di Mario Murdolo
BIVONGI – Priama di addentrarmi nella drammatica storia del piccolo Nicholas Green voglio parlare della nobile iniziativa realizzata dal Comune di Bivongi per ricordare la indimenticabile e tragica sua morte e il nobile gesto di altruismo e grande valore morale dei suoi genitori.
Ebbene, non era passato neanche un anno dal fatto che al Comune di Bivongi arriva da parte dell’Asociazione Nazionale Dello Stato Civile e Anagrafe (ANUSCA), l’invito a intitolare un qualcosa (una via, una piazza, una villa) al povero Nicholas Green.
La decisione fu immediata e si scelse di intitolare il Parco naturale. Alla presenza di autorità quali il Procuratore della Repubblica Lombardo, Il Capitano dei Carabinieri di Roccella, oltre 500 volontari donatori della Lados e nunerosi cittadini. Dopo i saluti di rito, Anna Maria Simonetti lesse, emozionatissima, il messaggio mandato da papà Green che si scusava di non poter essere presente e che recitava cosi in inglese – “Questo luogo deve essere un posto di gioco, di gioia per tutti i bambini.” Indine il Parroco Don Enzo benedisse e consacrò questo merviglioso Parco. Ora di seguito vi racconto la storia di Nicholas Green che da una parte ha un risvolto tragico e triste ma dall’altra, con lui ne salvò sette vite.
Mi chiamo Nicholas Green sono nato a San Francisco – Stati Uniti, il 9 settembre 1987, e sono un bambino buono e generoso. A sette anni ne 1994 andai in vacanza in Italia con i miei genitori, Reginald e Maggie, e la mia sorellina Eleonor, di 4 anni. Abbiamo visitato Firenze, Roma, e Pompei e poi ci siamo diretti verso la Sicilia percorrendo la Salerno Reggio Calabria con un’auto di noleggio. Disgraziatamente la vettura sulla quale c’era la mia famiglia fu scambiata per l’auto di un ricco gioielliere e così un gruppo di rapinatori azzardarono un tentativo di rapina a mano armata nei pressi dell’uscita delle Serre, vicino Vibo Valentia. La rapina finì male e io rimasi gravemente ferito. Venni ricoverato al centro neurologico del policlinico di Messina, ma nonostante tentativi disperati ad ottobre del 1994 sono morto. Fu una tragedia assurda che però d’improvviso i miei genitori riuscirono a trasformare in una pagina di speranza attraverso un gesto di assoluta bontà e altruismo. Mamma e Papà infatti nonostante il dolore immenso e la disperazione decisero di donare ad altre persone i miei organi, il mio cuore, il mio fegato, il mio pancreas, i miei reni, e le mie cornee. E così la mia morte non è stata inutile ma ho potuto salvare la vita a 5 persone – 4 ragazzi e un signore e ridare la vita ad altre due. La mia storia in brevissimo tempo fece il giro del mondo e la mia famiglia green venne sommersa di tante lettere, messaggi, di stima. Il loro gesto contribuì in modo decisivo a promuovere la la cultura e la diffusione della donazione degli organi, per non parlare delle tante stade, ville, parchi, piazze e quant’altro in mio ricordo. In questi giorni avrei compiuto 30 anni e magari avrei avuto la gioia di avere una moglie e dei bei figli qui con me, ma nonostante il destino mi sia stato avverso, io vivo ancora non solo nelle 7 persone che ho salvato ma anche nelle altre che ho contribuito a salvare, col mio esempio, nel cuore e mella mente di tutto il mondo, e nel cuore disperato e distrutto di papà Reginald, mamma Maggie e la cara sorellina Eleonor.