di Gianluca Albanese
SIDERNO – «Nonostante abbia preso da tempo la decisione irrevocabile e definitiva di non candidarmi più alle elezioni comunali, ho ritenuto opportuno convocare gli organi di stampa per rivendicare i meriti della mia amministrazione, dimostrando come, l’ultimo giorno del mio mandato, a metà maggio del 2001, lasciai in eredità a chi mi subentrò nella carica di sindaco le casse comunali in salute».
Mimmo Panetta, sindaco di Siderno dal 1994 al 2001 (salvo una breve parentesi commissariale nel 1996) rompe un lungo silenzio e snocciola dati, esibendo il verbale di verifica straordinaria di cassa compiuta il 28 maggio del 2001, ai sensi dell’articolo 224 del Testo Unico degli Enti Locali.
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Quanto attestato dal collegio dei revisori è il seguente:
Fondo cassa dell’esercizio 2001: £. 981.878.333; reversali riscosse pari a £. 9.197.469.989; riscossioni da regolarizzare con reversali £. 71.481.473. Per un totale complessivo di Entrate pari a £. 10.250.829.795.
Sull’altro versante, i mandati pagati ammontano a £. 8.148.214.890; i pagamenti da regolarizzare con mandati a £. 194.668.841. Per un totale di uscite pari a £. 8.342.883.731.
Il saldo contabile, sempre a fine maggio 2001, ammontava a £. 1.907.946.064, meno mandati da pagare per £. 506.401.462, in modo che il conto di diritto era pari a £. 1.401.544.602.
Il verbale esibito da Panetta venne sottoscritto, all’epoca, dal collegio dei revisori, dal sindaco uscente e da quello subentrante, dall’assessore al ramo uscente e dalla giunta subentrante, dal segretario generale del Comune e dal responsabile del Servizio finanziario, oltre che dal tesoriere comunale.
Quindi, dopo aver premesso che «Oggi Siderno non ha bisogno di polemiche come quelle a cui ho assistito dopo la dichiarazione del dissesto, ma di persone di buona volontà che vogliono fare qualcosa di positivo per il paese, sulla scorta dell’esempio che venne dalla mia amministrazione», ha aggiunto che «Lasciai un Comune con una capacità di entrata pari al 98,67% e una capacità di spesa pari al 93,76% . Tutto ciò – ha proseguito – senza mai cancellare residui o ricorrere agli SWAP e alla finanza derivata, e quando lo fece chi mi subentrò, come opposizione consiliare facemmo una battaglia nel civico consesso».
Per corroborare la propria tesi, Panetta ha ricordato che «Quando c’insediammo nel 1994 non c’era una lira nelle casse comunali e anni e anni di tributi da incassare, tanto che dopo qualche tempo riuscimmo a portarle ad annualità. Quando facevamo il bilancio di previsione e decidevamo i singoli capitoli di spesa – ha concluso – li stabilivamo sulla scorta del dato relativo all’incasso della singola voce nell’anno precedente, e quando incassavamo di più l’anno successivo questo riusciva a dare maggiore solidità alle casse dell’Ente».
A scatenare la decisione di Panetta di rendere noti questi dati – per la verità non in maniera proprio tempestiva, visto che è trascorso più di un mese dall’assemblea pubblica in cui fu annunciato il dissesto – il dibattito alimentato da alcune dichiarazioni rese dai commissari straordinari proprio nell’assemblea di metà dicembre, secondo le quali i residui attivi che in parte contribuirono a rendere difficile la situazione delle finanze dell’Ente iniziarono proprio nel 1998, in piena amministrazione Panetta.