DI SEGUITO L’OMELIA DEL VESCOVO FRANCESCO OLIVA
Per il secondo anno consecutivo questa ricorrenza avviene in modo dimesso a causa dell’epidemia in corso. Molti uomini e donne di ogni età sono segnati dalla sofferenza e dalla paura del contagio. Da questo luogo sacro li affidiamo alla protezione di Maria, la madre che ha conosciuto la sofferenza ai piedi della croce.
Questa terribile esperienza che stiamo vivendo ci fa molto riflettere:
a) di fronte alla gravità della pandemia ognuno deve fare la sua parte per superare la globalizzazione dell’indifferenza e dell’individualismo a vantaggio della globalizzazione della solidarietà;
b) sappiamo di navigare in un mare ove occorre remare insieme se si vuole vincere la forza delle onde contrarie. Non ci si salva da soli;
c) è finito il tempo dell’ognuno pensi a se stesso, del si salvi chi può: il bene o il male che tocca gli altri tocca anche se stessi; interessa tutti;
d) la speranza non può venir meno anche nelle situazioni più difficili: il Signore è Risorto e vive con noi. Gesù non è il mercenario che non s’importa delle pecore, è il buon pastore che dona la vita, è colui che ci considera amici e non servi. Nessuno è abbandonato al suo destino.
Per questo nella colletta abbiamo chiesto al Signore di “donarci di sperimentare in ogni momento la fecondità della Pasqua, che celebriamo nei santi misteri”.
Cosa può rappresentare per noi la ricorrenza odierna dell’anniversario della dedicazione di questo Santuario? Per chi lo frequenta è un evento di gioia e di fede, nonostante la difficoltà del momento presente. E’ una ricorrenza che ci aiuta a riscoprire il suo valore di speciale luogo di preghiera, ma anche di incontro tra coloro che cercano una Madre piena di compassione, che prende a cuore i loro problemi.
Questo nostro umile e bel Santuario attraverso la contemplazione dell’immagine sacra della Vergine dello Scoglio rafforza la nostra speranza. Ci fa sentire più forte la vicinanza di Dio ed apre il nostro cuore alla speranza. Attraverso Maria sappiamo di essere ascoltati ed esauditi nei desideri più profondi. Qui abbiamo un luogo privilegiato, dove il nostro popolo può esprimere la sua tradizione di fede mariana, di preghiera, di devozione e di affidamento alla misericordia del Padre. Qui possiamo sperimentare in modo sorprendente la vicinanza di Dio, la tenerezza della Vergine Maria e la compagnia dei Santi. Qui i pellegrini possono vivere un’esperienza di preghiera, alternata da celebrazioni liturgiche, trovare un momento di sosta, di silenzio e di contemplazione nel contesto di una vita troppo frenetica. Qui il devoto può ritrovare la necessaria forza per la propria conversione. Qui i fedeli possono invocare dal Signore ogni grazia e ringraziarlo dei benefici quotidiani, disponendosi ad essere missionari della grazia e del Vangelo, della buona notizia del Dio vicino che salva. Qui chi riceve la grazia della conversione e del perdono è chiamato ad essere araldo della misericordia di Dio. E tornando alla propria casa sa comunicare la gioia e la bellezza della grazia ricevuta.
Possa questo nostro Santuario conservare sempre la sua vocazione di luogo ove la proclamazione della Parola di Dio, la celebrazione dei Sacramenti, in particolare della Riconciliazione e dell’Eucaristia, e la testimonianza della carità esprimono il grande impegno missionario della Chiesa. Affido ai sacerdoti devoti di N.S. dello Scoglio, ai fedeli laici ed ai gruppi di preghiera il compito che investe tutta la chiesa oggi, quello di essere missionari del Vangelo, uditori e annunciatori della Parola che ravviva la certezza che Dio ci ama e in Gesù ci mostra il suo volto ricco di misericordia e perdono. Nel nostro Santuario, devono essere spalancate le porte ai malati, alle persone disabili e, soprattutto, ai poveri, agli emarginati. Sono essi il suo vero tesoro! La fede comune che ci spinge a frequentarlo susciti il desiderio di essere sempre più accoglienti, superando la paura di chi viene da lontano, del migrante e del diverso.
