di Redazione
LOCRI-Continuano a sfilare i testi dell’accusa del processo “Morsa sugli appalti pubblici” che si sta celebrando con rito ordinario davanti al Tribunale penale di Locri.
Oggi è stata la volta dei marescialli Patafi e Salerno, del Gruppo Carabinieri di Locri, e dell’ispettore Di Bellonia, del Commissariato di P.S. di Siderno. Interrogati dal Pm Antonio De Bernardo, e controesaminati dagli avvocati difensori degli imputati interessati, i testi hanno fornito dettagli e chiarimenti in merito alle attività investigative svolte.
Ha parlato dei risultati dell’operazione Minotauro, collegata a quella che ha dato vita al processo, il maresciallo Salerno; una maxi operazione che ha fatto emergere l’esistenza, nella provincia di Torino, di un’associazione analoga alla’ndrangheta calabrese, e portato a scoprire i nove locali in cui la stessa era articolata in Piemonte . Il teste ha anche riferito del locale di Careri con a capo Cufari e di quello di Gioiosa Jonica con a capo Giorgio De Masi.
Il maresciallo Patafi ha invece evidenziato, tra l’altro, i collegamenti tra l’imputato Nicola Nesci e la massoneria di Siderno, la c.d. Camea di cui lo stesso, a detta degli inquirenti, faceva parte. L’ispettore Di Bellonia, infine, si è soffermato sulle modalità di identificazione delle persone oggetto di intercettazione ambientali. Il processo riprenderà il 31 marzo con l’escussione di altri testi e la continuazione dell’esame di Di Bellonia.