di Carabinieri-Gruppo di Locri
Nella giornata di ieri i Carabinieri della Stazione di Locri hanno arrestato, in esecuzione dell’ordine di applicazione di misura cautelare della custodia in carcere, emesso dalla dottoressa Caterina Capitò, Giudice per le Indagini Preliminari del Tribunale di Locri, Macrì Domenico, 30enne di Marina di Gioiosa Jonica, responsabile dei reati di atti persecutori, sequestro di persona aggravato e violazione delle prescrizioni inerenti la sorveglianza speciale di Pubblica Sicurezza con obbligo di soggiorno nel comune di residenza.
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In particolare, i ripetuti interventi dei militari dell’Arma presso l’abitazione della moglie separata del Macrì, nel frattempo trasferitasi a Locri, hanno consentito, oltre che evitare conseguenze più gravi per la vittima, di accertare non solo le ripetute violazioni alle prescrizioni cui il sorvegliato speciale era sottoposto, che tra l’altro gli imponevano di non lasciare il comune di residenza, ma soprattutto il protratto stato d’ansia vissuto dalla donna, da troppo tempo costretta a sopportare le angherie e le continue violenze avvenute tra le mura domestiche, caratterizzate da continue condotte minacciose, umilianti e vessatorie (già nel 2010 fu condannato per maltrattamenti in famiglia e, nel solo ultimo anno, è stato denunciato dalla ex moglie ben 4 volte). Tra le condotte contestate vi sono anche pesanti offese e minacce rivolte anche contro l’attuale compagno della donna, nonché l’aver postato su un noto social network un annuncio molto equivoco e offensivo nei confronti della ex consorte.
Nel corso delle indagini, coordinate dal Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Locri, dottoressa Rosanna Sgueglia, è emerso inoltre che, nel febbraio 2014, l’uomo, al fine di impedire alla propria moglie di allontanarsi da casa, l’avrebbe segregata per diverse ore nella camera da letto all’interno della propria abitazione.
L’arrestato – che, tra l’altro, proprio l’altro ieri era stato condotto ai domiciliari dall’Arma di Roccella Jonica a seguito dell’udienza di convalida del suo arresto operato nella serata del 23 scorso per violazione degli obblighi della sorveglianza speciale di pubblica sicurezza – espletate le formalità di rito, è stato ristretto presso la Casa Circondariale di Locri, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria mandante.
Se da una parte sono in diminuzione gli interventi dei Carabinieri del Gruppo di Locri per liti in famiglia, per vari tipi di maltrattamenti e atti persecutori, spesso commessi anche in presenza di minori [nel 2013, sul numero di pronto intervento 112 attestato presso la locale Centrale Operativa (che serve le Compagnie di Locri, Bianco e Roccella Jonica) sono pervenute 268 telefonate con cui è stato chiesto l’intervento dell’Arma per dirimere dissidi familiari, 219 nel 2014, 56 nei primi sei mesi del 2015], in controtendenza, invece, sono i dati relativi alle denunce e agli arresti per tali reati: infatti, quello della violenza di genere e “intrafamiliare” è un problema che sta emergendo anche nella Locride. Nella stragrande maggioranza dei casi vittime sono le donne (in tale ambito, eclatanti sono stati gli omicidi della 41enne badante ucraina Tatiana Kuropiatnicova, commesso il 15 settembre 2013, e della giovane Mary Cirillo, commesso a Monasterace nel pomeriggio del 18 agosto 2014 – in entrambe le circostanze, i relativi, presunti autori sono stati assicurati alla Giustizia dai Carabinieri), donne che ora, sempre più numerose, trovano il coraggio di denunciare all’Arma le troppe angherie subite. In questo contesto, i dati registrati dai Carabinieri delle Compagnie di Roccella Jonica, Locri e Bianco sono in netto aumento: questo significativo “cambiamento di rotta” è sintomatico della volontà delle donne, vittime di violenza, di ribellarsi alla condizione di assoggettamento cui sono sottoposte. In particolare, nell’anno 2013, i Carabinieri del Gruppo di Locri hanno eseguito 2 arresti per il reato di maltrattamenti in famiglia (di cui uno in flagranza di reato ed uno su provvedimento restrittivo dell’Autorità Giudiziaria), nonché cinque arresti per atti persecutori, ovvero lo “stalking” (uno in flagranza di reato e i restanti a seguito di emissione di misura cautelare), con cinque deferiti a piede libero per maltrattamenti e quattro per atti persecutori; mentre, nel 2014, sono stati effettuati 8 arresti per maltrattamenti in famiglia (di cui cinque in flagranza di reato e tre in esecuzione di misura cautelare) e tre arresti per atti persecutori (di cui uno su provvedimento dell’Autorità Giudiziaria) con 6 persone denunciate in stato di libertà per il reato di maltrattamenti in famiglia e 11 per atti persecutori. Inoltre, nell’anno 2013, sono state notificate cinque misure cautelari del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa ex art. 282 ter c.p.p. (di cui due per il reato di maltrattamenti e tre per “stalking”) e quattro nel 2014 (di cui tre per il reato di atti persecutori ed uno per maltrattamenti in famiglia), nonché applicata, in via preventiva, la misura di sicurezza del ricovero in casa di cura e custodia nei confronti di un soggetto straniero resosi responsabile del reato di atti persecutori. Quest’ultima misura ha già registrato 2 episodi nei primi sei mesi dell’anno in corso, periodo durante il quale, oltre alla notifica di una misura cautelare del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa ex art. 282 ter c.p.p. per il reato “stalking”, sono state anche arrestate 3 persone per maltrattamenti in famiglia e 9 sono state denunciate per lo stesso reato.
Importanti, in tale ottica, sono state le modifiche introdotte dalla Legge 15 ottobre 2013, n. 119, recante “disposizioni urgenti in materia di sicurezza e per il contrasto della violenza di genere”, che hanno fornito quel quid pluris al sistema di protezione alle donne prevedendo, al di là dell’inasprimento delle pene di 1/3 [se alla violenza assiste un minore e/o se la vittima è in stato di gravidanza e/o se la violenza è commessa dal coniuge (anche se separato) e dal compagno (anche se non convivente)], l’“arresto obbligatorio” in caso di flagranza per reati di maltrattamento familiare e “stalking”, l’“allontanamento del coniuge violento dalla casa familiare” (che potrà essere controllato anche attraverso il braccialetto elettronico), l’“irrevocabilità” della querela per violenza e maltrattamenti (sottraendo, di fatto, la vittima dal rischio di una nuova intimidazione tendente a fargliela ritirare) e il “patrocinio legale gratuito” per le vittime che non si possono permettere un avvocato. I dati sopra riportati riflettono, dunque, il grande impegno assunto dall’Arma, nonché l’attenzione che l’Istituzione pone alla problematica, soprattutto sotto il profilo della gestione del primo intervento: difatti, la capacità di interagire con le vittime, l’essere resi edotti dell’esistenza di appositi Centri Anti-Violenza, la consapevolezza della vicinanza della Stazione Carabinieri, sono tutti fattori importanti che servono a prevenire, e al contempo reprimere, l’escalation della violenza domestica-relazionale cui sovente sono coinvolte le donne, con la speranza che i reati più efferati di cui esse sono state recentemente vittime possano finalmente smuovere le coscienze e far trovare più coraggio per denunciare quanto patito, nonché far loro comprendere che quel partner che ora è il protagonista negativo dell’orrore che vivono non potrà più tornare a essere quello che un tempo le aveva fatte innamorare.