di Gianluca Albanese
SIDERNO – Le ultime pagine del decreto di fermo di indiziato di delitto a carico dei soggetti coinvolti nell’operazione “Insubria” (che ha confermato e documentato l’esistenza di numerose locali di ‘ndrangheta nel Nord Italia, arrivando a riprendere i riti di affiliazione e i vari summit) offrono un mirabile esempio di relazioni dirette tra cittadini e istituzioni.
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Già, perché se l’attenzione mediatica del giorno dell’emissione dei provvedimenti restrittivi a carico di Larosa Giuseppe classe ’65 (alias “Peppe la mucca”), Valente Pasquale classe ’62 e Bruzzese Salvatore classe ’52 (nella foto) che rappresenta il nuovo capo locale di Grotteria, si è concentrata sulle “mangiate” di ‘ndrangheta e il loro menu, sui riti di affiliazione, i tagli sulle spalle dei nuovi adepti e le pillole di cianuro sul tavolo, questa testata intende soffermarsi su una relazione di servizio dei Carabinieri risalente a cinque anni fa e allegata al decreto di fermo dei tre suindicati soggetti, che documenta un incontro avvenuto il 25 giugno del 2009 tra Natile di Careri e Platì.
Una riunione propiziata dall’imprenditore agricolo di Natile Domenico Sergi, che due giorni prima parlava al telefono col reggino Luigi Alparone di graduatorie regionali alle quali il Sergi e altri imprenditori locridei (tra cui il sidernese Rocco Scarfò), speravano di essere inclusi, di ipotesi di ricorsi e, soprattutto, di finanziamenti che l’Ente Regione erogava a chi di quelle graduatorie sarebbe entrato a far parte.
In particolare, Alparone, secondo le intenzioni dei conversanti, avrebbe dovuto coinvolgere una persona in grado, tra l’altro, di aiutare Sergi a risolvere degli imprecisati problemi con “il sindaco”.
Il punto è che a quella riunione avrebbero dovuto prendere parte non solo Sergi e Alparone ma anche l’allora reggente della locale di Grotteria Focà Domenico (accompagnato dal pregiudicato Luglio Cosimo, suo compaesano), l’imprenditore Belcastro Giuseppe (genero di Focà Domenico e in affari con Scarfò Rocco), accompagnato dall’imprenditore Buttiglieri Roberto, e tale De Stefano Domenico.
Insomma, c’era grande attesa per questa riunione che avrebbe dovuto aver luogo il 25 giugno di cinque anni fa, tanto che se ne parlava spesso nelle telefonate intercettate dagli inquirenti, e tale da predisporre un servizio di controllo da parte dei Carabinieri mediante “dispositivo dinamico”, ovvero con un’automobile, che ha ripreso tutti gli spostamenti di Belcastro Giuseppe, da quando è uscito di casa alle 8 di mattina fino a quando ha imboccato il bivio per Natile e Platì.
Dalla relazione di servizio allegata al decreto di fermo, emerge che per aver informazioni (e rassicurazioni) sulle graduatorie per ottenere finanziamenti regionali, gli interessati non si sono recati nei palazzi dell’assessorato a Catanzaro, ma direttamente sul posto, ovvero a Natile Nuovo laddove bisognava discutere di serre ubicate in loco, e risolvere non meglio precisati problemi col soggetto denominato “il sindaco”.
Già, meglio andare sul posto, soprattutto se in una delle automobili controllate dai Carabinieri sulla strada provinciale 12 (all’intersezione del bivio Aspromonte di Natile Nuovo) c’erano politici di alto rango, come il consigliere regionale Alessandro Nicolò, e l’ex consigliere comunale di Reggio Calabria Antonio Camera.
Proprio così, pur di risolvere i “problemi col sindaco” di Domenico Sergi, il vicepresidente della sesta commissione in consiglio regionale (Affari dell’Unione Europea e relazioni con l’estero) Sandrò Nicolò, si è scomodato ed è venuto a Natile Nuovo, accompagnato dall’ex consigliere comunale reggino Antonio Camera, che vent’anni fa veniva deferito alla Procura della Repubblica, presso il Tribunale di Reggio Calabria, unitamente ad altre persone perché ritenuto a vario titolo, responsabile, in concorso, del delitto di abuso d’ufficio per aver adottato illegittime delibere.
Insomma, Domenico Sergi voleva andare sul sicuro, per sistemare «Alcuni problemi col sindaco» e si è garantita la presenza di un politico di rilievo regionale come Nicolò, ma anche un “uomo di rispetto” della ‘ndrangheta come Domenico Focà, già reggente della locale di Grotteria durante il periodo di latitanza dell’allora boss Bruzzese Carmelo (coinvolto, insieme ad Andrianò Emilio e lo stesso Focà Domenico nell’operazione “Crimine”), prima dell’ascesa di Bruzzese Salvatore (nella foto) fermato ieri che divenne così il capo ‘ndrangheta di Grotteria oltre che “capo società” di Cemernate, come identificato dalla Procura della Repubblica di Milano.
Per la cronaca, il consigliere regionale uscente Alessandro Nicolò è capolista di Forza Italia nel macrocollegio di Reggio Calabria alle elezioni di domenica prossima.