Qualche settimana fa un editoriale di GianPaolo Pansa su Libero esordiva cosi “L’Italia è davvero un paese alla frutta”. L’editoriale è del 2 settembre quindi prima del terremoto della regione Lazio, ancora prima delle saette riportate sui media tra Della Vale e Marchionne. Oggi probabilmente Pansa direbbe che è l’Italia è all’ammazza caffè. Se provassimo a ragionare sulle scosse a cui il paese è sottoposto, e non mi riferisco a quelle telluriche , ma a quelle politico, economiche e sociali avremmo certo delle difficoltà a immedesimarci nei panni di Monti che tenta nel proscenio internazionale di recuperare la credibilità del sistema Italia.
Mi sovviene tal proposito un vecchio saggio di Alberto Ronchei, il quale di Craxi diceva cosi “il segretario socialista nei suoi discorsi parla di un parlamento ingessato, incapace di legiferare e di decidere , di una inflazione che divora i salari dei lavoratori , di un sistema prossimo al collasso”. Il saggio è datato 1982. Ebbene da allora tralasciando il referendum della scala mobile, abbiamo vissuto il periodo buio della finanziaria lacrime e sangue di Amato del 1992 e le susseguenti finanziarie poderose di Dini con relative riforme del sistema previdenziale. Oggi continuo ad assistere alle “lezioni” di paludati giornalisti nei migliori salotti della televisione di stato e non, che sciorinano le loro tesi che quotidianamente, almeno da vent’anni ascolto dai discorsi di mio padre che da cinquanta ripara orologi. Ho scoperto di avere un padre economista non lo sapevo, probabilmente non lo sapeva neanche lui , a meno che non abbia scoperto di essere dotato di particolari poteri di veggenza. Considerato che le stesse riflessioni le proponeva Craxi trent’anni orsono, sempre più mi convinco che di tutto oggi si ha bisogno, che di soloni e imbonitori strapagati quanto se non più di coloro che criticano, e per parlare degli italiani e agli italiani dalle tribune più disparate . Ieri sera ascoltavo Giannini vice direttore di Repubblica, che nella sua requisitoria contro Renata Polverini ha mostrato le sue profonde lacune nel distinguere una determina dirigenziale da una delibera di giunta. Lo stesso Stella, innanzi a cui mi inchino, non sembrava conoscere la differenza tra i poteri di una presidenza di assemblea e quella di una giunta. Il presidente della giunta regionale ed il presidente del consiglio regionale sono assimilabili nei poteri. secondo lui. Lo stesso Floris ha chiesto lumi e conforto ad una tributarista presente in studio, la quale ha spiegato, un po’ imbarazzata per l’ignoranza serpeggiante , ma lo ha fatto. Penso che un semplice consigliere comunale di Samo o di Bova, quest’ultimo comune non conta più di cinquecento abitanti, la conosca la differenza. Ma a nessuno di loro è riconosciuto un gettone per parlare davanti ad una telecamera. Alle ultime consultazioni amministrative del mio paese, un caro amico molto poco avvezzo alla politica, buon per lui, a cui avevo chiesto il voto mi chiese “.. ma ti candidi per assessore o per consigliere ?”. A questi livelli siamo.
PASQUALE VOZZO