MARTONE – Una chitarra, una cassa e l’altare della chiesa di Santa Maria Assunta. Sacro e profano che per un paio d’ore diventano un tutt’uno, creando un’atmosfera magica che ha incantato il folto pubblico presente. Martone, sera di Santo Stefano. Il delizioso borgo antico della vallata del Torbido s’illumina, per il secondo anno consecutivo, con la musica di Francesco Loccisano e Mico Corapi, Un evento che, come detto, replica l’esperimento ben riuscito dell’anno scorso, sempre il giorno di Santo Stefano, grazie all’organizzazione curata dalla parrocchia e dalla locale amministrazione comunale guidata dal sindaco Giorgio Imperitura.
La temperatura, eccezionalmente mite per il periodo, diventa calda dopo le prime note, con l’aura speciale che pervade l’ambiente. Gesù bambino in mezzo al mefistofelico (almeno nell’aspetto) Corapi e a Loccisano, finto trasandato nel look e angelico quando poggia i polpastrelli sulle dieci note della sua battente. Il repertorio è quello classico, quasi completamente composto dal primo e finora unico album del chitarrista di Gioiosa Marina, anche se le sorprese non mancano. Se la versione de “Il volo dell’angelo” non è apparsa tra le esecuzioni più brillanti della sua carriera, l’intesa tra i due musicisti, amici anche fuori dal palco, ha comunque regalato tanti momenti esaltanti, con le versioni di “Danza Jonia” e “Trantarè” con inedite code arricchite dall’improvvisazione, mentre Malujornu, oltre ad esaltare la voce di Corapi, finisce in un crescendo che fa dimenticare al pubblico di essere in una chiesa ed evoca l’atmosfera caliente del flamenco. Dicevamo delle sorprese. Non poteva mancare, vista la data “Li boni festi”, mentre subito dopo compare il terzinato di “Lu tri, lu tri e lu setti”, prima del gran finale in cui Loccisano imbraccia la chitarra classica e la trasporta nella carovana del sound gitano.
GIANLUCA ALBANESE