di Antonio Baldari
SAN LUCA – Mini pellegrinaggio di docenti e personale scolastico al santuario mariano di San Luca, guidato dalla dirigente scolastica Maria Giuliana Fiasché: 《E’ questo un luogo che merita molto di più hanno commentato all’unisono i partecipanti alla giornata che ha visto il rientro della statua lignea dal trasferimento temporaneo in quel di Bagnara Calabra.
L’istituto comprensivo “Marina di Gioiosa-Mammola” non sa a che santo votarsi, o, per meglio dire, ha scelto di affidarsi alla Madonna della Montagna di Polsi, a Cui ha inteso rendere omaggio con un mini-pellegrinaggio che ha avuto luogo domenica scorsa, 18 giugno, con un discreto numero fra docenti, collaboratori scolastici e, in alcuni casi, con marito o moglie al seguito e con o senza prole: insomma, un variegato caleidoscopio di colori, sorrisi, baci e abbracci, il tutto aperto dal faro illuminante la realtà di studio gioiosana-mammolese, che altri non è se non il dirigente scolastico Maria Giuliana Fiaschè. Che, di buona lena, dopo la recita di una corale “Ave Maria” e la trepidante voce unanime del classico “Viva Maria”, si è diretta verso il rinomato santuario mariano di San Luca, ahinoi ben noto alle cronache per altri fatti, o misfatti che dir si voglia, “Ma che se viene visto con gli occhi della fede assume tutt’altra connotazione – era il commento a margine della partenza verso Polsi – un luogo a cui attingere con gioia e nella gioia della partecipazione comune”; e così è stato quando il sole cominciava a farsi sentire minaccioso con i suoi raggi più roventi ma, tutto sommato, gradevoli stante l’attesa di lasciarsi accarezzare dal caldo abbraccio solare, anche arrivati a Pietracappa, presente il monolite più alto d’Europa svettante coi suoi 140 metri e posto lì, al di sopra del borgo paese di Natile superiore nonché nel cuore del parco nazionale dell’Aspromonte, a cui i viandanti non hanno resistito per il classico selfie e/o foto di gruppo.
Da tramandare ai posteri possibilmente senza “ardua sentenza” (erano pur sempre le dieci del mattino di domenica, e che diamine!), e senza ‘Ntonella giacché ad oggi “non c’è cchjù coviddi”, così come da rinviare ai futuri pargoli era il viaggio che si snodava all’interno di San Luca, già a quell’ora agghindato a festa per il rientro della statua lignea della Madonna della Montagna da Bagnara Calabra, in fervente preparazione per accogliere come si conviene la Madre del Signore; d’un tratto, e dopo avere strizzato l’occhio alle stradine calpestate da Corrado Alvaro, il tragitto è stato del tutto deglutito dalla fiorente e fiera boscaglia, con pini e querce a farla da padrone e da guardie del corpo in così ampia vallata, quella del Bonamico, da cui ad un tratto è spuntato uno scoiattolo, zigzagante da chissà dove e verso quale meta: la frescura si lasciava gradire oltremodo, anche a maniche corte ma con la crescente voglia di Lei.
“Ma ci vuole ancora molto per il santuario della Madonna?” – chiedeva il più imberbe della truppa, in evidente stato precomatoso allo stomaco, giacché quasi del tutto vuoto, con i “grandi” che però non erano da meno, e con quella corsa verso il basso da far trattenere il fiato e stropicciare gli occhi per quegli strapiombi da evitare assolutamente, allo sguardo ed in ogni senso; poco dopo il mezzodì si intravedeva ancora più in basso il santuario di Maria Santissima della Montagna e tutto ciò che gravita intorno ad esso: risalivano diversi pellegrini che avevano già riempito il proprio cuore della Vergine Madre, al contrario si scendeva di più ed ancora di più. Non prendendo più alcun telefono cellulare e soprattutto la paura di cadere che, al contrario, era voglia di volare verso di Lei che, eccola lì!, troneggiava in alto sull’altare maggiore dopo aver varcato la soglia d’entrata ed aver guardato un po’ a destra ed un po’ a sinistra: era, così come realmente è!, bella, indescrivibilmente bellissima la Madonna della Montagna, in pietra, seriosa come una veneranda matrona, “dal viso popolano” diceva il prof accompagnatore rendendo più umana, come realmente è, la Madre del Signore. Con il Divin Bambino alla Sua sinistra e più austero, con il cuore in bella evidenza sul petto. Attimi di preghiera, di silenzio, tutto si annullava in quegli istanti in cui sciamava il gruppo della “Madonna della Montagna” proveniente da Cittanova, nella Piana di Gioia Tauro, in orante atteggiamento; tutto si lasciava guardare con l’infinito che era finito nello spazio e nel tempo di ognuno che si affidava a Lei, alla Signora dei Monti. “Ma è bellissimo qui, davvero molto bello, meriterebbe molto di più nell’essere valorizzato anche e soprattutto per le vie di comunicazione a dir poco…scomunicanti!”, nel senso più stretto del non comunicare o comunicare a singhiozzo, stando con il patema d’animo se ce la fai o anche no. Ma tant’è!
La Politica, così come anche e soprattutto la diocesi di Locri-Gerace, ha fatto la propria parte, si attende fiduciosi e speranzosi di potere avere un futuro migliore, per il resto i pellegrini gioiosano-mammolesi si sono riavuti dopo il pranzo, con un buon bicchiere di vino ed un’ottima tazzina di caffè, per poi risalire in fretta non desiderando rimanere invischiati nel festante traffico del rientro della “Madonna del Borgo”.
E invece no, il rientro è stato da…Confronta, si oserebbe dire, con i pellegrini del comprensivo che entravano in San Luca variopinta e rumorosa per la Mamma di Gesù che, in quei momenti, veniva poggiata sul palco per la celebrazione della Santa messa presieduta da monsignor Francesco Oliva, vescovo diocesano di Locri-Gerace, concelebrata ed anche allietata dal canto del Coro della Locride: “Bona venuta, bona sira!”, si scioglieva la melodia intonata a più voci ed indirizzata alla Madonna della Montagna, nel mentre i pellegrini raggiungevano ognuno le proprie case, la propria quotidiana esistenza. Che non era più la stessa dopo Polsi, nella gioia e nel vissuto gioiosamente condiviso.