Videoconferenza dall’istituto comprensivo “Pascoli-Alvaro” della Città reggina, ed avendo in collegamento l’Ite “Grimaldi-Pacioli” catanzarese e l’istituto comprensivo statale “Vallelonga” vibonese, nel contesto più ampio del progetto Biesse “Giustizia e Umanità – Liberi di Scegliere”, promosso dall’associazione culturale “Bene Sociale”, godendo del patrocinio del Consiglio regionale della Calabria ed avendo quale ospite d’onore il presidente del Tribunale dei Minori di Catania, la cui battaglia per liberare i ragazzi della criminalità organizzata è finita in un libro avente a titolo “Liberi di Scegliere”, per l’appunto, curato con Monica Zapelli.
di Antonio Baldari
“Avrei voluto chiedere se il carcere può essere educativo o distruttivo, per una persona, una volta subìta la condanna ma…”, ma purtroppo, concludiamo noi, non ve n’è stato il tempo materiale per Sara, alunna del terzo anno di Siderno, dopo oltre due ore di videoconferenza dall’istituto comprensivo “Pascoli-Alvaro” della Città reggina, ed avendo in collegamento l’Ite “Grimaldi-Pacioli” di Catanzaro e l’istituto comprensivo statale “Vallelonga” di Vibo Valentia, nel contesto più ampio del progetto Biesse “Giustizia e Umanità – Liberi di Scegliere”, promosso dall’associazione culturale “Bene Sociale”, godendo del patrocinio del Consiglio regionale della Calabria ed avendo quale ospite d’onore il giudice Roberto Di Bella, presidente del Tribunale dei Minori di Catania, la cui battaglia per liberare i ragazzi della ‘ndrangheta è finita in un libro avente a titolo “Liberi di Scegliere”, per l’appunto, curato con Monica Zapelli.
Un momento di grande intensità, quello vissuto nella scuola sidernese che ha organizzato l’incontro grazie al supporto tecnico del professor Cicciarello perfezionando al meglio il collegamento, ed a tutti i docenti presenti seguendo i ragazzi con la consueta attenzione e premura, certamente un momento dalle forti emozioni allorquando è stata toccata la delicatissima tematica riconducibile alla criminalità organizzata.
Particolarmente nelle suddette aree geografiche della Calabria ad alta densità criminale “Ancorché, ormai si possa parlare di un fenomeno di portata nazionale per non dire mondiale” – ha sottolineato Bruna Siviglia, che ha introdotto e moderato il meeting via web, nell’espressa qualità di presidente nazionale nonché fondatrice di Biesse – associazione “Bene Sociale” rivolgendosi particolarmente a loro.
E soprattutto a loro, ai ragazzi ed alle ragazze, ai giovani studenti e studentesse del Reggino, del Catanzarese e del Vibonese, rispettivamente introdotti alla manifestazione dalla professoressa Fabiola Morello; dal professor Gaetano Mancuso e dalla professoressa Maria Galloro, nel momento specifico in cui si è parlato più estesamente di ‘ndrangheta, l’organizzazione criminale che la fa da padrone in Calabria, e non solo, ed in special modo del coinvolgimento dei bambini/ragazzi che vengono avviati a seminare terrore e morte sin da quella tenera età.
“Tutto il lavoro ha affascinato e appassionato i nostri giovani – ha esordito con il dire la referente della “Alvaro”, Fabiola Morello – che grazie al libro, al film, alle rielaborazioni e dibattiti fatti, hanno affrontato un argomento spinoso per loro, perché costellato di stereotipi e luoghi comuni in modo accattivante e soprattutto attraverso una prospettiva che mette in primo piano proprio loro, che guarda a loro come la chiave per un mondo migliore, molti di loro hanno riscoperto lo Stato e le istituzioni come entità vive – ha epilogato la referente dell’istituto sidernese – vicine alla gente comune e preoccupate dei giovani, ma soprattutto amiche con le quali cooperare”. Da cui ne è derivata l’entrata del giudice Di Bella, molto aperto verso i ragazzi a cui non si è sottratto, rendendosi disponibile per ogni genere di chiarimento e/o chiosa su ogni punto toccato dalle loro, ferventi, domande, provenienti da Siderno, Catanzaro o Vibo che fosse; nello specifico il presidente del tribunale catanese ha invitato i ragazzi a vedere “La fine che fanno coloro che abbracciano la ‘ndrangheta, che promettono di vivere meglio ma che poi vanno a finire in carcere – così Di Bella in uno dei suoi interventi – soprattutto a Reggio Calabria, dove ho maturato molta esperienza con i ragazzi, ho parlato con molti di loro, ho visto le condizioni in cui versavano e c’è stato anche chi aveva capito di essersi stancato della cultura di violenza, omicidi e morte a cui anche loro avevano contribuito, facendo del male ad altri ma soprattutto a sé stessi”.
Saluti e convenevoli finali con appuntamento al prossimo 14 maggio, in quel di Reggio Calabria, in occasione della premiazione dei ragazzi partecipanti al progetto con la forma che hanno ritenuto più opportuna, la forma senz’altro migliore essendo liberi…di scegliere!