di Patrizia Massara Di Nallo
REGGIO CALABRIA – La nave umanitaria tedesca “Sea-Eye 4” con a bordo 144 migranti è arrivata nel porto di Reggio Calabria. Dei migranti, soccorsi al largo della Libia, un gruppo di 84 provengono dal Gambia, Costa D’Avorio, Somalia, Camerun, