di Antonio Baldari
ROCCELLA JONICA – Il biglietto da visita non è dei migliori iniziando l’incontro con ben quaranta minuti di ritardo, brutta figura per una manifestazione annunciata in pompa magna e segno simbolico di una Calabria in atavico stato di arretratezza; poi, però, si parte con il tema posto a base del tavolo di discussione, “Verso i nuovi appalti pubblici, dalle direttive europee alla riforma del codice dei contratti”, presso l’ex convento dei Minimi di Roccella Jonica, ed è subito il sindaco padrone di casa, Giuseppe Certomà, a dare il “la” alla sala all’uopo allestita, e stracolma in ogni ordine di posto, quando attacca con il dire che “lo scorso 9 luglio, con l’inaugurazione della variante sul centro abitato di Roccella, abbiamo gioito ma non si può accettare tutto questo con trent’anni di ritardo”, e giù i primi applausi dell’uditorio.
Che poi ascolta quasi in religioso silenzio i successivi interventi che vede uno scatto di reni della politica con il giovane ma già vaccinato presidente del Consiglio regionale della Calabria, Nicola Irto, nel momento in cui asserisce che “Oggi, questa riforma è importante perché gli appalti pubblici ed il nuovo codice dei contratti aggregano più soggetti, certamente alla Calabria non basta l’approvazione di Camera e Senato ma bisogna intervenire con maggiore decisione aggiornando e correggendo tutto ciò che appartiene al passato e le sue storture”.
Che altro poi non è se non il giusto assist introduttivo al senatore Stefano Esposito, relatore della legge delega sugli appalti per il recepimento delle direttive, pregevolmente dato in pasto al qualificato pubblico presente dall’architetto Paolo Malara, presidente dell’ordine degli architetti ppc e pure nelle vesti di moderatore del meeting, nel momento in cui quest’ultimo afferma che “E’ questo un importante momento per i lavori pubblici, di certo il progetto deve ritornare al centro della comunità e della pubblica amministrazione, gli architetti devono far sì che si cambi campo e direzione” – afferma il numero uno degli architetti reggini, a cui l’esponente di palazzo Madama si accoda dimostrando di avere svolto per bene il compitino con una pletora di buoni propositi che andranno tradotti in approvazione definitiva dal Parlamento della repubblica entro e non oltre il prossimo 18 aprile 2016, pena forti sanzioni da parte dell’Europa per quella che sarebbe l’ennesima figuraccia tricolore, italiano chiaramente, nel vecchio continente.
Esposito dice senza mezzi termini che “Si sta cambiando tutto perché così non si può andare avanti, ci sono delle direttive europee ben precise che ci obbligano a finirla con le deroghe per i cosiddetti “Grandi Eventi”, non c’è straordinarietà che non sia vera straordinarietà, in questo c’è spazio solo per le calamità naturali”; e poi ancora, “Dobbiamo risolvere il nodo legato al massimo ribasso perché l’offerta economicamente vantaggiosa non è la soluzione perché molto spesso si decide prima il vincitore, inoltre, è questo è il cuore della riforma ed è la scommessa per il futuro, bisogna trovare un modo per abbassare il numero delle stazioni uniche appaltanti, troppe le 25mila oggi in campo”.
Un insieme di belle idee smontate dall’intervento apparentemente soft di Giuseppe Lombardo, sostituto procuratore presso la Dda di Reggio Calabria che parte in quarta con una citazione di Giovanni Falcone che ammoniva “Il problema non è quello dell’aggiudicazione ma dell’esecuzione”: Lombardo chiosa come “Abbiamo seguito i lavori legati all’A3 ed alla statale 106 e ci siamo resi conto che non trovavamo alcunché di interessante nel momento in cui c’era la fase preparatoria dell’appalto, salvo poi capire che era quella dell’effettuazione dei lavori, apparentemente tranquilla, che faceva gola alla ‘ndrangheta, vedi il cantiere di Palizzi per il quale anche la carta usata sul cantiere veniva acquistata ad Africo, il che ci diceva che qualcosa non tornava…”, per poi affondare i colpi sulla tematica della legislazione degli appalti e dei contratti, “Che dev’essere chiara e snella, asciutta, perché la magistratura non ha interesse ad intervenire, quasi essendo invadente, non crediate che si voglia essere sempre presenti, certo se non si sblocca questo meccanismo è inevitabile poi intervenire”.
Un vero e proprio fiume in piena il giudice originario di Monasterace, più volte applaudito con evidenza, che ne ha anche per l’Ordine pubblico “Perché, vedete, noi lavoriamo anche con la banca dati, che è una cosa seria, ma non possiamo sentirci dire che quella dei Carabinieri non è collegata a quella della Polizia”, e sono stati ancora applausi a scena aperta per queste autentiche scudisciate, regalate infine anche alla politica perché “Nel momento in cui sento parlare di calamità naturali, io domando, ricordando l’alluvione di Roccella Jonica del 2000, con tutti gli inerti che sono venuti giù, a valle, ma dico non dovevamo forse intervenire per chiarire di chi fosse quella manina che ha mosso tutto quel materiale? Se un costone viene dato per pericoloso e poi c’è l’alluvione che lo porta giù, di chi è la colpa, della calamità naturale o di chi ha impedito che fosse messo in sicurezza prima?”.
Per degli interrogativi, pesantissimi come macigni, posti dal procuratore di Reggio Calabria che hanno originato ancora applausi ma parecchio a denti stretti in più di uno dei presenti.