di Antonio Baldari
Cammina su un binario, ossia su due parallele che non si incontreranno mai, un percorso comunque “doppio” tra il nuovo che intende affermare ed il vecchio che desidera custodire consegnando in tal senso la Chiesa universale al suo successore lasciando la propria, indelebile, impronta; tale è papa Francesco in questi ultimi giorni in cui subito prima, durante e dopo Pasqua ha attirato tutti a Sé per delle iniziative piuttosto singolari che hanno sullo sfondo il prossimo conclave dal quale sarà presentato al mondo Francesco II o Colui che ascenderà al soglio di Pietro.
Intanto, hanno fatto scalpore le sue, minuziose, descrizioni relative a quelle che saranno le sue esequie, che di per se è già una notizia, di un pontefice che si preoccupa di quello che sarà il suo funerale che, nel passato, non è mai avvenuto con la stessa intensità esternata urbi et orbi; ma un motivo, ben preciso, c’è ed insiste nello stravolgimento del protocollo inerente la celebrazione del rito esequiale che, a quanto pare, conserverà molto poco rispetto alla più recente cerimonia del papa emerito, Benedetto XVI o, ancora prima, di San Giovanni Paolo II diciannove anni fa.
Tra le altre misure che l’ex cardinale Bergoglio vorrà adottare, per Sé stesso e per il futuro, c’è che al pontefice sarà reso omaggio dentro la bara, come un comunissimo mortale, e senza che rimanga esposto su catafalchi vari e per i giorni attualmente previsti; insomma, un solco nuovo entro il quale Sua Santità intende far camminare la Chiesa cristiano-cattolica in terra, liberandola da quelli che sono stati ritenuti, a Suo dire, “eccessivi orpelli”. Un modo come un altro per dare una ventata di novità, imponendo il proprio punto di vista mandando un chiaro segnale a coloro che saranno chiamati a scegliere il Suo successore nel prossimo conclave; d’altro canto, però, il Sommo pontefice desidera non scontentare troppo i cosiddetti “tradizionalisti”, quelli che in buona sostanza non lo vedono di buon occhio da undici anni, ossia dall’ormai remoto 13 marzo del 2013 in cui “un papa venuto dalla fine del mondo” ascese al soglio petrino.
Ed ecco il secondo colpo ad effetto con l’etichetta di “reato” da attribuire alla cosiddetta “maternità surrogata”, per tutte quelle donne che vorrebbero fare ricorso all’utero “in affitto” volendo gioire della maternità posto che, altrimenti, non potrebbero; in buona sostanza la via per essere madre è una ed una soltanto attraverso il convolare a giuste nozze con un uomo, o comunque vivendo una relazione, ufficiale o meno, con un uomo: se ti riesce di mettere al mondo un marmocchio bene, ok, altrimenti te la tieni per come “Madre Natura” ti ha voluta. Con tale, ultimo, assunto si può essere più o meno d’accordo considerando soprattutto il vertiginoso giro di soldi che gravita intorno a tale realtà, come si può condividere o meno il desiderio di una donna di essere madre a…compartecipazione, punti di vista più o meno condivisibili, di certo c’è che sullo sfondo si è ancora una volta assiso il capo della Chiesa cristiano-cattolica. I
n evidente stato di bipolarismo avente ad oggetto il profondo rinnovamento delle istituzioni ecclesiastiche da un lato, dando dei tangibili segni già nell’oggi, come ha del resto fatto in passato, ma dall’altro il volerla conservare nei suoi principi fondamentali, detenendo il potere e continuando a farlo. Senza troppe, deleterie, antipatie.