografata a corredo del pezzo, comunica la concessione di un ulteriore termine ai rapporti in essere nei Comuni e altri enti interessati, dando altresì indicazioni operative per procedere anche alla contrattualizzazione dei lavoratori non “regolarizzati” nel 2015, come, appunto, questi di Locri.
Al momento (sono le 11 di mercoledì 30 dicembre 2015) non ci sono cenni di resipiscenza o comunque di ripensamento da parte dell’amministrazione comunale che nella delibera numero 39 fa espresso riferimento “all’esubero di personale” in forza al Comune di Locri, ma che, nel contempo, ha più volte, nel corso dell’anno, terziarizzato (ovvero affidato a ditte esterne) la raccolta e lo smaltimento dei rifiuti, la pulizia delle strade e vari interventi di decoro urbano.
Insomma, nulla quaestio sulla liceità di tali scelte; semmai, si pone un problema di opportunità politica delle stesse, se è vero come è vero che i soldi per pagare ditte e cooperative esterne ci sono, mentre le risorse per assicurare una continuità occupazionale a questi lavoratori no, ma tant’è.
Tra poco più di 24 ore, a meno di clamorosi sconvolgimenti, la vita di queste lavoratrici e lavoratori cambierà: rimarranno, infatti, nel bacino regionale, in attesa di una chiamata da un altro Ente pubblico. Una vita da “riservisti”, insomma, per una vicenda che mai troverà spazio sulle cronache dei media nazionali, sempre così bulimici di eventi clamorosi a Locri e dintorni.
Una volta, nemmeno troppo tempo fa, c’erano i braccianti che la mattina presto aspettavano la chiamata dei “caporali” ai bordi della strada per poter prestare una giornata di duro lavoro nei campi; oggi “Si sollecita la Regione Calabria a voler avviare un processo virtuoso finalizzato a garantire gli stessi – i lavoratori – il cui rapporto con l’utilizzo con l’ente terminerà improrogabilmente il 31 dicembre 2015”. Segno dei tempi.
Buona fine e peggior principio.
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