(ph. Enzo Lacopo)
di Francesca Cusumano
LOCRI- “Generazione giovani: dalla lettura dei dati del rapporto giovani dell’istituto Toniolo alla realtà della Locride”: è quanto è stato presentato durante il convegno di questa sera nel salone del Centro Pastorale Diocesano di Locri. Uno studio condotto per l’appunto, dall’istituto Toniolo (Ente fondatore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore), in collaborazione con l’Ipsos che, si è proposto come fine primario, l’analisi della condizione giovanile. L’iniziativa patrocinata dalla Diocesi di Locri-Gerace, dalla fondazione Cariplo e da Intesa San Paolo è stata promossa dall’equipe diocesana dell’Università Cattolica e nello specifico dalla delegata prof.ssa Maria Carmela Ferrigno (moderatrice dell’incontro) e dall’assistente diocesano don Fabrizio Infusino, con un gruppo di volontari laureati della Cattolica e residenti in Diocesi.
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Si è trattato, come premesso in apertura dei lavori dalla Ferrigno, di un’indagine condotta su un campione di 9000 giovani, tra i 18 ai 29 anni, avviata nel 2012. “Una ricerca unica” degli ultimi 10 anni se non altro per lo spessore altamente scientifico; un lavoro nato per offrire una lettura scientifica della generazione giovanile in un periodo di grandi mutamenti.
Prima di entrare nel vivo della discussione, a fare i suoi saluti il primo cittadino Calabrese che, ha ribadito come la problematica giovanile si leghi indissolubilmente al lavoro, basti pensare che la disoccupazione nel nostro territorio supera il 65%, un dato sconcertante che <<Deve farci riflettere e che dipende dalla politica. E’ giunto il momento di rimboccarci le maniche e creare delle opportunità per il futuro, invitando la politica a fare delle scelte oculate. In Calabria, per il bando regionale datato 2012, sono stati spesi 250 milioni di euro senza aver prodotto nulla per i giovani. Si spendono soldi inutilmente senza fare formazione ai giovani. Senza queste politiche, i giovani rischiano di scomparire>>.
Il sacerdote Fabrizio Infusino ha introdotto invece, alcuni aspetti salienti della sua relazione incentrata sul “Rapporto Giovani”, senza negare la complessità del tema affrontato <<Ascoltare i giovani- ha detto- diventa una via di evangelizzazione oltre che di educazione. Instaurare un rapporto di fiducia con i giovani è il tassello più importante soprattutto in qualità di educatore, è la sua più grande sfida. Come chiesa diocesana siamo convinti che la chiesa è al servizio dell’uomo>>.
Di “Transizione all’eta adulta tra relazioni familiari e relazioni sociali” ha poi preso la parola Elena Marta, docente ordinario di Psicologia sociale e di comunità dell’Università Cattolica. Nel suo intervento la docente ha spiegato che, fare ricerca equivalga a dare la possibilità di percepire nuovi stimoli per rileggere la realtà; e il rapporto giovani tende a sfatare alcune credenze e stereotipi su di loro. I dati emersi non sono stati altro che il frutto di un campione rappresentativo composto da una serie di approfondimenti, interviste individuali e di gruppo. <<L’idea di transizione- ha commentato- allude alle generazioni che non crescono da sole. Se parliamo di giovani, dobbiamo pensare a come si muovono loro e i rispettivi genitori, ovvero, attraverso una struttura intergenerazionale. La transizione non è solo affare dei giovani. Questo è l’esito di uno scambio intergenerazionale. Questa generazione ha degli ideali che sono talvolta diversi e quindi, interpretati in maniera diversa dalla generazione che li ha preceduti. Tutto ciò fa parte della crescita>>.
Dall’analisi relativa “Come i giovani descrivono le relazioni familiari” è scaturito che la famiglia (non solo quella di origine) ha un ruolo determinante. Uno dei dati più interessanti evidenziati è che i maschi comunicano con i padri più e non delle figlie femmine. I figli maschi cominciano a guardare al padre come modello identificatorio. La figura paterna ritorna ad assumere una funzione autorevole, non autoritaria. <<I giovani – ha aggiunto la docente- ritengono che la famiglia è fonte di trasmissione di valori della società in cui si vive, valori che li apprendono nel contesto familiare. La famiglia è il luogo in cui il giovane costruisce sè stesso>>. Altro dato da non sottovalutare, ha interessato il tema della fiducia ovvero quanta fiducia i giovani ripongono: ed i numeri anche in questo caso hanno parlato chiaro, percentuali elevate nei confronti della famiglia, scuola e nella figura di Papa Francesco; di tutt’altro avviso nei riguardi della chiesa, istituzioni e in politica. Ma non solo, alla domanda “Qual è il tuo punto di riferimento”?, il 5% dei giovani ha risposto di non averne alcuno << Non si può vivere- ha chiosato la Marta- se si ha il timore che l’altro non sia degno di fiducia, dobbiamo riallestire il sociale per consentire la crescita della giovane generazione. Non si può togliere ai giovani la speranza>>.
Dopo un breve dibattito, le conclusioni sono state affidate a S.E. Mons. Francesco Oliva, vescovo di Locri – Gerace che ha invitato a proseguire lo studio di ricerca (riferendola al nostro territorio) perchè, ha sottolineato <<I pregiudizi nel mondo giovanile, soprattutto da parte degli adulti sono tanti, questa ricerca ci aiuta a comprendere molti aspetti della loro vita. La nostra Locride ha delle connotazioni specifiche che devono essere conosciute e questi studi hanno la loro utilità>>. E sulla fiducia che i giovani hanno dichiarato di provare verso l’attuale figura papale (e non della chiesa), il vescovo Oliva ha parlato di un sentimento legato alla simpatia , ma anche legato al piano della coerenza morale e dell’impegno verso gli ultimi<<I giovani credono in quello che vedono e sentono. Noi adulti dovremmo ascoltarli di più, i giovani hanno molto da insegnare. In loro, riscopriamo rapporti umani autentici. Miglioriamo le nostre relazioni, diamo conto ai giovani. Conoscere il loro mondo, ci permetterà di conoscere anche il nostro>>.