RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO LA SEGUENTE LETTERA APERTA DA PARTE DI ALCUNI CITTADINI DI BIVONGI
Cari concittadini,
siamo alcuni clienti del bar/ristorante “Le Cascate” di Bivongi e, per quanto di nostra conoscenza, non siamo persone “pregiudicate e/o pericolose de/luogo”, ma abituali frequentatori che spesso “protraiamo la nostra permanenza anche fino a tarda ora”.
Apprendiamo dall’ordinanza del Questore di Reggio Calabria, che, il locale da noi frequentato, è teatro di “reiterati episodi di violenza, tumulti e risse posti in essere dagli avventori dell’esercizio” e che lo stesso locale “offre agli abituali avventori occasioni per concordare attività delittuose anche gravi e trasgredire alle più elementari norme di civile convivenza, presentando ciò rilevanti aspetti negativi sotto il profilo dell’ordine e della sicurezza pubblica”.
Pur essendo assidui frequentatori non abbiamo mai assistito a “episodi di violenza, tumulti e risse” né abbiamo visto qualcuno “concordare attività delittuose anche .gravi” eccetera eccetera all’interno o nelle vicinanze del locale.
Siamo consapevoli di non vivere in un’isola felice esente da fenomeni di criminalità che anzi condanniamo e, nel nostro piccolo, combattiamo, ma reputiamo la suddetta ordinanza ingiusta e iniqua.
Il locale in questione, ora gestito dalla famiglia Graziani, è stato fin dalla sua apertura punto di incontro e di aggregazione per persone di ogni età; un luogo dove i bambini festeggiano i compleanni, le famiglie mangiano la pizza, i ragazzi guardano le partite e gli anziani si fanno una sana partita a scopa: in poche parole il locale ha una sua funzione di spazio di socia/izzazione.
La prowisoria sospensione della licenza, perciò, invece di rappresentare un giusto ed equo provvedimento in favore alla legalità, va a colpire in modo scorretto e la cittadinanza tutta, e il gestore del locale stesso sia da un punto di vista morale che da quello (non meno impprtante) economico.
Il fatto è ancora più grave se si considera che è avvenuto a cavallo della più importante festa religiosa del paese, attrattiva per numerose persone dei paesi vicini e per gli emigrati, molti dei quali, sentendosi privati del loro punto di incontro abituale, affermavano “non sembra nemmeno di essere a Bivongi”.
Noi, i firmatari di questa lettera, nonché “abituali frequentatori che spesso si protraggono fino a tarda ora” manifestiamo il nostro dissenso verso questa che reputiamo un’ingiustizia che non ha precedenti nel territorio, e ci rifiutiamo di immaginare una logica da coprifuoco retaggio culturale di paesi tipicamente mafiosi.
Ai cittadini Bivongesi