di Redazione
MONASTERACE – «L’Italia è fatta da tanti piccoli centri. È il modo giusto per scambiarci la convinzione che questo paese ha tante possibilità di riemergere». Le parole del ministro del lavoro Giuliano Poletti danno il senso della Festa dell’Unità che si è appena conclusa a Monasterace e che ha visto altresì la presenza dell’altro ministro, ovvero l’ex sindaco Maria Carmela Lanzetta.
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Una festa che ha segnato il disgelo tra le due fazioni del partito locale, quella che fa capo al ministro Lanzetta e al segretario cittadino Teodoro Bucchino, e quella che si riconosce nell’osservatorio politico-culturale “Spazio Aperto” e che è capeggiata dal sindaco Cesare De Leo.
Proprio il primo cittadino ha riconosciuto nel suo intervento iniziale che la festa «Non poteva vedere esordio migliore. La presenza del ministro Poletti ci fa piacere e il mio non è un saluto rituale. Il mio Comune ha al suo interno un patrimonio archeologico importante. Vorremmo che questa campagna di scavi proseguisse. Se non interviene la sovrintendenza il rischio è una sempre maggiore erosione e la perdita del patrimonio». Sul problema della disoccupazione, De Leo ha aggiunto che «Ci troviamo a contatto con emergenze di fronte alle quali siamo impotenti. Che ne sarà dei giovani? Chi guida il governo ha il dovere di rifletterci».
Il segretario provinciale Seby Romeo, riprendendo il filo di un discorso iniziato un mese fa alla festa democratica di Siderno ha annunciato che «L’Unità è tornata on line e questa è una gran bella notizia». Quindi, ha affrontato il tema delle grandi criticità del Mezzogiorno. «La Svimez ha tracciato un quadro di povertà desolante e si sono acuite le disparità tra nord e sud. Il tasso di povertà è al 32%». Quindi, ha ribadito un’altra cosa già detta in altre occasioni. «La Locride non è questione criminale ma si misura con il fallimento delle classi dirigenti. La repressione non basta. Credo che il Pd debba dire parole nuove rispetto alle esigenze di praticare anche una funzione sociale dello Stato. Serve investire nelle infrastrutture. Di investimenti pubblici c’è necessità, ma spesso non sono investiti».
Quindi, è stata la volta del ministro Poletti, che ha aggiunto che «Questo paese ha bisogno dell’esempio. I principali sacrifici deve farli la politica. So cosa vuol dire non avere un lavoro. Se accetti una responsabilità devi farla fino in fondo dando il buon esempio all’Italia. Da qualche parte nella storia del nostro Paese abbiamo commesso degli errori. La prima azione da fare è ricostruire la fiducia. Diciamo ai cittadini ‘le cose si possono fare e vogliamo dare l’esempio prendendoci dei rischi’. Le cose che vogliamo fare le facciamo prendendoci le nostre responsabilità. Bisogna che ognuno di noi faccia il suo. Le risorse a disposizione non devono essere disperse e bisogna togliere di mezzo gli ostacoli che impediscono che le cose si facciano (burocrazia). Prendiamo le regole europee e le applichiamo in Italia».
Il ministro Lanzetta ha parlato della attuazione della legge 56, un lavoro,di grande importanza che comporta un confronto con gli amministratori. Bisogna pensare in un unico modo di organizzare i servizi ai cittadini. Interloquiamo quotidianamente con i territori». Non è mancato un cenno alla Città metropolitana, definita dalla Lanzetta «un aiuto allo sviluppo del territorio. Le unioni dei comuni devono nascere dal basso. Siamo arrivate a 400 e contiamo di aumentarle. Cresciamo insieme e lavoriamo insieme».
Dopodiché gli ospiti sono intervenuti su singoli temi.
Riciclaggio e nuove imprese. Ma le banche?
Per il Ministro Poletti «abbiamo bisogno di fare un grande cambiamento in questo paese. Serve cambiare la logica e fare in modo che si creino opportunità di lavoro. Ma se diamo reddito per far aspettare la gente a casa le cose non le faranno mai. Ogni cittadino deve avere una cosa da fare. Ci vuole una collettività attiva e responsabile. Il paese premia chi ci prova. Meglio mettere 100 euro in un fondo di garanzia piuttosto che darli ad uno che li spenda subito e in maniera inutile. Quello del credito tema importante. Nessuna banca ha radici al sud. È un problema, troveremo delle forme a livello territoriale con forme di finanziamento locale».
Perché i nostri ragazzi devono andare fuori?
Qui, ha risposto per prima il Ministro Lanzetta: «Abbiamo fatto – ha detto – uno screening dei finanziamenti dati al sud e non spesi. Una delle realtà con cui ci confrontiamo sono i piccoli comuni. Stiamo spingendo verso l’attuazione di alcuni metodi. Se i finanziamenti verranno sbloccati, si assumeranno professionisti giovani. Ci siamo dati dei tempi che intendiamo rispettare».
Secondo il sindaco De Leo «per alcune procedure di accesso a finanziamenti ci sono formalità che non hanno alcuna giustificazione. Che risultato sta dando – si è chiesto – “Garanzia giovani”?»-
Il Ministro Poletti ha aggiunto che «La burocrazia riguarda l’insieme dei sistemi decisionali di questo paese. La semplificazione va bene dal Comune all’Europa. Garanzia giovani strumento innovativo. Progetto per i giovani fino a 29 anni possono registrarsi al portale. Stiamo costruendo questo programma. Nell’arco di 4 mesi abbiamo avuto 150 mila registrazioni. Per me sono tantissimi e io l’avrei portato avanti anche se avesse interessato una sola persona. Si parte sempre dal basso. Se hai il cuore per preoccuparti di uno, potrai occuparti di altri. A quei giovani serve fare una proposta. Ogni regione ha le sue responsabilità. Abbiamo il dovere di fare in modo che tutti abbiano le stesse opportunità. I soldi che l’Europa ha messo dentro verranno spesi tutti. Garantisco il mio impegno. Giochiamo a carte scoperte».
Quindi la doverosa chiusura sui Beni culturali e archeologici non produttivi.
Il Ministro Poletti ha garantito che «useremo risorse pubbliche per fare progetti di questo genere. Puntiamo su restauro e valorizzazione mettendo insieme pubblico e privato. Bisogna che tutti insieme ci prendiamo un po’ di rischio imprenditoriale. Serve creatività – ha concluso – e voglia di fare».