DAL COORDINATORE REGIONALE GIOVANI UDC CALABRIA RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO LA SEGUENTE NOTA STAMPA
Sono trascorsi poco più di 60 anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale, solo 14 dal giorno in cui il Parlamento Italiano, con la legge n. 211 del 20 Luglio, proclamava il 27 gennaio Giornata della Memoria. Eppure la tragedia che ha colpito il popolo Ebreo brucia ancora e versa come la più putrida delle ferite, emorragia del più buio dei periodi storici conosciuto per la follia umana che lo generò e guidò.
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Da allora termini come quello di Shoah, Olocausto, Deportazione, Persecuzione, Genocidio di proporzioni inaudite, sono diventati parte del nostro patrimonio lessicale quotidiano. Almeno quanto quotidiano è il rapporto con quella immane tragedia che si rivive nei racconti dei pochi sopravvissuti a cui si deve la divulgazione dei macabri particolari che portarono alla morte sei milioni di Ebrei.
La tragedia degli ebrei che spacca quasi in due il ‘900, secolo conosciuto per le grandi personalità che lo caratterizzarono, per il loro rigoroso ed autentico spessore umano come Ghandi, Madre Teresa di Calcutta, Nelson Mandela, M L. King, sembra con l’ Olocausto sovvertire le normali leggi della natura in fatto di conflitti tra i popoli, per lo più scatenati fino a quel momento dalla sola smania di conquistare nuove terre, per rimanere unico nel suo genere, assicurandogli in termini di ferocia, un primato ineguagliato nella storia di tutti i tempi quale diretto riflesso dell’ audace sogno di impadronirsi della stessa pelle di un proprio simile.
I nostri libri, le produzioni televisive e cinematografiche come ogni anno sfoderano il meglio delle loro regie, i romanzi, le numerose interviste televisive, i reportage dai luoghi dello sterminio, luoghi in cui veniva soffocato il miraggio di quel lavoro che avrebbe reso tutti liberi. Servizi che indugiano sulle rotaie di treni che per molti costituirono quell’ ultimo viaggio senza ritorno accolti da quell’ aria fetida di morte nel mentre le ciminiere raggranellavano la carne fresca con cui sarebbero state nuovamente alimentate. E sulle numerose lapidi pregne del sangue dei protagonisti di cui ospitano i tanti nomi senza un volto o i tanti volti senza nome mai più reclamati a significare la fine di ogni legame.
E ancora i racconti di saccheggi perpetrati ai danni degli ebrei, hanno scandito la nostra esistenza diventando il sogno esteriore di un pianto ed un dolore collettivo, univoco e corale senza soluzione di continuità. Questo rimane dello sterminio, il giorno della memoria, lasciato ai posteri delle epoche future quale ammonimento affinché atrocità indescrivibili come questa non si ripetano mai più, finanche nelle manifestazioni più blande.
Alla scuola, sovraccarica di per se delle numerose responsabilità di una società sempre più latitante in tanti settori, il compito far comprendere la memoria nel ricordo di tante vittime innocenti, sopratutto bambini, cui è stato negato il diritto di essere e di divenire una speranza per il mondo, prima che la mano dei carnefici li trasformasse in tappeti, saponette e moquette. Il gruppo giovanile regionale Udc, da me coordinato, dedicando questo piccolo contributo a tutte le vittime dei pregiudizi, vuole ricordare le atrocità commesse in quei tragici momenti, manifestando agli ebrei sopravvissuti grande vicinanza, anche nell’ opera di divulgazione della ferocia dell’ Olocausto contro ogni nagazionismo che lega gli increduli indissolubilmente alla loro ignoranza.
Lanciamo così un appello: a quanti leggeranno questa breve riflessione, il dovere di stringere la mano di un vicino per costruire una catena di solidarietà che conosca l’ inizio ma non la fine, questo spetta solo a noi deciderlo.