di Comando provinciale Guardia di Finanza
Militari del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Reggio Calabria e del Servizio
Centrale Investigazione Criminalità Organizzata – con l’ausilio dei Nuclei di Polizia
Economico Finanziaria di Milano, Torino, Alessandria, Agrigento e Novara – sotto il
coordinamento della locale Procura della Repubblica – Direzione Distrettuale Antimafia,
diretta dal Procuratore Giovanni Bombardieri, hanno eseguito due provvedimenti emessi
dalla Sezione Misure di Prevenzione del Tribunale diretta dalla Presidente Ornella Pastore,
su richiesta del Procuratore Aggiunto Calogero Gaetano Paci e del Sostituto Procuratore
Gianluca Gelso, con i quali è stata disposta l’applicazione della misura di prevenzione del
sequestro in relazione all’ingente patrimonio, valutato in 212 milioni di euro, costituito da
imprese commerciali, beni mobili, immobili e disponibilità finanziarie, riconducibile a GALLO
Domenico, cl. ‘56, originario di Bovalino (RC) – imprenditore operante nel settore delle
costruzioni edili e della fabbricazione e distribuzione di conglomerati bituminosi – e SCALI
Gianluca cl. ’72 di Roccella Jonica (RC), attivo nel settore degli inerti e del calcestruzzo.
Tali provvedimenti fanno seguito al recente importante sequestro disposto dalla citata
Sezione Misure di Prevenzione del locale Tribunale in relazione al patrimonio riconducibile
a BAGALA’ Giuseppe cl. ’57, BAGALA’ Francesco cl. 90, BAGALA’ Luigi cl. ’46 e
BAGALA’ Francesco cl. ’77 – noto gruppo imprenditoriale della Piana, operante nel
settore degli appalti pubblici – costituito da imprese commerciali, beni mobili, immobili e
disponibilità finanziarie, stimato in circa 115 milioni di euro, anche questo illecitamente
ottenuto grazie alla vicinanza ed alla contiguità alla cosca di ‘ndrangheta dei “Piromalli”.
I provvedimenti oggetto dell’odierna esecuzione originano, tra le altre, dall’operazione
denominata “Cumbertazione” condotta dal G.I.C.O. del Nucleo di Polizia Economico
Finanziaria di Reggio Calabria, conclusasi nel 2017 con l’esecuzione di provvedimenti
restrittivi personali nei confronti di 27 persone, indagate – a vario titolo – dei reati di
associazione per delinquere di tipo mafioso, associazione per delinquere semplice
aggravata dall’art. 7 L. 203/1991, turbata libertà degli incanti, frode nelle pubbliche forniture,
corruzione e falso ideologico in atti pubblici, nonché di provvedimenti cautelari reali su 44
imprese, per un valore complessivo pari a 224 milioni di euro.
Nell’ambito di tale procedimento, attualmente pendente innanzi al Tribunale di Palmi,
predetti GALLO Domenico e SCALI Gianluca sono imputati per il delitto di associazione
mafiosa.
In tale contesto, era stato accertato che gli imprenditori SCALI e GALLO, operando in
sinergia e attraverso le imprese a loro riconducibili, erano risultati in grado di controllare le
commesse per le forniture di calcestruzzo e di conglomerati bituminosi imponendo le
proprie forniture anche per la realizzazione di lavori facenti capo al predetto gruppo
imprenditoriale dei “Bagalà”, con i quali erano in affari da anni.
Analizzando le figure dei prefati imprenditori, si rileva come SCALI Gianluca – già
Sorvegliato Speciale di P.S. e ritenuto contiguo alla cosca “Ursino” di Gioiosa Jonica (RC) –
quale dominus dell’impresa fittiziamente intestata alla di lui madre URSINO Lina – sia stato
raggiunto anche da provvedimento cautelare – successivamente revocato dal Tribunale del
Riesame di Reggio Calabria – emesso nell’ambito dell’operazione “Mandamento Jonico”,
condotta nel 2017 dall’Arma dei Carabinieri nei principali centri della Locride, conclusasi
con l’esecuzione di numerosi provvedimenti restrittivi per il delitto, tra gli altri, di cui all’art.
416 bis c.p., ritenute affiliate/contigue a diverse “locali” di ‘ndrangheta operanti nella fascia
jonica della provincia reggina.
Le vicende giudiziarie che interessano l’imprenditore GALLO Domenico, invece, hanno
inizio con la condanna – divenuta definitiva nel 2005 – per ben 27 delitti di truffa commessi
fra il 1985 e il 1991 e per due ipotesi di turbata libertà degli incanti al fine di aggiudicarsi in
modo illecito appalti pubblici per la realizzazione di opere nel comprensorio di Bovalino
(RC).
