di Redazione
LOCRI – Brava anche nella prosa, dopo aver inanellato premi su premi in tutta Italia nei concorsi di poesia. La docente locrese Daniela Ferraro con un racconto breve dalle atmosfere cupe e invernali, stupisce chi l’ha sempre vista solo come poetessa, scavando nelle pieghe più profonde dell’animo umano.
Il racconto s’intitola “Una panchina nel parco” e ne riportiamo un ampio stralcio.
«Faceva freddo. Il giovane si strinse intirizzito nel logoro giubbotto che lo ricopriva, a stento, fino alla cintola. Soffiò più volte sulle mani gonfie ed arrossate, le infilò nelle tasche addossandosi più strettamente contro la panchina, gettò uno sguardo all’intorno. Il parco, a quell’ora, era ormai deserto. Attraverso la nebbia sottile e compatta poteva appena ravvisare le nude sagome degli alberi che segnavano per file regolari il sentiero che, dalla strada, andava perdendosi verso l’interno originando una miriade di viottoli adesso fangosi ed impraticabili. Non ne intravedeva, però, le cime. Andavano esse gradualmente cancellandosi per poi sparire all’interno di una più spessa coltre fumosa e grigiastra che incombeva, pesante, su tutto il paesaggio nascondendo il cielo. Cercò di immaginarne, con un sospiro, i liberi ed aperti colori puntellati qua e là dal delicato bagliore delle stelle. Scosse il capo. Ancora qualche minuto di riposo, poi avrebbe ripreso la via. Levò nuovamente lo sguardo verso il sentiero, sobbalzò. La figura dell’uomo si era stagliata improvvisa a breve distanza: avvolto in un elegante abito scuro, il capo scoperto, le braccia dietro la schiena, avanzava con passo veloce e cadenzato fendendo la nebbia, quasi incurante del freddo. Giunto vicino alla panchina, rallentò il passo fino quasi a fermarsi come assalito da un pensiero improvviso. Il giovane ne intravedeva adesso con chiarezza i lineamenti induriti, più che dall’età, da un profondo tumulto interiore: le sopracciglia aggrottate, le labbra contratte, gli occhi fissi e lontani. Fece, leggermente intimorito, per alzarsi ma anche l’uomo, in quell’istante, lo vide. Si fermò. I lineamenti alterati si distesero in un’espressione di pacata, triste dolcezza” Buona sera!”( …)».
Uno stile asciutto e nervoso, sullo sfondo un brumoso paesaggio invernale, un incontro, una conversazione impossibile, il dramma…E il tutto si esplica velocemente, tutto d’un fiato, dall’inizio alla fine con un incredibile colpo di scena che erge il racconto a triste e ben consapevole paradigma dell’incomunicabilità umana.
Con questo racconto ieri, 11 agosto, la poetessa scrittrice Daniela Ferraro si è aggiudicata il primo premio nell’ambito del concorso letterario “Città di Montebello- Edward Lear” ed.2017 nella sezione della narrativa breve.
Il premio letterario viene condotto già da diversi anni ad opera dell’associazione culturale “Nicolaos Arghiropoulus” sotto la presidenza della professoressa Franca Evoli (nella foto insieme a Daniela Ferraro).
Un importante momento d’incontro tra poeti ( in lingua italiana e dialettale) e scrittori della Calabria e oltre, momenti di musica, conversazione, folklore locale. Una Montebello in festa, luci, colori, tanta simpatia e voglia di vivere cultura che rendono questo premio uno dei più importanti e seguiti della nostra fervente area grecanica della Calabria.