Il nostro santuario sia luogo di annuncio del Vangelo. Ma prima ancora sia luogo di ascolto, terreno accogliente del seme della Parola. La celebrazione odierna ci mostra due figure di donne: da una parte la donna per eccellenza, Maria, e dall’altra una nobile commerciante di porpora, di nome Lidia, originaria di Tiatira. Attraverso queste due donne riscopriamo quanto la bellezza del carisma femminile sia capace di arricchire il mondo.
Maria, la donna in movimento, si lascia guidare dallo Spirito Santo. E’ ricca di energie spirituali che la rendono apostola della carità, custode della vita. Ne è prova la fretta con cui attraversando i monti per sentieri rischiosi si reca dalla parente Elisabetta che stava per partorire. Vuole esserle vicina e prestarle gli aiuti necessari. E’ mossa dallo Spirito. Ha già detto il suo ‘si’ a Dio e porta in grembo il suo Figlio. La carità, l’amore che viene da Dio, l’ha resa dinamica e la spinge ad andare.
Maria è una donna protagonista della storia umana, come anche della storia della nostra terra. Quanti santuari! Quanta arte d’ispirazione mariana nella nostra Chiesa! Quanta devozione attorno a Lei. Quanta gente, uomini e donne, giovani ed anziani, si mettono in cammino, per godere della sua amicizia e della sua testimonianza. E attraverso di Lei ritrovano la fede che avevano perso.
Da oltre 50 anni tanti si mettono in cammino, e vengono in pellegrinaggio allo Scoglio per pregare Maria, per invocare la sua intercessione, per sentire la sua vicinanza. Qui, avvalendosi della collaborazione umana (fratel Cosimo, collaboratori laici, sacerdoti, gruppi di preghiera), questo santuario continua a scrivere una storia vera, fatta di tante piccole storie. Tanti volti sofferenti, tante storie di povertà, tante ferite vengono risanate. Qui l’umanità più debole trova la sua forza in Dio. E Maria, madre premurosa, accoglie e raduna i suoi figli, li apre all’ascolto della Parola. Qui tanti incontrano la voce dello Spirito che invita alla conversione ed alla riconciliazione. Non deve meravigliarci se qui come in tanti altri luoghi mariani, Lei si fa incontrare. Meraviglierebbe il contrario, se preferissse godersi il paradiso, la sua vicinanza con Dio, mostrandosi estranea alle preoccupazioni e sofferenze della nostra umanità. Lei invece ha fatto la scelta della prossimità: a Dio e all’uomo, alla storia del popolo d’Israele ed a quella della chiesa. Maria, donna della prossimità, continua ad essere vicina a noi e presente in questo mondo sofferente a causa della pandemia e non solo.
Come Maria un’altra donna di nome Lidia, commerciante di porpora, della città di Tiàtira, entra nella vita e nella storia delle prime comunità cristiane come prima europea a ricevere il Battesimo. Era una credente in Dio, cui il Signore aprì il cuore per aderire alle parole di Paolo. Dopo essere stata battezzata insieme alla sua famiglia, invitò a casa sua l’apostolo Paolo, dicendo: «Se mi avete giudicata fedele al Signore, venite e rimanete nella mia casa». E ci costrinse ad accettare“.
La sua casa è una casa sempre aperta, una sorta di chiesa domestica dove i cristiani di Filippi, tanto cari all’apostolo Paolo possono riunirsi in fraternità e in preghiera (Atti 16,40). Anche noi come Lidia, possiamo aprire la nostra casa alla fede ed alla preghiera. Come Lidia, seguendo Maria, possiamo divenire una comunità di fede, speranza e carità. E solo muovendoci in questa direzione possiamo considerarci veri devoti della Vergine dello Scoglio.