di Gianluca Albanese
LOCRI – Una polemica che accende una tranquilla e sonnacchiosa domenica di inizio estate, quella innescata dal consigliere di opposizione Pino Mammoliti, il quale, senza fare riferimenti diretti a nomi o a luoghi specifici, ha inviato agli organi di stampa una nota in cui condanna un episodio verificatosi ieri mattina in una chiesa locrese. Senza attendere la pubblicazione della sua nota da parte degli organi di stampa, però, Mammoliti ha trascritto tutto nella tarda mattinata sul proprio profilo facebook, scatenando una querelle in cui, alla fine si è scoperto (per sua stessa ammissione) chi era il sacerdote che stava celebrando la messa, nel corso della quale un signore straniero è stato invitato a uscire dalla chiesa perché chiedeva l’elemosina durante la funzione religiosa.
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I FATTI
La nota di Mammoliti, cui certamente non difetta la capacità espressiva, ha un titolo che è già tutto un programma, ed è denso di allusioni alla storia di certo clero locrese e anche al presente di alcuni sacerdoti: «Dai preti papà ai preti kapò».
«Il giorno di Sant’Antonio – ha scritto Mammoliti – durante la messa delle 8 in una chiesa principale di Locri, si è verificato un episodio degno della migliore cultura nazista. Nico, un mio amico rumeno è stato forzatamente allontanato dalla Casa del Signore previa sospensione delle letture e feroce invito lanciato dal pulpito».
Mammoliti prosegue paragonando il sacerdote, nientemeno che a monsignor Marcinkus (nella foto): «Il mendicante – ha scritto Mammoliti – cercava l’elemosina mentre si celebrava messa e questo ha indisposto il recitante, che ordinava subito l’allontanamento forzato di Nico. Per molti anni ci avevano abituato a tollerare i preti papà, i preti sfruttatori di sacristi, di migranti e per altrettanti lustri, i preti play boy; tentare oggi dopo la presenza rivoluzionaria di Papa Francesco di tollerare i preti Kapò è troppo. La solidarietà, il bisogno di riconoscere nel povero Dio, aprire le porte della Chiesa soprattutto ai poveri è una pratica moto difficile da accettare da parte degli eredi della cultura di MarcinKus».
A questo punto, l’invettiva di Mammoliti si fa ancora più dura: «Potrebbero alterarsi – è scritto nella nota – gli equilibri tra i benefici ed i sacrifici che i rappresentanti nostrani di Gesù hanno così scientificamente curato negli anni senza disturbo alcuno. Alcuni di questi preti circondati da perpetue e giannizzeri vari vorrebbero escludere i poveri dalla Chiesa e precludere il diritto più alto: cercare la carità senza fare esercitare al prete il dovere primario di farla. Volevo far sapere al Vescovo Mon. Oliva quanto successo il giorno di Sant’Antonio ma in generale come si comportano alcune tuniche. Mi permetto di dire a tutti i bisognosi di pane e di Cristo di inondare le chiese di Locri cercando così di limitare le presenza dei Mercanti nel Tempio. A Sua Eccellenza Oliva di far fare ad alcuni preti 15 giorni di vita da poveri, forse così capiranno cosa soffre chi non ha niente e nessuno a cui rivolgersi. Don Andrea Gallo, Don Mazzolari, Don Milani sono per i “nostri” esempi da evitare accuratamente».
Quindi, Mammoliti chiude la nota con un messaggio da lasciare ai posteri.
«Ai miei cari l’impegno che se dovessi morire improvvisamente rifiuto che mi venga celebrata messa a Locri».
Fin qui la nota di Pino Mammoliti, nella quale, come dicevamo, si citano alcune circostanze, ma senza fare riferimenti a particolari parrocchie o sacerdoti.
Ma proprio su facebook arriva la risposta del sacerdote Giuseppe De Pace che ammette di essere lui il prete che stava celebrando la messa, ma chiarisce pure che l’invito al questuante è stato compiuto «da una parrocchiana – ha scritto De Pace – e non dal sottoscritto», che lo avrebbe invitato a chiedere l’elemosina fuori dalla chiesa.
Ne è seguita la solita sequela di commenti, con sostenitori di Mammoliti e De Pace.
Alcuni hanno pure scritto che il mendicante avrebbe comunque raccolto le offerte fuori dalla chiesa, per poi recarsi al supermercato per acquistare tre birre.
Altri, hanno colto l’occasione per esprimere giudizi poco lusinghieri sulla condotta di alcuni parroci nostrani, mentre Mammoliti ha evidenziato come nella sua nota non avesse fatto riferimenti espliciti ad alcuno e che se nessuno avesse polemizzato sui social network nessuno avrebbe scoperto in quale chiesa e durante la celebrazione di quale funzione religiosa si sono verificati i fatti appena descritti.