R. & P.
Innanzitutto, esprimo un doveroso e sincero ringraziamento al mio amico Enrico Tarzia che ha il merito di aver ri-acceso il dibattito pubblico sulla fusione fra Gioiosa Ionica e Marina di Gioiosa Jonica, un tema che sta ad entrambi molto a cuore sin dagli albori della nostra militanza politica e sul quale già in passato molti attivisti, amministratori e cittadini hanno a lungo dibattuto. Con altrettanta gratitudine, ho letto i brillanti interventi sulla stampa di Vincenzo Tavernese, Daniele Albanese, Domenico Vestito e Antonio Larosa, ognuno dei quali ha offerto un prezioso contributo alla questione e mi ha convinta – qualora ce ne fosse stato ulteriore bisogno – che siamo pronti ad intraprendere realmente il percorso per la riunificazione dei nostri Comuni. L’istituto della fusione tra Comuni – che vede i principali riferimenti l’art. 133 della Costituzione italiana, l’art. 15 del T.U.E.L. (d.lgs. 267/2000) e l’art. 1, cc. 116-134 della legge Delrio 56/2014 – rappresenta, ad oggi, uno dei più importanti volani per lo sviluppo dei territori, un punto di partenza imprescindibile per chiunque voglia porsi degli obiettivi di buona amministrazione e di rilancio di aree tendenzialmente depresse.
I vantaggi ed i benefici di questo percorso, da condividere con la cittadinanza, sono stati esposti in modo esaustivo da chi mi ha preceduto e sono reali e tangibili: oltre agli incentivi finanziari che vengono attribuiti dallo Stato ai Comuni che decidono di aggregarsi come “premio” iniziale, ci sarebbero reali miglioramenti nella vita dei cittadini. Costituendo la Grande Gioiosa, infatti, si porrebbe in essere un Comune di circa 15.000 abitanti (fra i più popolosi della provincia di Reggio Calabria) con conseguente efficientamento delle macchine comunali, qualità superiore dei servizi – grazie alla possibilità di dedicare risorse a specifiche funzioni difficilmente implementabili in piccoli contesti -, maggiore efficacia nella programmazione degli investimenti e crescente stimolo alla semplificazione dei processi amministrativi.
Alla luce dei rilievi effettuati, se da un lato vi sono evidenti sgravi fiscali e agevolazioni, dall’altro emerge il rischio evidente – e senza dubbio allarmante – che è quello di smarrire l’identità territoriale e la storia unica di ogni Comune. Sebbene dal 2009 ad oggi, in Italia sono state approvate circa 140 fusioni di comuni, delle quali 2 inCalabria (Casali del Manco e Corigliano Rossano), non bisogna sottovalutare il fatto che un cambiamento di tale natura è una sfida impegnativa per le amministrazioni coinvolte. Per questo motivo, è fondamentale che il processo di fusione nasca e sia orientato da una forte volontà politica degli amministratori dei Comuni interessati. Soprattutto tenendo conto del fatto che sono diversi gli elementi che devono essere presi in considerazione per affrontare le criticità e cogliere le opportunità che si presentano quando si intraprende questo percorso, sia sul piano politico-istituzionale (ad esempio le dimensioni e le caratteristiche socio-economiche degli Enti interessati, l’abitudine o la predisposizione a cooperare e il livello di fiducia reciproca, l’accordo tra gli amministratori coinvolti, la condivisione di una vision per il futuro…), sia su quello tecnico (analisi dell’articolazione e delle strutture organizzative dei Comuni interessati, della dimensione economico-finanziaria, delle risorse umane, ossia la dotazione organica al fine di individuare il percorso migliore per l’unificazione dei servizi e delle funzioni dei diversi Enti coinvolti all’interno del futuro Comune unico).
Uno dei primi cambiamenti che comporta la fusione fra Comuni, nonché il più macroscopico, è quello degli organi di governo: un solo Sindaco, una sola Giunta e un solo Consiglio Comunale che avrebbero, studi alla mano, come conseguenza tangibile un risparmio di circa il 40% dei costi degli organi istituzionali. Basterebbe questo dato a convincere i cittadini della bontà di questo processo ma, ahimè, non è così. Sono molti, infatti, i fattori di resistenza che potrebbero annidarsi nella mentalità collettiva della popolazione: una non chiara consapevolezza dei vantaggi che si vogliono conseguire, il pregiudizio secondo cui la fusione può verosimilmente condurre alla perdita dell’identità, il timore di perdere sovranità sul proprio territorio, la necessità di modificare le competenze e i compiti degli uffici e del personale legati ad un atavico “timore della novità”, la paura della non equivalenza delle singole municipalità, la disomogeneità tra gli Enti. Queste perplessità sono legittime ma possono e devono essere superate principalmente attraverso una comunicazione precisa e incisiva che miri ad una partecipazione massiccia dei cittadini in spazi pubblici dove dibattere, fare emergere opinioni, aspettative, timori degli abitanti delle aree interessate, confrontarsi, dare risposte ai dubbi e rispondere alle loro esigenze.
Il fine ultimo di questo percorso deve essere instillare nelle nostre comunità la consapevolezza delle opportunità che una fusione può portare. Convinta di quanto ho appena esposto, propongo ai miei “colleghi” promotori e a chiunque voglia unirsi a noi, di organizzare un incontro in tempi ragionevoli, durante il quale, grazie al contributo di tutti, gettare le basi per la riunificazione della grande Gioiosa.
Gioiosa Ionica, 1/2/2023
Marta Mazzone, dott.ssa in scienza economiche