di Gianluca Albanese
LOCRI – «Lea Garofalo è la migliore cittadina locrese – Città di Locri». E’ scritto sulla corona di fiori che il gruppo consiliare di “Impegno e trasparenza-PD” ha inteso inviare al funerale della testimone di giustizia che ha pagato a caro prezzo, sulla sua pelle, le sue denunce dei crimini della ‘ndrangheta.
Il funerale avrà luogo a Milano, città in cui si era trasferita la donna originaria di Petilia Policastro, nel Crotonese, per espressa volontà della figlia Denise, che ha inteso, con le esequie di domani, dare un chiaro segnale di ribellione alla presenza criminale della ‘ndrangheta che ormai da decenni ha messo radici a Milano. E il capoluogo lombardo sarà presente con le massime autorità, dal sindaco Giuliano Pisapia in giù. Ma soprattutto ci saranno migliaia di cittadini che sventoleranno le oltre tremila bandiere gialle predisposte per l’occasione, raffiguranti la foto di Lea Garofalo e la scritta «vedo, sento, parlo»-. E’ il caso di ricordare, altresì, che i giardini di fronte al palazzo di via Montello in cui la testimone di giustizia fu rapita quattro anni fa saranno intitolati a lei.
Insomma, la Milano col cuore in mano non ha deluso le aspettative di chi ha sempre condiviso la battaglia di civiltà iniziata dalla povera Lea e proseguita dalla coriacea figlia Denise.
L’esatto contrario della Calabria. Della sua Calabria. L’associazione “Libere donne di Crotone”, infatti, aveva predisposto un autobus ad hoc per portare i cittadini di Petilia, Crotone, e dell’intera regione, al funerale di Lea Garofalo, ma il mezzo non partirà per colpa delle adesioni insufficienti. Apatia? Paura? O, peggio, indifferenza?
A colmare parzialmente il vuoto di partecipazione dei calabresi, alle esequie civili che avranno luogo domani alle 10,30 arriva, dunque, la corona del gruppo di opposizione in Consiglio a Locri.
Giova ricordare, come evidenziato dal collega Antonio Anastasi del Quotidiano della Calabria, che il Comune di Milano si era costituito parte civile nel processo che, nel maggio scorso, in appello, ha portato alla conferma di quattro ergastoli nei confronti degli aguzzini di Lea, ad una sola assoluzione e a una riduzione della massima pena a 25 anni per il pentito Carmine Venturino, ex di Denise.