È stato colui che in buona sostanza ha incarnato alla perfezione il ruolo di “gigante” del lavorare insieme, nel senso più stretto del termine, essendo giustappunto lui portatore sano del gene del “fare cooperativa”, come quasi mai nessuno aveva indicato prima in politica, men che meno per quanto concerne le “cose di Chiesa”; a lui si deve la nascita del consorzio “Goel”, che oggi è una bellissima realtà, apprezzata anche oltre i confini regionali per non dire continentali: un modo nuovo di fare il bene della martoriata terra di Calabria, con lui, uomo cresciuto “a pane e Val di Non”, l’area geografica di Trento da cui arrivò.
di Antonio Baldari
Monsignor Giancarlo Maria Bregantini lascia. L’ex vescovo della diocesi di Locri-Gerace ha rimesso le proprie dimissioni nelle mani di Sua Santità, Papa Francesco, “per raggiunti limti di età”, avendo varcato la soglia delle 75 primavere lo scorso mese di settembre: un atto per certi versi dovuto per ragioni anagrafiche ma che rimane sempre qualcosa di importante quando ha riguardo ad un “influencer” della sua portata, una tra le personalità più forti in Vaticano negli ultimi trent’anni, così come lo è stato nella Locride dove è stato il pastore delle anime della diocesi per moltissimo tempo, rivoluzionando in un certo qual modo la tipologia dell’essere Chiesa e, perché no?, anche del “fare politica”.
È stato infatti, il vescovo Bregantini, colui che in buona sostanza ha incarnato alla perfezione il ruolo di “gigante” del cooperativismo, nel senso più stretto del termine, essendo giustappunto lui portatore sano del gene del “fare cooperativa”, del lavorare insieme come quasi mai nessuno aveva indicato prima in politica, men che meno per quanto concerne le “cose di Chiesa”; a lui si deve la nascita del consorzio “Goel”, che oggi è una bellissima realtà, apprezzata anche oltre i confini regionali per non dire continentali: un modo nuovo di fare il bene della martoriata terra di Calabria, con lui, uomo cresciuto “a pane e Val di Non”, l’area geografica di Trento da cui arrivò per un’esperienza di circa dieci anni a Crotone ed altrettanto a Bari, in Puglia.
Il 1994 è l’anno della nomina a vescovo della diocesi di Locri-Gerace da papa san Giovanni Paolo II, ed è lì che inizia tutto e per circa tre lustri, lottando anche e soprattutto contro la ‘ndrangheta, provando a curare le anime a lui affidate riportandole sulla retta via; il suo è un modo affabile di “essere Chiesa”, scardinando quella autoreferenzialità tipica calabrese, locridea nello specifico, così come quel dannato essere vittima di sè stessi ed in balìa del proprio destino: a chi laconicamente gli diceva “Ormai!”, nel senso più negativo del termine, monsignor Bregantini replicava con il suo dolcissimo sorriso “Mai dire ormai!”, strattonando fortemente i cuori e le anime e quel loro essere sempre e comunque succubi dello spirito di rassegnazione.
Oggi che Sua Eccellenza va in pensione a godere il meritato riposo dopo tante lotte, rivangando nell’album dei ricordi e delle espressioni dialettali, in particolare, che tanto gli hanno fatto piacere, ne riprendiamo una che in special modo lo ha toccato nel profondo, ed è “Trasìte trasìte, favorite!”, per quell’innato senso dell’ospitalità che Sua Eccellenza ha toccato con mano toccandolo nell’intimo sensibile anche di uomo e non soltanto uomo di Chiesa: ebbene, oggi noi desideriamo dirlo ancora una volta, rivolgendoci a lui con quel “Trasìte trasìte, favorite!”, segno di nuova e rinnovata accoglienza di questa terra, ora che ha maggiore tempo a disposizione, una terra che gli ha voluto bene così come egli ne ha voluto a questa terra. Forse di più.