di Nicola Frammartino*
CAULONIA – Lo sbarco di 209 migranti sulle coste cauloniesi, avvenuto la notte di Pasqua, e le vicende successive hanno destato costernazione in tanti Cauloniesi anche per l’uso che ne ha fatto l’on.le Matteo Salvini. Passato il primo momento di confusione l’episodio è stato chiarito: i genitori di Focà hanno impedito il trasferimento dei migranti nella loro scuola, non per motivi razzistici, ma per difendere la scuola dei loro figli. Il chiasso che ha suscitato la vicenda è nato dall’immagine che nel passato è stata data di Caulonia, “Caulonia paese dell’accoglienza”. Di conseguenza, per tanti giornali è stato un ghiottone prelibato passare dallo slogan, “Caulonia paese dell’accoglienza” a quello opposto, “Caulonia paese razzista”.
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Caulonia non è un paese razzista, ma neanche un paese dove la cultura antirazzista abbia chissà quale radicamento. Io penso che bisogna stare sempre vigili, perché Caulonia è uno dei tanti luoghi di questo comprensorio e di tutta l’Italia: non è razzista fino a quando non si creano le condizioni per diventarlo. L’indignazione esasperata e, talora sgangherata, contro le dichiarazioni dell’on.le Matteo Salvini non mi è piaciuta: vi ritrovo l’emergere di un vizio antico degli intellettuali meridionali: non hanno mai nulla da ridire sulle scelte degli stessi merdionali: trovano le cause dei nostri mali negli altri, in Cavour, in Garibaldi, in Giolitti e oggi in Salvini. E’ importante capire che Salvini non è una figura straordinaria nel panorama poltico del nostro Paese: di uomini e donne come lui, magari più accorti, sono piene le nostre classi dirigenti.
Il razzismo è come la lebbra. Esso viene da molto lontano ed è radicato nella nostra storia e nella nostra cultura più di quanto comunemente non si creda. Esso ha preso di volta in volta la forma di teorie pseudo scientifiche o di teorie politiche, ma si è sempre espresso in regimi politici fondati sulla violazione dei fondamentali diritti umani di gruppi etnici, culturali, religiosi, diversi dai propri. Il razzismo è sempre stato prodotto dagli intellettuali cui i gruppi dominanti hanno, in ogni tempo, affidato il compito di giustificare e legittimare il loro dominio. Al suo fondo ci sono sempre interessi economici e finanziari.
Gesù aveva predicato l’uguaglianza. Come giustificare lo schiavismo, la tratta dei neri d’Africa, il colonialismo? Affermando l’inferiorità degli indios e dei neri dell’Africa o dei gialli d’Asia: il razzismo non è innocente
Miliardi di uomini oggi muoiono di fame, perché questo mondo è sommamente ingiusto. Da qui nasce la violenza: le guerre, il terrorismo, il razzismo.
Per anni si è detto che Caulonia fosse il paese dell’accoglienza. I più attenti osservatori sapevano che non era vero. Intanto, perché era la politica dell’accoglienza che era fallita in Italia e poi perché non abbiamo fatto quello che tutti dovevamo fare per integrare gl’immigrati ai nativi. Non è stata un’idea intelligente introdurre nella nostra comunità uomini e donne così distanti dalla nostra cultura e dalla storia senza ragionare tutti insieme. Da qui l’opposizione della gente comune verso il progetto di accoglienza.
“L’accoglienza è un valore assoluto”, ha detto il Vescovo di Locri. Parole sante. Questo è il punto di ripartenza per una nuova accoglienza a Caulonia. Bisogna, anzitutto, eliminare i tratti che l’avvicinano alla politica “assistenzialistica” del passato che ha fatto tanto male al Mezzogiorno. Lo scambio tra accoglienza e denaro, tra accoglienza e potere non ci pare che sia quello a cui pensa il Vescovo di Locri. La decisione di alcuni cittadini di Focà si colloca in questo contesto che ha esacerbato il loro animo. Alcuni amministratori del Comune di Caulonia, in un primo momento, non hanno capito tutto ciò e hanno avuto una reazione sbagliata. I genitori degli scolari di Focà non sono razzisti e non sono facinorosi più di quanto non lo siamo tutti noi. Sono genitori preoccupati, per le parole che in questi anni hanno circolato senza che fossero contrastate da un’informazione corretta, circa i pericoli di malattie infettive di cui i migranti sarebbero portatori. Io sento un’immensa vicinanza verso i migranti per le loro sofferenze senza fine e una grande solidarietà verso i cittadini di Focà, per le ingiuste accuse subite. In questo mondo complesso e difficile da capire, trovo nel Magistero di Papa Francesco, una luce che brilla nel cielo del mondo, una guida sicuraanche in questa materia.