RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
Ill.mo On. le Ministro,
dopo che anche autorevoli rappresentanti delle Istituzioni quali il Vicepresidente della Commissione Parlamentare Antimafia, On. le Claudio Fava, il Sottosegretario alla Giustizia, On. le Cosimo Ferri, ed i Sindaci di Monza e di Reggio Calabria sono intervenuti, con toni piuttosto forti, a sostegno dell’iniziativa di affrontare una cosa tragicamente seria come la lotta alle mafie con la semplice affissione di cartelli stradali “anti ‘ndrangheta”, mi sono reso conto che avendo espresso un giudizio negativo sull’iniziativa, che continuo a ritenere orrendamente “leggera”, “demagogica” e “superficiale”, ho colpito molto più in alto e molto più a fondo di quanto potessi immaginare.
Credevo di aver esercitato un libero e ragionevole diritto di espressione. Ritenevo che nella mia attuale posizione di Sindaco e quindi rappresentante di una città che ha conosciuto alcuni degli episodi più drammatici legati alle guerre di mafia, di attacchi alle Istituzioni ed alla libertà di un popolo, fosse mio dovere dire a voce alta quello che la maggioranza dei suoi cittadini pensa e cioè che trent’anni di sfilate, concerti e magliette con slogan da pubblicità di automobili, parate di sconosciute – ma “finanziate” – associazioni antimafia, non hanno tolto né un uomo né un euro alle organizzazioni criminali.
Come amministratore, rappresentante eletto e uomo di un territorio che purtroppo vive in tutto il suo orrore e da sempre la protervia delle organizzazioni criminali e la scarsa incidenza dei rappresentanti politici romani, sono profondamente colpito dal fatto che un portavoce del dicastero della Giustizia, quale il sottosegretario Ferri, possa prima affermare – giustamente – che “le mafie si combattono con passi concreti” e dopo solo poche righe evocare l’immagine “ma-anchista” di non molto chiari “gesti tangibili simbolici…”.
I cartelli anti ‘ndrangheta sarebbero, sempre secondo il sottosegretario Ferri, “un monito che serve a ricordare la presenza territoriale delle cosche e la loro penetrazione capillare nonostante l’importante opera di prevenzione portata avanti dal Governo…”. I cartelli, insomma, servirebbero a sottolineare l’incapacità del Governo di arginare il fenomeno e ad esaltare la capacità di resistenza e penetrazione delle organizzazioni mafiose? Sono basito. Non sono un’autorità nel campo della guerra psicologica, ma credo che questo sia l’approccio sbagliato.
Sono anche io, per cultura, profondamente legato ai gesti simbolici. Ma quando penso a “gesti” significativi penso a quelli che comportano un rischio e rappresentano un sacrificio estremo. Penso al “gesto simbolico” di Ian Palach, che dandosi fuoco volle svegliare la cattiva coscienza degli europei che avevano abbandonato milioni di loro fratelli dell’Est sotto la violenta dittatura comunista. Penso al gesto “simbolico” dei ragazzi di Trieste che nel 1954 misero il tricolore sul balcone del Comune della loro città per testimoniare la loro volontà di restare italiani, con sei di loro uccisi dalla polizia inglese. Questi e altri “gesti simbolici”, coraggiosi, eroici, hanno cambiato la storia. Un cartello non costa nulla, mi rendo conto, e fa fare a tutti bella figura senza alcun rischio.
Se il “Ferri pensiero” trovasse utilità nella realtà, qualcuno nelle Istituzioni sarebbe autorizzato a pensare che la tragedia che sta vivendo la città di Roma, con quanto incredibilmente emerso con l’inchiesta “mafia capitale” o con la “commedia mafio-carnevalesca” del funerale del capo del clan dei Casamonica, si potrebbe risolvere con dei semplici cartelli con il divieto ai Carminati ed ai Casamonica di frequentare la Capitale d’Italia.
E’ evidente che i romani e gli italiani tutti riderebbero davanti ad una simile “genialata”.
Ma, per me, plaudire a iniziative così comode costerebbe moltissimo, in dignità, sincerità e coerenza. Locri, la mia Città, combatte quotidianamente contro le organizzazioni mafiose, rifiutando il loro controllo sul proprio territorio.
Per noi la stessa sopravvivenza del senso civico, nella nostra città, è un “gesto tangibile e simbolico”.
