di Margherita Catanzariti
Il mio nome è Maria. Di secondi nomi ne ho un paio: Addolorata, Assunta e, ovviamente, Immacolata Concetta. Per gli amici, Cetti. Se avessi amici, certo. Ma non ne ho. Quindi chiamatemi Maria.
Vivo nella non meglio specificata Locride, Italia, e sono una donna non libera e non lavoratrice. Certo se fossi nata altrove, tipo su nel mitico Nord, la mia vita sarebbe stata diversa. Innanzitutto il nome: sicuramente avrei avuto uno di quei nomi moderni che finiscono con la ipsilon o magari mi sarebbe piaciuto avere il nome di un fiore, tipo Iris o Viola, ma anche Margherita non sarebbe stato male. Poi magari avrei anche potuto continuare gli studi, senza fermarmi alla terza media. Magari mi sarei potuta laureare, perché no, con il massimo dei voti e coltivare la passione che ho sempre avuto di scrivere. Diventare giornalista e poi un giorno, voglio esagerare, scrivere addirittura un romanzo.
Ah, se vivessi al Nord…!
Invece, ahimè, vivo qui nella Locride, insieme a tante altre donne non libere, non lavoratrici perché non necessario, che vestono sempre di nero e che non girano mai per strada da sole perché non sta bene.
Ma va bene lo stesso. Ho quasi venti anni e tra un po’ mi sposo. Lui non è che lo conosca poi così bene. L’ho visto la prima volta alla festa della Madonna di Polsi lo scorso anno. Lui era lì per una riunione d’affari e io per un voto di castità alla Madonna. Dopo qualche mese, è venuto con lo zio a casa mia a parlare con mio padre. Il suo di padre è al momento non reperibile, lui si che è al nord. San Vittore, 41 bis. Ma ci manda sempre le cartoline.
Ah, se fossi vissuta al Nord, magari avrei conosciuto un altro ragazzo. Magari uno di quegli artisti o scrittori pieni di idee strane e gioia di vivere e sarei potuta partire con lui per mille viaggi intorno al mondo.
Invece mi è toccato Sebastiano, che tutt’al più mi porterà a Messina per la prima notte di nozze.
Perché qui da noi, nella non meglio specificata Locride, funziona ancora così, che credete? Siamo donne con i piedi per terra, noi.
Il lavoro? L’unico lavoro che conosco è badare alla casa, aiutare mia madre in cucina e prendermi cura dei miei cinque fratelli. A proposito, ora scusatemi, ma devo finire di impastare il pane, perché stasera abbiamo tipo sessanta persone a cena e la capra è in cottura da stamattina. Finito l’impasto, devo andare al mercato per la spesa, non senza prima aver indossato il velo nero.
Come dite? Perché vesto di nero? Beh, mia zia è morta da poco, cioè in realtà è morta nel 2009, ma il lutto qui da noi, nella non meglio specificata Locride, è una cosa seria.
Certo, se vivessi al Nord, magari potrei uscire con uno di quei pantaloncini di jeans cortissimi e sdruciti e una di quelle t-shirt con le scritte simpatiche. E poi magari uscire con gli amici, andare al cinema o al teatro o agli eventi culturali, tipo le presentazioni dei libri che mi piacciono tanto.
Tutte cose che sicuramente può fare quella giornalista che ho visto ieri al tg1, quella brava e bella, Felicita Pistilli. Lei si che è una donna moderna e in gamba. Ha fatto un bel servizio proprio su noi donne della non meglio specificata Locride. Completo, obiettivo, realistico al massimo. Ha dato voce a più opinioni, ha scelto immagini perfette e luoghi meravigliosi, ha intervistato la gente giusta, senza abbandonarsi né a facili cliché né a scontati luoghi comuni.
La quinta essenza del giornalismo, quello che consente al fruitore della notizia di potersi fare un’idea esaustiva e completa della realtà che lo circonda. Non capisco perché la gente possa pensare che il giornalismo in Italia sia nei guai. E’ tutto cosi chiaro e limpido. Cristallino.
Se non fossi nata nella non meglio specificata Locride, magari ora sarei come lei. Bella, brava, libera e lavoratrice.
Ah, se vivessi io al Nord e lei nella non meglio specificata Locride…!
La vedrei bene davanti al calderone delle frittole a febbraio.
E poi conosco un paio di sue colleghe qui, mai al suo livello ovviamente, che sarebbero felici di incontrarla e che potrebbero insegnarle un paio di succulente ricette. Con lei come ingrediente segreto, però.
Ciao Felicita, continua così. Sei tutte noi.