di Antonio Baldari
Il “fatto della settimana” su cui riflettiamo quest’oggi nel Nostro Giornale è senz’alcun dubbio la pacifica protesta, nella città di Locri, degli studenti del liceo classico “Ivo Oliveti” di Locri e del liceo artistico “Pitagora” di Siderno-Locri contro il “Piano di dimensionamento scolastico” che è, quindi, sbarcato anche nella Locride; all’indomani della netta contrarietà al suddetto provvedimento del Governo centrale romano capitanato da Giorgia Meloni, recepito ed in pieno approvato dal Governo regionale calabrese guidato da Roberto Occhiuto, che è stata registrata nelle province di Catanzaro, Cosenza, Crotone e Vibo Valentia, lunedì scorso è così toccato anche alla provincia di Reggio Calabria.
Una manifestazione composta, formata da una rappresentanza delle due, succitate, istituzioni scolastiche, tanto studenti e studentesse quanto docenti, che ha registrato un suo approdo finale davanti al palazzo comunale della città di Zaleuco per un breve quanto intenso meeting tra i ragazzi, le ragazze ed i loro professori con esponenti amministrativi locresi stante la consegna di un documento ufficiale con cui si dichiara, in maniera nitida e senz’ombra di fraintendimenti, il secco “no” all’accorpamento.
Che, come si poteva distinguere su uno dei cartelloni esposti durante il corteo, come sempre senza pecche ripreso dal Nostro fotovideoreporter Enzo Lacopo, recitava in maniera più dettagliata “No ad un’unica presidenza, abbiamo perso la pazienza”, che ha per certi versi rievocato il celeberrimo striscione “E adesso…ammazzateci tutti” nell’anno dell’efferato omicidio del vicepresidente del Consiglio regionale della Calabria, Francesco Fortugno, realizzato dall’allora diciannovenne Giovanni Pecora, in un limpido atto di sfida alla ‘ndrangheta feroce e assassina, e sostenuto da tantissimi giovani.
Lungi da noi il paragonare le due situazioni che nascono da contesti e situazioni diverse, al punto che abbiamo sottolineato come “per certi versi” si sia ritornati a quel tempo, certo è che se si avesse una sensibilità diversa, nel comprensorio della Locride, si potrebbe quantomeno avere qualcosa che si avvicini a quei tempi: non ci si può arrivare posto che gli amministratori locridei dormono sonni tranquilli, beatamente assisi sui propri scranni, e poco gliene cale se le loro scuole vengono cancellate; così come gli alunni e le alunne, al pari di chi istituzionalmente li rappresenta, non sono pienamente coinvolti “perché non riguarda la mia scuola”, potrebbero dire, come in realtà dicono!, senza batter ciglio.
Ragion per cui, emulando lo striscione di diciotto anni fa innalzato per le vie cittadine locresi, si potrebbe gridare “E adesso non cancellateci tutti!” ma, di fatto, non si potranno mai e poi mai alzare i livelli vocali dei decibel perché la cosa è circoscritta e lì rimane. Con buonapace di tutti, indistintamente, ed il peccato mortale di un domani sempre più in balìa della scuola pubblica calabrese allo sbando. Come, forse, si vuole che sia?