di Gianluca Albanese
MARINA DI GIOIOSA IONICA – Cosa abbia indotto il Presidente della Repubblica a decretare, su proposta del Ministro dell’Interno e a seguito della deliberazione del Consiglio dei Ministri, lo scioglimento del consiglio comunale di Marina di Gioiosa Ionica, non è dato saperlo.
Almeno per ora. Dovremo attendere, infatti, la pubblicazione del decreto di scioglimento sulla Gazzetta Ufficiale per conoscere i contenuti della proposta del Ministro dell’Interno (nella fattispecie il reggino Marco Minniti) e la relazione presentata dal Prefetto di Reggio Calabria Michele Di Bari.
«Nella proposta di scioglimento – recita il sito www.altalex.com, che spiega i contenuti dell’articolo 143 del Testo Unico sugli Enti Locali – sono indicati in modo analitico le anomalie riscontrate ed i provvedimenti necessari per rimuovere tempestivamente gli effetti più gravi e pregiudizievoli per l’interesse pubblico; la proposta indica, altresì, gli amministratori ritenuti responsabili delle condotte che hanno dato causa allo scioglimento. Lo scioglimento del consiglio comunale comporta la cessazione dalla carica di consigliere, di sindaco, di componente della giunta e di ogni altro incarico comunque connesso alle cariche ricoperte, anche se diversamente disposto dalle leggi vigenti in materia di ordinamento e funzionamento degli organi predetti».
Insomma, tra qualche tempo sapremo di chi è la colpa di un provvedimento che «può essere disposto “quando emergono concreti, univoci e rilevanti elementi su collegamenti diretti o indiretti con la criminalità organizzata di tipo mafioso o similare degli amministratori, ovvero su forme di condizionamento degli stessi, tali da determinare un’alterazione del procedimento di formazione della volontà degli organi elettivi ed amministrativi e da compromettere il buon andamento o l’imparzialità delle amministrazioni comunali, nonché il regolare funzionamento dei servizi ad esse affidati, ovvero che risultino tali da arrecare grave e perdurante pregiudizio per lo stato della sicurezza pubblica”. Tali elementi possono essere riferiti anche al segretario comunale, al direttore generale, ai dirigenti ed ai dipendenti dell’ente».
Insomma, prima di mettere alla gogna chi è stato eletto con una maggioranza schiacciante appena quattro anni fa, forse è il caso di aspettare di conoscere nel dettaglio le ragioni del provvedimento.
Ci sono, però, degli elementi oggettivi, su cui vale la pena compiere un supplemento di riflessione.
Già, perché sempre il sito di altalex.com informa che «Gli elementi che giustificano lo scioglimento dei consigli comunali devono essere tali da rendere plausibile il condizionamento degli amministratori “pur quando il valore indiziario dei dati non sia sufficiente per l’avvio dell’azione penale, essendo asse portante della valutazione di scioglimento, da un lato, la accertata o notoria diffusione sul territorio della criminalità organizzata e, dall’altro, le precarie condizioni di funzionalità dell’ente in conseguenza del condizionamento criminale”. Il compimento, da parte dell’amministrazione comunale, di atti illegittimi non è sufficiente a determinare lo scioglimento dell’ente in quanto “è necessario un quid pluris, consistente in una condotta, attiva od omissiva, condizionata dalla criminalità anche se subita, riscontrata dall’amministrazione competente con discrezionalità ampia, ma non disancorata da situazioni di fatto suffragate da obbiettive risultanze che rendano attendibili le ipotesi di collusione, così da rendere pregiudizievole per i legittimi interessi della comunità locale il permanere alla sua guida degli organi elettivi” (C. Stato, VI, 24 aprile 2009, n. 2615; 6 aprile 2005, n. 1573)».
Quando basta a prevenire ogni forma di speculazione politica che dovesse tentare qualcuno.
Ma torniamo alla parte sottolineata in neretto, del testo di altalex.com.