Il medesimo, inoltre, è stato coinvolto in diverse recenti inchieste giudiziarie. In particolare,
oltre alla già menzionata “Cumbertazione”, si cita l’operazione “Martingala” condotta, con il
coordinamento della Procura della Repubblica di Reggio Calabria – Direzione Distrettuale
Antimafia, dal locale Centro Operativo della D.I.A. e dal Gruppo Investigazione Criminalità
Organizzata (G.I.C.O.) del Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria della Guardia di
Finanza di Reggio Calabria, nei confronti di un articolato sodalizio criminale dedito alla
commissione di gravi delitti tra cui – a vario titolo – quelli di associazione mafiosa, riciclaggio e autoriciclaggio, associazione per delinquere finalizzata all’emissione di false fatturazioni, con l’aggravante – per alcuni di essi, tra cui il proposto – del metodo mafioso, e conclusa nei primi mesi del 2018 con l’esecuzione di n. 27 provvedimenti restrittivi personali nonché di provvedimenti cautelari reali nei confronti di 51 società – anche estere – partecipazioni sociali, beni mobili e immobili, disponibilità finanziarie per un ammontare complessivo stimato in circa €. 119.000.000.
In tale contesto, GALLO Domenico è stato ritenuto gravemente indiziato unitamente – tra
gli altri – a MORDA’ Antonino cl. ’69 e SCIMONE Antonio cl. ‘75, di plurime condotte di
intestazioni fittizie di società, al fine di agevolare la commissione dei reati di riciclaggio e
reimpiego dei proventi di attività delittuosa, nonché di bancarotta fraudolenta patrimoniale
e documentale.
Nell’ambito di tale inchiesta erano emersi, altresì, i rapporti tra SCIMONE Antonio cl. ‘75,
BARBARO Antonio cl. ’48, NIRTA Bruno cl. ’48 [il BARBARO Antonio e il NIRTA Bruno
indicati rispettivamente quali intranei alle cosche “Barbaro” detti “I Nigri” di Platì (RC) e
“Nirta” detti “Scalzone” di San Luca (RC)], BAGALÀ Giuseppe cl. ’57 e BAGALA’
Francesco cl. ’90, i quali si erano associati tra loro, con l’aggravante di agevolare la
‘ndrangheta, al fine di consumare una serie indeterminata di reati connessi e conseguenti
alla gestione delittuosa di flussi economici, costituendo – attraverso lo SCIMONE – società
all’estero al fine di riciclare fraudolentemente ingenti somme di denaro derivanti da “fondi
neri” creati attraverso le proprie attività illecite e giustificati da apparenti rapporti
commerciali.
GALLO Domenico, ancora, è risultato coinvolto nelle ulteriori seguenti indagini giudiziarie
pendenti presso altre Procure della Repubblica:
– operazione “Chaos” pendente presso il Tribunale di Vibo Valentia – condotta dalla
Compagnia della Guardia di Finanza di Vibo Valentia e conclusa nel 2017 con
l’esecuzione di provvedimenti restrittivi personali, nei confronti di 9 persone, tra cui il
proposto, per i reati, tra gli altri, di frode nelle pubbliche forniture, truffa aggravata ai
danni di ente pubblico e attentato alla sicurezza dei trasporti; nonché di provvedimenti
cautelari reali su beni immobili e compendi aziendali per un ammontare complessivo
stimato in circa €. 13.000.000.
Al riguardo, GALLO Domenico risulta imputato per i reati di frode nelle pubbliche
forniture, attentato alla sicurezza dei trasporti e truffa ai danni di enti pubblici nell’ambito
dell’esecuzione di un contratto di subfornitura di conglomerato bituminoso, relativo ai
lavori di ammodernamento del tratto Mileto – Rosarno dell’autostrada Salerno-Reggio
Calabria, risultato inadeguato allo scopo, inducendo in errore la committente “ANAS
S.p.a.”;
– operazione “Amalgama”, originariamente svolta dalla Procura presso il Tribunale di
Roma – condotta dall’Arma dei Carabinieri di Roma e conclusa nel 2016 con
l’esecuzione di provvedimenti restrittivi personali nei confronti di 21 persone, tra cui il
proposto, per il reato, tra gli altri, di associazione per delinquere finalizzata alla
commissione di delitti contro la pubblica amministrazione – ed attualmente pendente
innanzi al Tribunale di Bolzano.
In tale ambito, GALLO Domenico è gravemente indiziato di essere stato promotore e
organizzatore di un’associazione per delinquere costituita allo scopo di commettere una
serie indeterminata di delitti contro la pubblica amministrazione finalizzati a consentire
l’acquisizione, anche in capo a società al medesimo riconducibili, di commesse per la
realizzazione di grandi opere pubbliche (tra cui il VI lotto della Salerno – Reggio
Calabria e l’Alta Velocità Milano-Genova), attraverso numerosi episodi corruttivi.
