LOCRI – Torna la stagione dei manifesti. All’indomani delle dimissioni da parte dell’esecutivo guidato da Pepè Lombardo e di gran parte del gruppo di maggioranza, Pino Mammoliti fa affiggere sui muri cittadini un durissimo scritto contro chi, come l’ex sindaco Macrì e il suo vice dell’epoca Calabrese, indica come i principali responsabili della drammatica situazione delle casse dell’Ente che ha portato alla sofferta decisione di Lombardo e i suoi. Mammoliti definisce Locri «Una città dove le maschere hanno sostituito i volti (soprattutto nel quinquennio 2006-2011), dove “la legge è uguale per tutti”, ma non tutti sono uguali davanti alla legge, soprattutto se si commettono reati contro la pubblica amministrazione». Secondo Mammoliti «Le macerie del malgoverno Macrì-Calabrese ed i falsificati bilanci comunali, lasciano trasparire la vera trama ordita dai due, intrisa di indecenza, arroganza, estraneità alla democrazia e al bene comune, caratterizzata da progettazioni affidate ai fratelli, affitti autogestiti e sprechi di ogni fatta. La coalizione creata attorno all’onorevole Lombardo – prosegue il testo del manifesto firmato da Mammoliti – ha ben compreso che nessun politico e nessun partito è oggi credibile se non mette al primo posto una drastica riduzione della immoralità della gestione istituzionale con proposte basate su sacrifici, simbolici e concreti al tempo stesso. Il commissario prefettizio dovrà adottare scelte non più differibili – esemplari e coraggiose – capaci di dimostrare ai cittadini che “non tutti gli amministratori sono uguali”». Pino Mammoliti conclude scrivendo che «Chi sarà da oggi e per i prossimi sei mesi chiamato a guidare la città, dovrà svelare tutti i gialli e tutte le ruberie di cui è intrisa la relazione Cervellini, consegnando i colpevoli alle valutazioni dell’opinione pubblica e, soprattutto della magistratura contabile e ordinaria. Solo così Locri potrà risalire la china e salvarsi, grazie ad un commissario-ragioniere anonimo, rigoroso, astemio e, possibilmente svelto nell’agire e capace di non offrire sfumature diverse rispetto alla verità storica, politica, gestionale di questi ultimi anni».
GIANLUCA ALBANESE