R. & P.
Dice di aver sempre pensato che la sua responsabilità di artista debba andare oltre la musica, pertanto quel suo flauto e l’enorme sensibilità che sgorga dalla sua voce è come un mezzo per avviluppare le anime e stabilire con ciascuna di esse un contatto speciale. Nour Eddine Fatty, noto musicista del Marocco, erede di una famiglia di musicisti itineranti e maestri guaritori del Rif è, come la sua arte, al servizio delle persone, della pace e dell’integrazione. Nell’ultima settimana di giugno sarà in Calabria: venerdì 26, alle 19.30, a Locri, a “Casa Ilenia” (info e prenotazioni per la serata e per organizzare presentazioni del libro, chiamare Ilenia Caccamo al +39 328597796 casailenia2.2@gmail.com), mentre domenica 28, dalle ore 18.30, alla Casa delle Erbe della Locride, ad Antonimina (info e prenotazioni Marò D’Agostino +39 339 401 8497, arkemar2016@libero.it).
L’occasione è la presentazione del suo libro “L’esilio del flautista. Hijra”, edito da Maison des Maitres, fresco di stampa per la tipografia locrese di Franco Pancallo. Alla Calabria il musicista è molto legato da fili forti e ricorrenti avendo trovato in questa terra, in varie fasi della sua più che ventennale permanenza italiana, motivi di condivisione artistica, calorosa ospitalità e stimoli per opere cruciali della sua carriera. Ha mescolato la musica delle origini con la tarantella calabrese con il progetto Taragnawa con Danilo Gatto e Phaleg e successivamente ha intrecciato i suoi suoni con quelli di Mimmo Cavallaro.
Ilenia Caccamo, che ha
collaborato alla pubblicazione del libro, ha deciso di condividere il progetto
del recital, i cui contenuti convergono in qualche modo con quelli di Casa
Ilenia: promuovere, organizzare e diffondere la conoscenza e la cultura fra
popoli. Per festeggiare il proprio compleanno l’associazione regalerà ai soci la
prima calabrese dell’evento. Sul
terrazzo allestito come un ambiente berbero, accogliente ed essenziale,
degustando un tè à la mente e un buffet originale marocchino, i partecipanti, opportunamente
distanziati, potranno accogliere tutta l’emozione delle melodie di Fatty.
Altro scenario quello creato da Marò D’Agostino alla Casa delle Erbe della
Locride. “L’esilio del flautista: Hijra” si svilupperà come un happening lungo
il parco, seguendo un sentiero che è come la metafora stessa di un viaggio, di
un attraversamento di luoghi, di vicende, di luci e di ombre. Dal giardino
secco, al boschetto, tra i colori e i profumi della sera che si imbrunisce fino
a costellarsi di lucciole, nel piccolo auditorium sotto le querce la voce del
Maestro troverà un accompagnamento orchestrale, naturale ancorché insolito, nel
suono dell’acqua della fiumara, nel cinguettio degli uccelli e nelle voci degli
animali al ricovero, nei rintocchi delle campane del paese vicino, nel vento.
Una sicura esperienza sensoriale. Nour Eddine Fatty, nei due incontri ionici, tradurrà il suo libro in versi parole ed emozioni, le note eleganti e struggenti del suo flauto a catalizzare l’attenzione e le energie dei presenti; un dialogo certamente coinvolgente ed intenso, che disegnerà, chissà, un altro punto cruciale nella sua esperienza di emigrante arrivato in Italia, nel 1993, da un paese in via di sviluppo, alla ricerca di una identità culturale ed economica più vicina ai suoi sogni di democrazia e libertà. Metterà in suono le difficoltà, le peripezie della Hijra, le speranze e le umiliazioni, la dolorosa quotidianità dell’esule; dirà del coraggio di vivere ai margini e di confrontarsi ogni giorno col mondo gestendo il proprio talento con quella disposizione tuttavia positiva che gli ha fatto incontrare Tony Esposito e l’ingaggio in un film. Ora sembra difficile credere che dietro i dodici cd registrati, le tante colonne sonore commissionategli, gli oltre mille concerti, tra cui quello interreligioso voluto da papa Benedetto XVI, ci sia stata una storia di clandestinità e di indigenza. E invece c’è stata e può fornire un esempio e molte speranze. Non mancate.