(foto e video di Enzo Lacopo)
di Francesca Cusumano
LOCRI – “Giornata dell’Indignazione”: è stato così definito l’ennesimo grido d’allarme lanciato dai sindaci del comprensorio locrideo, nel cosìddetto “Sanità Day, tenutosi questa mattina, nel rispetto delle norme anti-Covid, davanti Palazzo di Giustizia.
Dopo lunghi 7 anni, continua senza sosta la lotta in difesa della sanità pubblica e a favore di un ospedale funzionante, diverse infatti, le ormai note e ataviche criticità puntualmente denunciate nelle sedi competenti, senza però ottenere ancora ad oggi, concrete soluzioni che lascino intravedere un cambio di rotta. Le problematiche segnalate nel corso di questi anni ed evidenziate anche in occasione delle Assemblee dei Sindaci della Locride, possono tradursi in: nessun espletamento di concorsi per il ruolo della figura di primario, nessuna assunzione a tempo indeterminato e dunque reparti in affanno per mancanza di personale nonché 118 in estrema difficoltà per mancanza di personale e mezzi, elisoccorso mai funzionante nelle ore notturne e ancora, nessun intervento strutturale destinato al nosocomio di contrada Verga nonostante il finanziamento previsto di 15 milioni di euro; presunti casi di malasanità (20 i decessi) e verifiche Covid non autorizzate, malgrado la presenza di un laboratorio analisi ospedaliero ad hoc.
«Sono anni – ha dichiarato alla nostra testata, il sindaco di Locri e delegato alla Sanità Comitato dei Sindaci, Giovanni Calabrese – che ribadiamo per il nostro territorio, un ospedale e una sanità funzionante e soprattutto che tutta la popolazione della Locride, non venga più privata del fondamentale diritto alla salute (come sancito dalla nostra Costituzione) e considerata di serie b».
Non è un caso infatti, che nei giorni scorsi il primo cittadino, abbia presentato un esposto-denuncia al procuratore della Repubblica di Locri, Luigi D’Alessio, per rimarcare un po’ come la struttura ospedaliera continui a non erogare adeguati servizi sanitari, arrecando grave danno agli utenti e costringendo chi ha la possibilità, di emigrare altrove, non avendo altre alternative di prestazioni sanitarie pubbliche sul territorio « Tante promesse – ha tuonato Calabrese – da chi avrebbe dovuto intervenire; insieme agli altri primi cittadini, non ci stancheremo mai di richiedere soluzioni per la sanità nella Locride e continueremo come fatto in questi anni, a manifestare il nostro dissenso. Ho incontrato – ha continuato il primo cittadino di Locri – tre ministri della Repubblica, dalla Lorenzin a Grillo fino a Speranza; tante parole ma di fatto nessuna soluzione. Chi fino a questo momento ha gestito il nostro ospedale, non è stato in grado di fronteggiare questa situazione di emergenza».
Sulla mancata attivazione dei concorsi per il ruolo di primario, per il sindaco è inaccettabile quanto espresso dal direttore sanitario aziendale Antonio Bray, il quale a suo dire non si troverebbero componenti per le commissioni d’esame, perché quelli individuati temerebbero la “presenza della mafia” sul territorio «Questo – ha aggiunto Calabrese – è un fatto di inaudita gravità».
E a proposito della carenza di personale sanitario, a causa del non espletamento dei concorsi, in alcuni reparti operano cooperative di medici, il cui costo di ogni turno per ciascuno, ammonta a 760euro.
Altra perplessità riscontrata dal sindaco di Locri, l’iter dei lavori destinati alla ristrutturazione del nosocomio per il quale da oltre dieci anni, è stato stanziato un finanziamento di 15milioni di euro che anche se programmato è stato “inspiegabilmente” sospeso; stessa sorte toccata alla Casa della Salute di Siderno. «Bisogna gestire la sanità – ha detto – non per interessi politici, ma per interesse della collettività. Anche oggi chiediamo che venga utilizzato il laboratorio analisi per i tamponi, è inconcepibile che i tamponi vengano effettuati a Locri e poi processati a Reggio Calabria, il cui esito si ha se non dopo tre/quattro giorni. Continueremo ad essere insieme ai cittadini e ai sindacati compatti, per difendere e tutelare un nostro diritto, l’articolo 32 della Costituzione. La nostra lotta non si arresta, continueremo a farlo per rispetto dei cittadini. Lo Stato siamo noi, siamo qui per difendere questo popolo senza magliette politiche ma con la fascia dei sindaci».
