di Gianluca Albanese
LOCRI – Ci sia perdonato il riferimento a un termine tipico del dialetto della Calabria meridionale e della Sicilia, ma la foto, scattata in pieno centro a Roma, a due passi da Fontana di Trevi, ci sta tutta. Già, perché i rapporti non idilliaci che intercorrono tra il sindaco Giovanni Calabrese e il leader dei renziani locresi Pino Mammoliti, già noti da tempo sono sfociati – metaforicamente parlando, s’intende – in un vero e proprio match di boxe, che in almeno tre frangenti della seduta consiliare hanno trasformato la seduta consiliare in un ring.
PRIMO ROUND
Fuori i secondi e suona il gong. Mammoliti si sente come un Rocky Balboa che dopo qualche anno di inattività vuole tornare a fare a cazzotti, mentre il suo avversario, forte di un consenso elettorale trasformato in maggioranza bulgara in Consiglio, emulo del gigante russo Ivan Drago ha tanta voglia di “spiezzare in due” il suo rivale. E’ carico, il sindaco, e lo si vede fin dalle primissime battute. Presenta il nuovo segretario comunale Antonia Capria e ricorda che, fino all’elezione del nuovo presidente del civico consesso, è lui a rivestire, ad interim, il ruolo. E le prime schermaglie arrivano proprio durante la verifica dell’insussistenza di cause di ineleggibilità dei consiglieri. Come verificato dal segretario comunale, tutti hanno prodotto la relativa autocertificazione, tranne uno. Indovinate chi? Proprio lui, Mammoliti-Balboa, che viene chiamato a esprimersi in merito, dando inizio al primo vero e proprio siparietto. Mammoliti si rivolge direttamente al segretario Capria. Calabrese non ci sta e tradisce una apparente insofferenza, che col passare dei secondi diventa apparente irritazione: «Consigliere Mammoliti, come lei ben sa, si deve rivolgere al presidente». E Mammoliti: «E chi è il presidente?». Calabrese: «In questo momento è chi le parla: il sindaco». Mammoliti: «E proprio perché conosco chi è il sindaco che preferisco rivolgermi al segretario». Si esce dal cul de sac passando all’appello nominale in cui tutti si sono pronunciati per autocertificare l’assenza di cause di ineleggibilità. Alla fine Calabrese dice tra i denti: «Prendiamo atto dell’atteggiamento manifestato dal consigliere Mammoliti e andiamo avanti». Poi è tutto un fiorire di frecciate e lodi espresse dal sindaco a quasi tutta l’opposizione (in primis a Cavo) ma anche al suo predecessore Lombardo definito “avversario leale e corretto”, proprio per rimarcare la sua asserita diversità da Mammoliti e tutta una serie di battute nemmeno troppo sibilline piazzate in mezzo al discorso d’insediamento del primo cittadino che, tra l’altro, dice che «Non è più tempo di litigare in Consiglio andando dietro a personalismi e vecchie ruggini personali. I tempi impongono serietà e spirito di collaborazione per risolvere i problemi di questa città che vive il suo momento più difficile». Il gong pone fine al primo round e l’intervallo vede l’omaggio floreale dell’amministrazione. Rose rosse per le consigliere elette e per il segretario comunale, oltre che per Tilde Minasi, in prima fila tra il pubblico insieme a Candeloro Imbalzano e Walter Melcore. Manca, invece, l’ex sindaco Macri’. Dopo il discorso conciliante di Cavo Calabrese chiosa dicendo che «auspico che i lavori possano andare nella direzione da lei indicata».
SECONDO ROUND
Ancora una volta è Mammoliti a piazzare i primi colpi e riferendosi al sindaco dice che «Ascoltando le parole di chi fino ad ora ha avuto la scena vorrei dire che quello che ho ascoltato ricorda il curioso caso di Benjamin Button». Calabrese tradisce ancora una certa irritazione e lo stoppa subito. E lui: «Non c’è scampo. Mi dovrete ascoltare». E’ in corso la votazione del presidente del civico consesso. La minoranza reitera la sua richiesta di eleggere una donna, anche per l’incarico di vicepresidente e, punta, in entrambe le votazioni, sulla giovane consigliera di maggioranza Anna Baldessarro, provando a suscitare il suo imbarazzo. Calabrese incalza ancora Mammoliti: «15 secondi» e quando questi, ribadendo la necessità di votare una donna rilancia citando Nilde Jotti e Irene Pivetti, Calabrese lo stoppa definitivamente e gli dice che «può spegnere il microfono». Ma non finisce qui. Perché nella terza votazione per l’elezione del presidente, Mammoliti colpisce con una boutade delle sue dicendo di votare per Calabrese. Lieve brusio di risatine in sala e il sindaco dopo l’elezione di Maio piazza il suo colpo più potente: «Mi sa che qualcuno non ha capito la legnata elettorale, se vuole gliene daremo altre in futuro».
