di Gianluca Albanese
LOCRI – La proclamazione dello stato di agitazione degli operai della Muraca, che svolgono il servizio di gestione integrata dei rifiuti a Locri, sembra aver scoperchiato un vaso di Pandora colmo di tutta una serie di problemi che fino a ieri non erano venuti alla luce: ritardi di trimestri nel pagamento delle retribuzioni, mancato riconoscimento di indennità da lavoro notturno, inquadramento di alcuni lavoratori con contratti impropri e mancata fornitura di dispositivi di protezione individuale. È quanto ha denunciato il coordinatore provinciale del sindacato Slai Cobas Nazzareno Piperno.
Va detto che ieri la raccolta è stata regolare, in attesa dell’esito dell’avvio della procedura di conciliazione e raffreddamento, anche se in molti casi l’orario di svuotamento dei mastelli è slittato di qualche ora rispetto agli standard consueti. Ma la tensione resta altissima ed emergono singole vicende, appena accennate nella lettera dello Slai Cobas, la cui rilevanza merita un approfondimento.
Come quella del coordinatore della sicurezza per l’esecuzione dei lavori in cantiere Giuseppe Alia, conosciuto per i suoi trascorsi da calciatore e per un presente da allenatore. Un generoso combattente, dentro e fuori dal campo. Che oggi si ritrova assunto in forza alla Muraca, ma senza stipendio da 5 mesi, con tutto quello che ne consegue in termini di disagi economici e psicologici.
Con una lunga lettera indirizzata al sindaco di Locri Giovanni Calabrese e, per conoscenza, al Comune di Locri, al Nil dei Carabinieri, all’Ispettorato Nazionale del Lavoro di Reggio Calabria e alla Procura della Repubblica presso il Tribunale di Locri, Alia racconta la sua vicenda di un rapporto iniziato il 27 settembre 2019 (data d’inizio della raccolta differenziata dei rifiuti col metodo “porta a porta” a Locri) a tempo determinato con una conversione in assunzione a tempo indeterminato arrivata più di due anni dopo, a seguito di diffida inviata dal proprio legale.
Lo scorso 24 agosto firma, su invito dell’azienda e senza che gli fossero spiegati i motivi “sulla buona fede – chiarisce nella lettera – e in base agli ottimi rapporti fino a quel momento” una richiesta di aspettativa rivelatasi illeggittima e revocata dopo 13 giorni per mancanza dei requisiti contrattuali. Successivamente, l’azienda gli propone un trasferimento provvisorio sul cantiere di Bagnara Calabria, specificando che “non appena le esigenze aziendali lo avrebbero consentito sarei stato ricollocato sul cantiere di Locri, mia sede originaria di lavoro”. Alia dà la propria disponibilità, ma non viene mai più riconvocato al lavoro, nonostante la revoca dell’aspettativa, formalizzata il 6 settembre.
Attualmente attende l’esito della vertenza all’Ispettorato del lavoro di Reggio Calabria e il riscontro alla comunicazione inviata dal sindacato Slai Cobas alla Muraca, con la quale diffidava e metteva in mora l’azienda.
Dopo aver adombrato l’ipotesi di atteggiamenti mobbizzanti a suo dire perpetrati dalla Muraca, Alia conclude la lettera rivolgendosi al sindaco di Locri.
“La esorto pertanto, per quanto di sua competenza, a voler porre in essere – ha scritto – misure idonee alla pacifica risoluzione della controversia, confidando nei principi morali e di legalità che l’hanno sempre contraddistinta”.