Noi, a Locri, di questi “gesti tangibili e simbolici”, di cui andiamo fieri, ne abbiamo dati, e Le faccio solo alcuni esempi:
a) ROCCO RISPOLI, imprenditore di Locri che ha denunciato i suoi usurai è stato equiparato dal Comune di Locri a “vittima di Mafia” ed assunto, in forma di tutela e riconoscimento, come dipendente comunale;
b) Su iniziativa del Consiglio Comunale è stata conferita l’onorificenza di “Cavaliere della Repubblica” ad alcuni Carabinieri per l’importante azione di contrasto alle cosche locali;
c) Nello scorso mese di maggio abbiamo inaugurato l’OSTELLO DELLA GIOVENTÙ, in un edificio confiscato alla ‘ndrangheta;
d) 3 MILIONI DI EURO sono stati anticipati dal Comune – e a tutt’oggi non rimborsati dal Ministero della Giustizia – per la spesa corrente dei tribunali civile e penale della Locride e dei giudici di pace;
e) è in corso di concretizzazione“l’ISOLA ECOLOGICA COMUNALE” che verrà realizzata su un vasto terreno confiscato alle organizzazioni mafiose;
f) la Polizia Municipale utilizza un’utilitaria con tanto di scritta “Bene Confiscato alla criminalità organizzata”;
g) è in fase di realizzazione la Caserma del Gruppo Guardia di Finanza su un immobile confiscato ad una delle potenti cosche cittadine;
h) è stata di recente assegnata la villa di un boss con destinazione uffici di Polizia Giudiziaria, con notevole risparmio per lo Stato sui canoni di locazione;
i) l’art. 2 dello Statuto Comunale, di recente approvazione, recita “la Città di Locri ripudia la ‘ndrangheta e disciplina la costituzione di parte civile in tutti i processi contro la ‘ndrangheta”;
j) sono stati attivati protocolli e procedure sugli appalti pubblici con l’obiettivo di contrastare possibili “appetiti” delle forze criminali;
Noi viviamo tutti i giorni onorando uomini che, con la loro stessa volontà di non piegarsi ai diktat delle organizzazioni mafiose, sono diventati essi stessi dei simboli, e come tali sono stati abbattuti. Penso a persone come Dalla Chiesa, Falcone e Borsellino. Loro facevano paura ai mafiosi. E i mafiosi, che sono un esercito che difende senza scrupoli i propri interessi, hanno colpito in loro la testa dell’aquila che poteva sconfiggerli.
Dei cartelli e dei girotondi, delle maschere di carnevale e delle chiacchiere nei talk show, chi ha il dito sul grilletto e sa di restare impunito, se la ride.
Noi uomini e donne del Sud, abbiamo perso il gusto per lo spettacolo dell’antimafia. Non ci basta più. E ci dà anche fastidio. Perché è un farsi belli sui nostri morti e sulle nostre disgrazie.
Locri ha detto no ai teatrini e ha scatenato contro di sé interventi istituzionali, accuse infamanti, mobilitazioni politiche e mediatiche. Il solo dissenso sull’affissione di un cartello ha scatenato tutto questo? Non è logico, non è ragionevole. Cosa c’è sotto dunque? Quali interessi abbiamo leso? Quale Maestà?
Forse è questo il nostro crimine? L’aver detto, finalmente, che il Re dell’antimafia è nudo?
Per questo ci siamo meritati addirittura illazioni sulla legittimità del voto espresso dai cittadini?
Perché tanto gratuito pregiudizio nei confronti di un’intera comunità che per anni ha sofferto e subito in silenzio, ed oggi con grande dignità ed orgoglio si sta risollevando.
Lei che ne ha la responsabilità istituzionale, dovrebbe informate il Suo collega di Governo che il Comune di Locri non è mai stato commissariato per Mafia, che la nostra Città non ha mai subito una tale onta.
Lei stesso, signor Ministro, per il tramite del Prefetto di Reggio Calabria, ha riconosciuto il nostro concreto impegno di ostilità alle cosche in una Città ed in un territorio difficile. Ma questo il Sottosegretario Ferri lo disconosce.
Ho invitato il consulente di marketing Klaus Davi, ideatore della campagna dei “cartelli antimafia” e invito LEI, assieme al Presidente dell’Anci Lombardia, al Sottosegretario FERRI e al Vicepresidente della Commissione Parlamentare Antimafia, On.le FAVA, e tutti coloro che hanno messo in dubbio l’onorabilità dei cittadini di Locri e della persona che hanno scelto come Sindaco, a venire qui e incontrarci di persona e dirci in faccia dove abbiamo sbagliato e come, secondo loro, dovremmo combattere in maniera più efficace le organizzazioni criminali.
La aspettiamo qui a Locri, onorevole Ministro. Ma ancora prima aspettiamo una sua parola, un suo gesto, una sua risposta, a difesa della nostra onorabilità, messa in dubbio per aver detto che la Mafia non si sconfigge con i cartelli stradali… ma con azioni concrete fatte quotidianamente.
Venendo a Locri avrà modo di conoscere il vero volto della nostra Città. Il volto di una Città segnato certamente da luttuosi e sinistri episodi, ma il volto di una Città che è uscita dal tunnel negativo in cui era stata rilegata per anni per colpa di una minoranza criminale e di forze oscure e negative che avevano avuto il sopravvento, riuscendo a mettere in ginocchio un’intera comunità davanti allo smarrimento e scoramento della politica e della città onesta e laboriosa.
Locri non vuole essere mai più ostaggio dei malavitosi.
La gente onesta non è più disponibile né a subire, né ad abbassare la testa, ed ha fiducia nello Stato, qui quotidianamente presente e rappresentato dai valorosi uomini delle Forze dell’Ordine. Forze dell’Ordine che svolgono un’attenta azione di prevenzione e vigilano con discrezione nel fare in modo che prosegua il percorso di crescita positiva per l’intera comunità locrese.
Tutto ciò si è ottenuto con il sacrificio di tante vite umane, con la reazione dello Stato e senza la presenza di cartelli stradali che oggi andrebbero a mortificare ulteriormente la nostra onesta comunità.
Questa è Locri, questo è il popolo di Locri, questa è la Città di Locri che attende un Suo qualificato segnale auspicando e desiderando una Sua visita anche in occasione della commemorazione del decimo anno dell’omicidio del Vicepresidente del Consiglio regionale, On. Franco Fortugno.
Dalla Residenza Municipale, 01 settembre 2015
Il Sindaco
Giovanni Calabrese