Un pensiero quello del sindaco Calabrese, condiviso anche dagli altri primi cittadini presenti, protagonisti di anni di lotta, senza poi venirne a capo. «Chiediamo – hanno ripetuto a più riprese – l’azzeramento della gestione commissariale, la salute è un problema che riguarda tutti, non possiamo continuare a tollerare questa situazione di precarietà».
Una problematica quella della sanità, affrontata nelle diverse Assemblee dei Sindaci e che come anticipato dal presidente del comitato e sindaco di Ardore, Giuseppe Campisi, sarà inserita tra i punti all’ordine del giorno, nella prossima convocazione.
Tra i presenti anche i consiglieri regionali Raffaele Sainato e Giacomo Crinò. Il primo ha anticipato che lunedì prossimo, il direttore generale del Dipartimento tutela della salute, politiche sociali e integrazione socio sanitaria, Francesco Bevere, è stato convocato in Commissione Sanità e inoltre, saranno auditi i segretari provinciali del sindacato, i sindaci e i commissari dell’Asp di Reggio Calabria. Non ultimo, su richiesta del consigliere Sainato, sarà audito anche il prefetto Meloni (presidente della commissione Asp di Reggio Calabria) all’interno della Commissione Anti ‘Ndrangheta.
«Non è pensabile mettere la faccia – ha commentato Crinò – laddove la gestione della sanità ci è stata sottratta. Chi paga il prezzo di questa incresciosa situazione sono i cittadini non solo della Locride ma dell’intera provincia. Quello che possiamo fare, è cercare di sollecitare il superamento della condizione di commissariamento».
Scesi in piazza questa mattina, anche i rappresentanti delle sigle sindacali Cgil, Cisl e Uil, da sempre in prima linea e a fianco degli amministratori nel corso di questi anni di lotta.
«Il sindacato – ha spiegato il segretario della Uil di Reggio Calabria, Nuccio Azzarà – è da decenni che fa sentire la propria voce, il nostro impegno è a difesa dei lavoratori ma soprattutto dei cittadini. Il sit -in di oggi, non sarà l’elemento strategico fondamentale che dirimerà la problematica, però è sicuramente un momento importante che sancisce una vicinanza delle istituzioni, è davvero la “Giornata dell’Indignazione” e l’aver pensato questo sit-in in questa piazza, intitolata a Franco Fortugno, morto probabilmente per problematiche di denuncia e di attenzione sulla sanità della Locride, racchiude in sé un significato emblematico. Tante sono state le denunce presentate dal nostro sindacato nei confronti di una commissione prefettizia. Noi denunciamo oltre la deriva di un fallimento organizzativo sanitario, anche una deriva pericolosissima che attiene la tenuta della legalità all’interno della nostra struttura che continua, nonostante l’Asp sia stata sciolta per infiltrazione mafiosa. Se non mettono mano le istituzioni e i commissari prefettizi a questa piaga – ha chiosato Azzarà – a chi dovremmo votarci? Denunciare che nella sanità esiste ‘ndrangheta e massoneria non è un fatto agevole, denunciare particolari problematiche che fagocitano centinaia e centinaia di milioni di euro, è il nostro compito e continueremo a farlo».
