di Adelina B. Scorda
Due delibere per due comuni, Ardore e Bianco, uno solo l’argomento trattato, l’approvazione di un nuovo progetto per lavoratori impegnati in attività socialmente utili (Lsu e Lpu). Entrambe le delibere decretano l’utilizzo di operatori già inseriti nell’organico comunale o comunque come nel caso di Ardore già in forza al Comune alla data del 31 dicembre 2012 e comprendono, oltre alle attività riferite al sussidio base, anche quelle finanziate con gli importi integrativi.
Una decisione che parte dalla presa d’atto della nota regionale del 21 gennaio 2013 con la quale si comunicava la predisposizione per l’anno 2013 di un fondo di 31 mila euro con il quale si invitavano gli enti alla prosecuzione delle attività senza soluzione di continuità e fino a concorrenza della somma dichiarata. Inoltre, con la stessa nota, la Regione Calabria comunicava la cessazione delle convenzioni in essere e quindi la necessità di rimodularle in un unico progetto comunale l’utilizzo dei lavoratori Lpu e Lsu. Sedici i soggetti inseriti nella rimodulazione di progetto presente nella delibera del comune di Bianco e 41 quelli presenti nella delibera di Ardore per un progetto appunto che avrà scadenza il 31 dicembre di quest’anno previo trasferimento dei fondi regionali, in quanto, come si specifica nella delibera, gli oneri economici consistenti nella corresponsione del sussidio, nella misura determinata annualmente dall’Inps e dagli altri compensi previsti dalle norme regionali restano a totale carico della Regione Calabria. Entrambi i comuni hanno inteso avvalersi dell’apporto lavorativo di LPU/LSU (Bianco ha rimodulato il progetto solo per i lavoratori Lpu dei quali già dispone) assegnati, in quanto oltre ad aver acquisito e maturato nel tempo professionalità e competenze, il loro proseguo lavorativo consentirebbe di garantire e mantenere un congruo numero di servizi. Due atti deliberativi che riconoscono in pratica il ruolo importantissimo svolto dai lavoratori precari negli Enti. Spesso sono loro, praticamente senza diritti e con una retribuzione decisamente inferiore ai colleghi stabilizzati, ad assicurare servizi essenziali per la comunità cittadina. Tuttavia, fronteggiare la vacatio finanziaria creatasi nel tempo nelle casse regionali è un compito arduo e mentre il sindaco di Benestare tenta politicamente di avvicinare i piani alti della democrazia al problema calabrese, gli enti tentano la rimodulazione dei progetti sulla base delle risorse assegnate. Servono 17 milioni di euro per pagare tutti i 5.000 Lsu-Lpu occupati in Calabria e la sussistenza o meno dei fondi si potrà conoscere solo dopo l’approvazione del bilancio di previsione della Regione. Nel frattempo il modus operandi regionale non fa altro che rinviare per l’ennesima volta il problema della mancanza delle risorse economiche sufficienti per la copertura finanziaria.