(Fotogallery e Video di Enzo Lacopo)
di Francesca Cusumano
LOCRI- Una piccola antologia di documenti collettivi di quest’ultimo secolo (1916-2016), con testi a stampa, prodotti dalla Conferenza Episcopale Calabra, il tutto finalizzato sulla “necessità di purificare la pietà popolare” condannando il fenomeno mafioso-ndranghetista, che “costantemente cerca di infiltrarsi per ottenere consensi e riconoscimenti pubblici”.
E’ il senso racchiuso nel testo “La ‘ndrangheta è l’antievangelo”, curato dai sacerdoti don Filippo Curatola, dell’arcidiocesi di Reggio Calabria Bova, don Enzo Gabrieli, dell’arcidiocesi di Cosenza-Bisignano e da don Giovanni Scarpino, dell’arcidiocesi di Catanzaro-Squillace.
Edito dalla Tau Editrice, il volume voluto dai vescovi della Conferenza Episcopale Calabra (parte dalla Lettera Pastorale Collettiva per la Quaresima del 1916, fino ad arrivare agli Orientamenti Pastorali per le Chiese di Calabria del 2015), è stato presentato questa mattina nel Salone del Centro Pastorale Diocesano, dinanzi un ampio parterre di studenti e dirigenti scolastici, sacerdoti e numerose autorità civili e militari.
A presenziare al tavolo dei relatori, dopo i saluti del vescovo Francesco Oliva, anche don Enzo Gabrieli, don Bruno Cirillo, vicario episcopale per la formazione permanente del clero della diocesi di Locri-Gerace, il procuratore capo della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho e il prefetto di Reggio Calabria, Michele Di Bari.
A moderare l’incontro, padre Francesco Carlino, direttore dell’Ufficio Diocesano per la cultura, la scuola e la nuova evangelizzazione, che ha definito l’odierna iniziativa, un momento storico per la realtà della Locride, iniziativa posta in un contesto culturale in cui il fenomeno della ‘ndrangheta mostra i suoi tentacoli, una lobby pericolosissima, un male che mina la struttura della società e frena l’annuncio della Chiesa << La cultura mafiosa-ha premesso- non è determinante, l’uomo può scegliere di essere libero e noi oggi, vogliamo diffondere il messaggio che con la cultura, si può sconfiggere la mafia. I giovani rappresentano il futuro della Calabria; combattere la mafia non è un optional per la Chiesa, c’è assoluta incompatibilità tra Chiesa, Vangelo e ‘Ndrangheta>>.
Anche il vescovo Oliva, nel suo intervento introduttivo, ha chiaramente ribadito come non solo il fenomeno mafioso esiste ma altresì, mira a condizionare lo sviluppo socio-culturale del nostro territorio e dell’azione pastorale della Chiesa <<La Chiesa-ha dichiarato- non può essere indifferente, abbiamo il dovere di porci in prima fila per denunciare ingiustizie e creare giustizia sociale e politica. La ‘ndrangheta va estirpata. Le istituzioni hanno bisogno del supporto della Chiesa, senza questa azione formativa difficilmente si otterranno risultati decisivi. La gente di questo lembo della Calabria, sogna uno Stato più vicino ai suoi problemi. E l’intento di questa iniziativa, è avvicinare sempre di più le istituzioni alla nostra gente>>.
Don Enzo Gabrieli, uno dei curatori del volume, ha specificato quale è stata la “sostanza” che i vescovi hanno inteso preservare al testo, ovvero: “La ‘ndrangheta è l’antievangelo”, e il lavoro di recupero degli ultimi 100 anni, ha consentito di consolidare tale pensiero, per evitare che rimanesse solo uno slogan <<E Papa Francesco-ha ribadito don Gabrieli- l’ha gridato pubblicamente. La Chiesa calabrese grazie all’accelerata del Papa, ha indicato quale fosse il percorso. I vescovi si sono chiesti come puntare a formare le generazioni, un incarico che è stato intrapreso dai futuri sacerdoti. A distanza di un secolo, la Chiesa calabrese ha preso coscienza del fenomeno mafioso. Possiamo scardinare questa cultura con un patto con le istituzioni, per rinforzare le coscienze civili>>.
Don Bruno Cirillo intervenuto, si è soffermato su alcune affermazioni rilasciate dai vescovi nell’antologia dei documenti quali : “La ‘ndrangheta non ha nulla di cristiano”, “È contro la vita dell’uomo e della terra “, “E’ opera del male e del maligno”, passando poi ad analizzare la cosiddetta “famiglia di ‘ndrangheta”, “l’omertà” che alimenta il fenomeno mafioso, “il sangue come criterio supremo delle relazioni” <<Compito della Chiesa-ha detto-è risvegliare quelle domande che ci caratterizzano come esseri umani. La ‘ndrangheta stravolge e mortifica. La Giustizia è il primo indispensabile passaggio della Misericordia. Qui nella Locride, il processo di testimonianza del Vangelo, è all’anno zero e per questo,vorrei essere smentito con i fatti>>.
Per il procuratore della Repubblica di Reggio Calabria, Federico Cafiero De Raho, per cambiare la società, è rilevante porre alla base del proprio vivere, la consapevolezza dei principi affermati dalla nostra Costituzione <<Dobbiamo essere convinti-ha esordito- che siamo soggetti di diritto, come il diritto alla Libertà, diritto fondamentale che ci permette di muoverci in questa società secondo quello che ci sembra più giusto. Se la ‘ndrangheta esiste è perchè non si ha consapevolezza dei propri diritti. Il calabrese ha la cultura dell’antica Grecia e non della ‘ndrangheta. I riti di affiliazioni mi sembrano delle pagliacciate. Chiesa e Stato si muovono nella stessa direzione, e i documenti della raccolta, sono un formidabile insegnamento. Ciascuno deve esercitare liberamente i propri diritti come l’esercizio della nostra religiosità. Questo è uno degli obiettivi che noi, come istituzione, ci prefiggiamo>>.
Il prefetto di Reggio Calabria, Michele Di Bari, nel suo intervento conclusivo, ha concepito l’incontro odierno, una interlocuzione culturale tra Stato e Chiesa <<La nostra presenza è la testimonianza che noi, siamo al servizio del cittadino libero. I cittadini hanno il libero arbitrio di scegliere ciò che è bene e ciò che è male. Oggi, questi documenti non bastano, perchè la Chiesa non deve essere solo annuncio, deve essere una spina nel fianco della ‘ndrangheta. Il tema dominante di oggi, è il coraggio di essere ciò che si è e ciò che si deve testimoniare in ogni ambito perchè, se non invertiamo questa rotta, difficilmente il semplice annuncio potrà avere una forza di conversione. I diritti non sono mai barattabili, hanno una loro intrinseca dignità che non può essere mai svenduta. Dobbiamo creare le condizioni perchè la ‘ndrangheta non trovi consenso sociale. Il consenso sociale alimenta questo crimine nefasto; da qui, bisogna partire per un progetto di solidarietà verso chi spesso questo coraggio, non ce l’ha>>.
La Fotogallery ESCLUSIVA
VIDEO CON GLI INTERVENTI INTEGRALI DEL PROCURATORE DE RAHO E DEL PREFETTO DI BARI