TERZO ROUND
Si tratta l’ultimo punto all’ordine del giorno. Il neo eletto capogruppo di maggioranza Domenica Bumbaca illustra le proposte aggiuntive rispetto alla volontà di far costituire parte civile il Comune in tutti i processi per reati consumati contro le donne nel territorio cittadino, mostrando anche la maglietta della campagna promossa da Marcello e Carmen Attisano intitolata “Stop al femminicidio”. Anche in questo caso è Mammoliti ad attaccare per primo. «La proposta formulata dal gruppo di maggioranza trova la più larga adesione e chiedo di coinvolgere pure il consultorio familiare». Ma è poco più che un pretesto per riprendere un filo interrotto durante il primo round. «Quindi – ha proseguito – a proposito di varie ed eventuali dico al signor Presidente, signor vicesindaco e signori consiglieri – evita volutamente di rivolgersi al sindaco, come a sminuirne l’importanza – che mi è sembrato di rivivere la storia di quel bambino che è nato a settanta anni ed è tornato indietro. Troppa retorica e ipocrisia nei melensi atteggiamenti mostrati nei confronti dell’ex sindaco Lombardo. La dinamica dell’elezione del presidente e del suo vice sono state tendenzialmente misogine. Colgo un ritorno al passato. È talmente ovvio – ha aggiunto – dire in questi casi che ci dobbiamo impegnare tutti per il bene comune. Dobbiamo piuttosto far regredire l’atteggiamento di chi si preoccupa se il consigliere Mammoliti fa polemica e trasformare in atti concreti l’esposizione di vicinanza di personalità di Provincia e Regione sfoggiata in campagna elettorale da parte di chi ha poi vinto le elezioni con largo margine. Scopelliti – ha detto Mammoliti – deve saperci dire cosa vorrà fare su temi come sanità, rifiuti, e il mio amico Raffa dovrà dirci come intenderà agire sull’arteria Locri-Siderno che deve connettersi alla statale 106. Altro che le letterine a babbo natale». Chiude con due colpi sotto la cintola. Il primo si riferisce al procedimento penale per furto d’acqua nell’immobile che ospita il call center e il secondo all’assenza, in aula, dell’ex sindaco Francesco Macrì. «Io non voglio esercitare – ha concluso Mammoliti – solo un’azione di disturbo e segnalo al segretario comunale, alla quale chiedo di verbalizzare, il numero di procedimento penale 1061/2013 della procura generale della Repubblica. Rivolgo io un saluto all’ex primo cittadino e attuale padre nobile del centrodestra locrese Macri visto che voi lo avete dimenticato».
L’ARBITER
Se nessuno dei contendenti sferra il colpo definitivo del KO (nemmeno del KO tecnico) è merito soprattutto di Alfonso Passafaro, che si alza, interviene e getta acqua sul fuoco delle polemiche, forte della solida amicizia politica e personale con Calabrese e degli antichi buoni rapporti con Mammoliti, al quale ha ricordato che «Quando studiavi a Urbino e io ero diretto al Nord mi fermavo sempre a salutarti». Il leader del Club della Libertà ha detto a chiare lettere che «I giudizi definitivi li darà il popolo locrese al termine del nostro mandato. Il primo verdetto è stato dato alle elezioni. Noi stiamo dando il massimo per il bene della città. Non è il caso adesso di fare speculazione politica come nel caso della elezione del presidente e del suo vice quando avete fatto un nome avanti in maniera inutile. La politica sana e’ quella che facciamo noi che in due ore abbiamo fatto più di quello che i nostri predecessori hanno fatto in mesi». Quindi, rivolgendosi direttamente a Mammoliti ha aggiunto che «Devi accettare la sconfitta e hai tutto il diritto di stimolarci per fare meglio ma sempre mettendo al primo posto il bene di Locri. Ho visto stasera la disponibilità in tal senso di Cavo e spero anche la tua. Facciamo insieme il bene di Locri perché noi siamo un pullman con il motore di una Ferrari: dobbiamo andare tutti insieme verso la direzione giusta e saremo noi ad assicurare la velocità che serve in questi casi».
E se a fine seduta alcuni “secondi” di Calabrese gli suggeriscono in separata sede maggiore nonchalance in vista dei presumibili attacchi futuri del suo rivale, gli altri consiglieri di opposizione si mantengono sornioni, specie Cavo che alla fine sale in cattedra aiutando il presidente Maio a superare l’impasse sull’ultimo punto all’ordine del giorno.