Recita, infatti, che è sufficiente «la accertata o notoria diffusione sul territorio della criminalità organizzata» e su questo non ci piove, visto lo spessore criminale delle cosche di ‘ndrangheta operanti a Marina di Gioiosa Ionica.
E’ sulle eventuali «Precarie condizioni di funzionalità dell’ente in conseguenza del condizionamento criminale» che forse è necessario saperne di più, visto che da quello che abbiamo seguito in questi anni, non ci sembra che il Comune di Marina di Gioiosa fosse vittima, in maniera particolare, e più di ogni altro comune, delle «Precarie condizioni di funzionalità dell’ente in conseguenza del condizionamento criminale».
Proprio così: il sindaco, la giunta e il consiglio comunale hanno dovuto affrontare, in questi quattro anni, i problemi tipici di ogni organo elettivo: lotta all’evasione tributaria, una politica fiscale tesa a prevenire il dissesto finanziario dell’Ente, progressiva riduzione della finanza trasferita dal Governo centrale che ha ridotto all’osso le risorse necessarie ad assicurare i servizi ai cittadini, redazione degli strumenti urbanistici come il Piano Strutturale Comunale e il Piano Spiaggia, e così via.
Non solo. Questa consiliatura sarà ricordata da due decisioni politiche assai rilevanti, considerato il contesto storico: la ferrea determinazione a pervenire all’Unione dei Comuni della Valle del Torbido, per la cui realizzazione venne conferita una delega ad hoc all’allora assessore Sisì Napoli, e la nomina del Garante per i diritti dell’infanzia e dell’adolescenza, arrivata un paio di settimane fa da parte del primo Comune in Calabria a dotarsi di una figura del genere, individuata nella psicologa Sidernese Daniela Diano.
Che ne sarà, ora, di questa figura e dei progetti che sono stati avviati nel sociale, dal previsto avvio dei progetti del Servizio Civile alla Settimana dell’impegno sociale dell’Unione dei Comuni, che durerà fino a sabato 25 su impulso proprio della dottoressa Diano, Garante dei Servizi dell’Infanzia e dell’Adolescenza del Comune di Marina di Gioiosa Ionica?
In teoria, la Diano potrebbe rimanere, visto che il suo incarico è sì fiduciario, ma di durata quinquennale; troverà, con la Commissione Straordinaria che sarà nominata, l’humus necessario a continuare la propria azione? Ci auguriamo di sì, perché un’ipotesi di dimissioni potrebbe avere effetti ancora più deprimenti su un contesto sociale difficile, come quasi tutti quelli dei comuni della nostra terra.
E il PSC? Il Piano Spiaggia e così via? Che sorte avranno? Lo scopriremo solo vivendo.
Di certo c’è che vige una legge che prevede l’ipotesi di scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni mafiose e, come tale, va applicata, o in un senso o nell’altro.
Ma visto che questa è la seconda amministrazione comunale consecutiva che viene sciolta per infiltrazioni mafiose a Marina di Gioiosa, e considerato che è sufficiente «la accertata o notoria diffusione sul territorio della criminalità organizzata» per sciogliere il civico consesso liberamente eletto dai cittadini, ci chiediamo se in futuro, tra due-tre anni, quando si tornerà a votare, ci sarà qualcuno disposto a candidarsi e a essere eletto in questo e in altri comuni della Locride ben sapendo di correre il rischio di scioglimento del consiglio comunale, anche quando ci si candida soltanto per cercare di amministrare la cosa pubblica per il bene del Paese, sottraendo tempo e risorse al proprio lavoro e ai propri affetti.
Stando a quanto decretato dalle massime istituzioni nazionali negli ultimi sei anni, le ultime due amministrazioni liberamente elette dai cittadini, non sono riuscite ad amministrare un paese normale.
Ci riuscirà qualcuno in futuro? Ce lo auguriamo, ma quanto accaduto nell’ultimo lustro non induce all’ottimismo.