Sui presunti casi di malasanità, che potrebbero esser addebitati alla carenza di personale, Azzarà ha sottolineato quanto dichiarato dal direttore sanitario aziendale Bray «Non è possibile – ha sostenuto il segretario della Uil – dire che non si possono espletare i concorsi per il ruolo di primario perché i componenti delle commissioni hanno paura perché c’è un interesse particolare della ‘ndrangheta. La ‘ndrangheta – ha precisato ancora Azzarà – mette i propri tentacoli dappertutto. Ciascuno deve fare il proprio dovere laddove è preposto. Il direttore sanitario Bray si assuma responsabilità precise e venga lui a presiedere le commissioni, garantendo i concorsi per primari. Altro aspetto scabroso – ha concluso Azzarà – non riuscire in piena emergenza sanitaria, a garantire ai cittadini della Locride un laboratorio analisi per eseguire i tamponi in tempi ragionevoli; qui siamo proprio al ridicolo, oltre ad essere un ridicolo criminale».
IL CASO GIUSEPPE AMANTE
A portare questa mattina la sua testimonianza, è stata Mariangela Amante, figlia di Giuseppe Amante, protagonista di un caso di malasanità.
E’ il 21 novembre 2019 quando Giuseppe Amante viene colpito da un malore, con conseguenti capogiri, nausea e vomito. Dopo esser stato visitato dalla guardia medica e dal 118, non viene condotto subito in ospedale, ma ciò avverrà due settimane dopo, esattamente al Pronto Soccorso quando gli stessi sintomi si ripresenteranno. Dopo una serie di esami e una consulenza cardiologica (su richiesta dei familiari), la diagnosi riscontratagli è stata “ipertensione essenziale”. Amante dopo quasi due giorni dalle sue dimissioni, continua ad avere gli stessi problemi e portato nuovamente in ospedale o meglio al Pronto Soccorso. E’ qui che un medico comprendendo la gravità del malessere dell’uomo (forse un’emorragia cerebrale), dispone una Tac encefalo, poi Tac total body con mezzo di contrasto; peccato che solo dopo si scoprirà che la Tac non è stata effettuata con il mezzo di contrasto come richiesto.
«E’ in ospedale – ha raccontato con la voce rotta dall’emozione la figlia di Amante – che comincia lo strazio per mio padre. La diagnosi per i medici era “un’epigastralgia influenzale”. Solo alla fine i medici comprendono che è meglio portarlo a Reggio, all’ospedale Riuniti, per un’ulteriore verifica radiologica, ma si chiama l’ambulanza in codice giallo. Secondo il parere dei medici – ha proseguito Mariangela – mio padre non aveva una patologia o esami diagnostici rilevanti da poter risultare “grave” per codice rosso».
E’ a Reggio Calabria che si scoprirà realmente di che cosa si tratta: ostruzione di un’arteria, per ischemie recenti, diagnosi che poteva essere fatta, effettuando una risonanza magnetica. Poche le possibilità oramai di sopravvivenza, visto la fase acuta dell’ischemia, tanto da determinarne purtroppo, il decesso di Giuseppe Amante.
«Se sono qua – ha detto Mariangela – è perché quanto accaduto a mio padre non possa ripetersi. Noi abbiamo denunciato e vogliamo che si facciano le giuste verifiche e chi risulterà colpevole, venga allontanato. Ancora ci sono delle indagini in corso, non sono un giudice, non voglio deporre sentenze ma una cosa è certa: le verifiche vanno fatte. Quanto successo a mio padre è un fatto gravissimo, non si può scambiare un ictus per una banale influenza. La sanità non è un optional, è un diritto».
VIDEO CON INTERVISTE AL SINDACO DI LOCRI GIOVANNI CALABRESE, AI SINDACI DEL COMPRENSORIO, AI CONSIGLIERI REGIONALI SAINATO E CRINO’, ALL’AVVOCATO PINO MAMMOLITI, AL SEGRETARIO DELLA UIL NUCCIO AZZARA’, ALLA FIGLIA DI GIUSEPPE AMANTE, AL PRES. DEL CORSECOM MARIO DIANO, AL MAGISTRATO ANGELO GIORGIANNI, AL RICERCATORE MEDICO LEGALE PASQUALE MARIO BACCO E ALL’ASSESSORE ALLA CULTURA DEL COMUNE DI PLATI’, ANNA VARACALLI.