MARINA DI GIOIOSA IONICA – Il caldo, si sa, può dare alla testa. Ma quali che siano i motivi che hanno indotto un cittadino di Marina di Gioiosa Ionica a minacciare il sindaco e a colpire la porta del suo ufficio lanciando un pesante estintore (causando danni a qualcosa che, per sua natura, è bene comune), riteniamo che episodi del genere non possano essere taciuti, o peggio, giustificati e che, piuttosto, vadano condannati senza “se” e senza “ma”.
Il comunicato diffuso nella tarda serata di ieri dall’amministrazione accenna a presunti torti subiti dal figlio dell’aggressore, e non si esita a esprimere determinazione e indignazione per l’episodio di violenza senza senso “Figlia – è scritto nella nota – di un familismo amorale, che per troppo tempo ha condizionato, negativamente, la nostra terra».
Le indagini sono state immediatamente avviate da parte dell’Arma dei Carabinieri e – ne siamo certi – non sarà difficile in un paese di poche migliaia di abitanti, risalire all’identità dell’aggressore.
Certamente, il fatto è di per sé grave, e al di là della massima vicinanza e solidarietà che questa redazione esprime al sindaco Domenico Vestito, uomo e professionista di specchiata moralità e grande capacità, resta l’amarezza per la gravità di un gesto che ancora una volta, dalle nostre parti, colpisce un amministratore comunale.
Alle intimidazioni ad amministratori e politici stiamo facendo – paradossalmente – il callo. Basti ricordare le automobili bruciate ai sindaci di Gioiosa Ionica, Salvatore Fuda, e Benestare, Rosario Rocca, oltre all’assessore regionale Federica Roccisano. Solo per citarne alcuni.
Ma anche gli episodi di violenza diretta con lesioni personali non sono una novità. Quattro anni fa ne rimase vittima l’allora assessore all’Ambiente del Comune di Locri Alfonso Passafaro, percosso mentre si trovava all’interno del proprio ufficio.
Ora basta. Ne abbiamo le scatole piene.
Fare l’amministratore pubblico, al giorno d’oggi, è un’attività rischiosa, spesso pericolosa. In tempi in cui le risorse economiche che il Governo nazionale destina ai Comuni sono ridotte al lumicino spesso non si riesce ad assicurare i servizi pubblici che servono alla comunità. Le norme di rispetto dei vincoli di bilancio sono sempre più stringenti e il dissesto è dietro l’angolo quasi ovunque.
Poi, come nel caso di Marina di Gioiosa, chi amministra deve subire anche l’umiliazione – ci permettiamo di definirla così – dell’accesso antimafia agli atti comunali per ragioni che ancora disconosciamo.
Facile pensare, da parte di chi si candida e viene eletto dai propri concittadini «Ma chi me lo fa fare?».
Il rischio peggiore è proprio questo, arrivare a pensare, per citare Corrado Alvaro, che vivere (e nel caso specifico) amministrare la cosa pubblica onestamente sia inutile.
Ecco perché, oggi più che mai, serve una reazione ferma e decisa da parte dei cittadini, ancor prima che da tutti i soggetti collettivi (amministrazioni, associazioni, partiti politici, ecc.) di fronte a episodi di violenza gratuita subita dagli amministratori pubblici.
Altrimenti, eleggere un sindaco, un consiglio comunale e qualsiasi altra carica elettiva diventa inutile.
«Continueremo a lavorare – conclude la nota dell’amministrazione comunale – per la nostra Marina di Gioiosa con responsabilità e senza paura».
Giusto, sacrosanto. Ma non basta. Devono essere i cittadini a reagire con durezza per difendere il bene più prezioso che hanno: la democrazia e la libertà di eleggere i propri rappresentanti istituzionali.
Altrimenti la fuga verso terre lontane e non macchiate da simili episodi, o il disimpegno verso la responsabilità di amministrare la cosa pubblica diverranno le uniche soluzioni residue.
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