LOCRI – “In definitiva l’Ente, A parere di chi scrive, si trova in un bivio tra dichiarare il dissesto finanziario, al fine di azzerare la situazione patologica sopra rappresentata, ovvero tentare un piano di salvataggio capace di ripristinare gli equilibri di bilancio, con interventi strutturali di riduzione della spesa corrente, incisiva lotta all’evasione dei tributi locali, vendita del patrimonio comunale disponibile, rinegoziazione dei termini di pagamento dei debiti scaduti, etc.
Ove si seguisse quest’ultima strada, però, il piano dovrà essere credibile e concretamente realizzabile in un arco temporale di breve termine, al fine di non peggiorare ulteriormente le finanze comunali”. In queste poche righe, scritte dall’ispettore ministeriale Quirino Cervellini, si compendia il senso della relazione giunta a palazzo di Città nella giornata di ieri, frutto di un lavoro di ricerca e ricognizione dei conti compiuto tra i mesi di maggio e giugno, dopo la deliberazione del consiglio comunale che lo scorso ottobre, aveva richiesto proprio l’intervento di un ispettore ministeriale per capire se quella del dissesto finanziario era l’unica via percorribile. E se la corposa relazione (circa 200 pagine in tutto) non scioglie definitivamente il dubbio, pur avendo preso in esame atti e conti relativi al quinquennio 2007-2012, di sicuro indica l’unica via percorribile: una spending review lacrime e sangue che certamente avrà gravi ripercussioni sul piano sociale e sull’erogazione dei servizi. Questo, a onor del vero, si sapeva già. Quello che invece appare con maggior chiarezza sono le singole responsabilità addebitate ai promotori di alcune iniziative politiche che non avrebbero dovuto, secondo la relazione Cervellini, essere compiute, prima tra tutte la stabilizzazione di 42 lavoratori ex Lsu-Lpu del 2009. Ma non solo. I bilanci consuntivi degli anni fino al 2010, infatti, non avrebbero, sempre secondo la relazione, fotografato la situazione reale delle casse dell’Ente, essendo gonfiati da numerosi residui attivi (in soldoni crediti da esigere) che poi sono risultati inesigibili.
I primissimi dati che emergono da una lettura iniziale della relazione sono questi e mettono sul banco degli imputati l’allora amministrazione Macrì e, in particolar modo, l’ex assessore al Bilancio Raffaele Sainato che fu anche il promotore della stabilizzazione dei 42 Lsu-Lpu. Se questo avrà delle conseguenze sul piano politico lo scopriremo nei prossimi giorni. Una cosa è certa, però, e va sottolineata per amor di verità: il lavoro dell’ispettore ministeriale ha avuto per oggetto gli atti relativi agli ultimi cinque anni. Rimarrebbe, dunque, da compiere una ricognizione a ritroso sul periodo precedente, quantomeno dal dopoguerra ad oggi per capire se e quali debiti hanno, in realtà, radici più lontane. Ma di fronte a difficoltà enormi in virtù delle quali il Comune deve scegliere se dichiarare il dissesto o tentare un disperato tentativo dell’Ente, crediamo non ci siano dubbi. E nemmeno troppa voglia di proseguire con caccia alle streghe e ricerche dei responsabili. Per il redde rationem, infatti, c’è tempo.
GIANLUCA ALBANESE