Neanche il benché minimo briciolo di compassione da parte delle Istituzioni russe rispetto all’estremo saluto dato questo pomeriggio al dissidente e storico nemico politico di Vladimir Putin: un regime crudele che si è appalesato financo al trasporto del feretro in chiesa, sic!, visto che tutte le agenzie funerarie della capitale della federazione russa si sono dette “indisponibili” al servizio, essendo state minacciate da ignoti se si fossero prestate a quello che, in ogni caso, era parte dell’opera di misericordia corporale nel dare sepoltura a colui che era un uomo.
di Antonio Baldari
Neanche in punto di morte. O, per meglio dire, accompagnando il defunto alla morte v’è stato il benché minimo briciolo di compassione da parte delle Istituzioni russe rispetto all’estremo saluto dato questo pomeriggio, a Mosca, ad Alexsej Navalny, dissidente e storico nemico politico di Vladimir Putin. Che non ha profferito parola alcuna, né lui né il portavoce ufficiale del Cremlino, prima di congedare da questo mondo il personaggio politico più vivace, diciamo così, degli ultimi quarant’anni, più specificatamente dalla storica Caduta del Muro di Berlino; non un necrologio da esaltarne le gesta politiche, quello non lo si sarebbe mai avuto e ci sarebbe stato facilmente da scommetterci, ma che non sia stata fatta neanche la più sintetica delle menzioni, beh, questo è stato davvero troppo.
Rispetto ad un crudele regime che si è appalesato financo al trasporto col carrofunebre del feretro in chiesa, sic!, visto che tutte le agenzie funerarie della capitale della federazione russa si sono dette “indisponibili” al servizio, essendo state minacciate da ignoti se si fossero prestate a quello che, in ogni caso, era parte dell’opera di misericordia corporale nel dare sepoltura a colui che era un uomo. E che dire del capillare controllo di documenti a quanti avevano iniziato sin dal mattino a sostare nei paraggi della chiesa dove sono state celebrate le esequie di Navalny, vietando “riunioni illegali” a cui si sarebbe dato un seguito, qualora ci fossero state, con l’arresto dei soggetti coinvolti? Insomma, uno scandalo nello scandalo, mista a confusione e mistero circa la morte di Alexsej Navalny, a tutt’oggi non chiarita e chissà ancora per quanto altro tempo ancora.
L’unica certezza risiede nel fatto religioso che la cerimonia funebre di oggi è stata possibile in virtù dell’intervento della Chiesa ortodossa, in considerazione del fatto che, secondo la tradizione popolare, il corpo del defunto deve essere consegnato al nono giorno perché possa essere ricordato nelle preghiere di parenti e amici: un dovere di carattere tradizional-religioso, dunque, che ha piegato lo zar Vladimir, niente in rapporto a ciò che è successo per lavarsi pilatescamente le mani e la coscienza.