Quasi nell’indifferenza generale il neo allenatore calabrese si è già fatto valere per quello che è, ossia un tecnico molto capace, che, tanto per gradire, ha assunto la guida della Slovacchia un anno e mezzo fa e che ha portato, qualificandola, alla prossima edizione del Campionato Europeo. Sarà stato che di calcio ne mastica e pure parecchio; sarà che ha saputo parlare ai giocatori come con ogni probabilità non hanno saputo fare né prima Garcia né dopo Mazzarri, sta di fatto che i Campioni d’Italia si sono riavuti ricordandosi di essere tali, e cioè campioni.
di Antonio Baldari (foto fonte Gazzetta del Sud)
È salito sul palcoscenico della serie A in punta di piedi, quasi nell’indifferenza generale, vuoi per la situazione in cui versava la squadra di cui andava ad assumere la guida tecnica – che comunque è pur sempre Campione d’Italia in carica, non lo dimentichiamo! – vuoi per l’altisonanza del suo nome che, ai più, era poco conosciuto; non ce ne vorrà Francesco Calzona da Cessaniti, in provincia di Vibo Valentia, ma il quadro generale della situazione che lo ha accolto qualche domenica fa è stato in buona sostanza questo.
E forse è stato il quadro migliore, che gli ha permesso di andare a fari praticamente spenti, in queste prime domeniche sulla panchina scudettata dello Stivale, certo è che Francesco Calzona si è già fatto valere per quello che è, ossia un tecnico molto capace, che, tanto per gradire, ha assunto la guida della Slovacchia un anno e mezzo fa e che ha portato, qualificandola, alla prossima edizione del Campionato Europeo per Nazioni, che vedrà l’Italia in difesa del titolo 2020 conquistato con Roberto Mancini in panca, oggi occupata da Luciano Spalletti.
Proprio lo stesso Spalletti di cui è stato collaboratore nel 2022 agli albori della stagione tricolore visto che, nell’agosto di quell’anno, viene nominato commissario tecnico della nazionale slovacca raggiungendo praticamente subito l’obiettivo che ha fatto saltare di gioia una nazione intera; ma Francesco Calzona da Cessaniti è stato anche per molti anni vice di Maurizio Sarri, oltre vent’anni fa, iniziando al Tegoleto e poi ancora nelle esperienze di Verona, Perugia, Empoli e Napoli nel triennio 2015-2018.
Insomma, un tecnico che di strada ne ha macinata davvero parecchia, così come pure da calciatore ancorché le sue prodezze siano state per lo più apprezzate tra i dilettanti che non tra i professionisti, in quest’ultimi avendo registrato soltanto le stagioni con l’Arezzo tra il 1985 ed il 1987; ora, eccolo qui, il quasi 56enne trainer vibonese all’ombra del Vesuvio sedendo da tecnico “in prima”, e dunque quale guida degli azzurri.
Sarà stata la ventata di aria nuova, che poi, come detto, tanto nuova non è con Calzona a Napoli giacché la conosce molto bene; sarà stato che di calcio ne mastica e, anche in tal caso, pure parecchio; sarà che ha saputo parlare ai giocatori come con ogni probabilità non hanno saputo fare né prima Garcia né dopo Mazzarri, sta di fatto che i Campioni d’Italia si sono riavuti ricordandosi di essere tali, e cioè campioni. Riprendendo, benché in parte, da dove si erano lasciati poco meno di un anno fa con il “Luciano nazionale” in ogni senso, ritrovando il giuoco, la voglia di divertirsi, i goals e tutto ciò che ne consegue quando si sta bene, con un allenatore che ti fa, evidentemente, stare davvero bene facendoti esprimere come meglio sai e senti: insomma, Napoli, ‘o Sole di Vibo sta ‘nfronte a te, ed hai ritrovato il sorriso azzurro che meglio esterni con Francesco Calzona da Cessaniti, Vibo.
Non sarà un nome di quelli…lì ma è quello che ti può riportare dove più ti compete, che non è poco e che…chissà che non dia altre e più inaspettate emozioni.