Per condotte speculari a queste ultime, il medesimo è stato inoltre destinatario di misura
cautelare anche nel contesto dell’operazione “Arka di Noè” pendente presso il
Tribunale di Genova – svolta dal Nucleo di Polizie Economico-Finanziaria della Guardia
di Finanza di Genova e conclusa nel 2016 con l’esecuzione di provvedimenti restrittivi
nei confronti di 14 persone per i reati di corruzione, concussione e turbativa d’asta perpetrati – per quanto d’interesse – nell’ambito dei Lavori per le opere del “Terzo Valico
dei Giovi”.
Alla luce di tali risultanze, la locale DDA, nel doveroso esercizio del controllo di legalità volto
ad approfondire gli aspetti economico-imprenditoriali legati alla criminalità organizzata,
delegava al Nucleo di Polizia Economico Finanziaria di Reggio Calabria e al Servizio
Centrale Investigazioni Criminalità Organizzata della Guardia di Finanza, apposite indagini
a carattere economico/patrimoniale finalizzate all’emissione di una misura di prevenzione
patrimoniale.
Al riguardo, dopo aver delineato il profilo di pericolosità sociale dei proposti, anche
valorizzando le risultanze delle pregresse indagini, la pertinente attività investigativa è
stata indirizzata alla ricostruzione delle acquisizioni patrimoniali – dirette o indirette –
effettuate nell’arco temporale intercorrente dal 1979 alla data odierna, accertando:
– la sproporzione esistente tra il profilo reddituale e quello patrimoniale per entrambi i
proposti;
– il ruolo di imprenditore “mafioso” rivestito nel tempo da SCALI Gianluca, per conto della
cosca di riferimento e la conseguente “mafiosità” dell’impresa individuale “URSINI Lina”,
da questi gestita, in relazione al “metodo” con il quale la stessa impresa ha inquinato il
relativo settore di mercato alterandone la concorrenza;
– l’utilizzo da parte di GALLO Domenico di una serie di società direttamente o
indirettamente a questi riconducibili, o comunque nella sua disponibilità, attraverso le
quali ha illecitamente operato in diversi contesti territoriali sia provinciali sia nazionali,
nonché individuando – attraverso una complessa e articolata attività di accertamento e
riscontro documentale – i patrimoni dei quali gli stessi risultavano disporre, direttamente o
indirettamente, il cui valore era decisamente sproporzionato rispetto alla capacità reddituale
dichiarata ai fini delle imposte sui redditi, nonché le fonti illecite dalle quali i proposti
avevano tratto le risorse per la loro acquisizione.
In tale ambito, i citati Reparti individuavano con riferimento al percorso esistenziale dei
proposti, le condotte delittuose poste in essere, le frequentazioni, i legami parentali, i
precedenti giudiziari e gli altri elementi ritenuti fondamentali per la formulazione, ai sensi
della normativa antimafia, da parte della competente A.G., del prescritto giudizio
prognostico sulla pericolosità sociale, risultata per lo SCALI, “qualificata” dall’indiziaria
vicinanza alla cosca di ‘ndrangheta degli “Ursino” di Gioiosa Jonica (RC).
Alla luce di quanto sopra, il Tribunale di Reggio Calabria – Sezione Misure di Prevenzione –
su richiesta della citata DDA, con i provvedimenti in esecuzione, ha disposto il sequestro
dell’ingente patrimonio riconducibile ai proposti ed ai rispettivi nuclei familiari.
Complessivamente, è stato disposto il sequestro di 14 imprese commerciali (compresi
rapporti bancari, partecipazioni, n. 69 immobili e n. 36 veicoli), quote societarie, immobili
(fabbricati e terreni, tra cui una villa di pregio), beni di lusso (n. 12 orologi di noti marchi),
rapporti finanziari e assicurativi, nonché disponibilità finanziarie, per un valore complessivo
stimato in circa 212 milioni di euro.
Con l’operazione in rassegna, la Guardia di Finanza, deputata a svolgere l’imprescindibile
ruolo istituzionale di polizia economico-finanziaria, pone in essere un fondamentale passo
verso la definitiva restituzione all’intera collettività di importantissime risorse che proprio in
pregiudizio di quest’ultima erano state accumulate.
La posizione dominante assunta in importanti settori strategici delle commesse pubbliche
da parte di imprenditori che operano con modalità illecite ed in sinergia con le
organizzazioni criminali come la ndrangheta ha infatti prodotto, quale tragico contraltare,
l’estromissione dal mercato di numerose aziende con la conseguente perdita di
numerosissimi posti di lavoro e l’indisponibilità di reddito per altrettante famiglie.
In tale contesto, prosegue incessante l’azione della Guardia di Finanza diretta ad
ostacolare l’ingresso degli interessi criminali nell’economia legale. Ed invero, con l’odierno
sequestro, il valore dei beni sottratti alla ‘ndrangheta dalle Fiamme Gialle reggine,
nell’ultimo anno, sale a circa 566 milioni di euro.