Con Riccardo la Comunicazione ha senz’altro compiuto un salto di qualità e, con lui, tutti i professionisti che agiscono su questo terreno possono senz’altro muoversi con molta scioltezza e fluidità ancorché si possa e si debba fare molto di più proprio andando all’essenza del fare informazione, perché non ci si può, così come non ci si deve, arrendere all’idea di un’informazione negativa, per la Calabria, a prescindere.
di Antonio Baldari
I primi settant’anni di “Mamma” Rai conducono dritti dritti all’informazione televisiva regionale, specificatamente quella di Calabria, stante il fatto che tanta strada c’è ancora da percorrere sotto questo profilo; è noto da tempi biblici quanto sia difficile il fare informazione in questa, strabenedetta, terra, da sempre restia nel mostrarsi per le sue cose belle. Ed anche e soprattutto nel farsi vedere per quelle meno belle, che si chiamino ‘ndrangheta, corruzione, dissesto idrogeologico, malasanità e via di queste negatività.
Quattro mesi orsono è arrivata la meritata nomina di Riccardo Giacoia quale caporedattore della TGR Calabria, una nomina meritatissima non già perché “figlio di” come in tanti sono sempre stati solerti nello specificare specificando il suo percorso di…famiglia discendendo da cotanto padre, uno dei maestri del giornalismo della Calabria moderna e contemporanea, l’indimenticato Emanuele: no, Riccardo ha dimostrato “sul campo”, come si dice in questi casi, di essere un giornalista di razza, oltreché una persona perbene.
Che non è poco di questi tempi, tutt’altro! Con Riccardo Giacoia l’Informazione regionale Calabrese ha senz’altro compiuto un salto di qualità e, con lui, tutti i professionisti che agiscono su questo terreno possono senz’altro muoversi con molta scioltezza e fluidità ancorché, come si diceva poc’anzi, si possa e si debba fare molto di più proprio andando all’essenza del fare informazione, perché non ci si può, così come non ci si deve arrendere all’idea di un’informazione negativa, per la Calabria, a prescindere.
Lo scrivevamo proprio ieri per quanto concerne il Capodanno Rai a Crotone, nel momento in cui abbiamo chiesto se è, finalmente!, finita la stagione delle lagnanze e del riscatto, da sempre appiccicate in capo alla Calabria, come se questa terra debba sempre stare lì, con il cappello in mano, a rivendicare la propria esistenza, non evidenziando quel “diritto alla normalità” che la Calabria ha come tutte le altre regioni italiane. Senza “se” e senza “ma”.
Certo, il negare che la Calabria sia collocata in una posizione scomoda sarebbe da ingenui e la Calabria di tutto ha bisogno tranne che di un’informazione che sia “ingenua”; indubbiamente le problematiche sono tante e di vario genere, da quelle politiche a quelle economiche passando per quelle culturali, per le quali, però, incide anche e soprattutto un certo modo di fare informazione: ne siamo consapevoli, e siamo ancora di più consapevoli che è del tutto vitale dare linfa altrettanto vitale ad un certo modo di informare.
Insomma, il rimarcare una Calabria positiva è condizione fondamentale per invertire il trend negativo, cambiando il modo di vedere ed il modo di pensare della Calabria, “fuori” ed in particolare “dentro” la regione affinché ci si scrolli di dosso quello che è poi tutto il male che alberga in un popolo dalle nobili origini, colpevolmente smarrite nel corso dei secoli, anche e soprattutto per un certo modo di fare informazione. Che non sia più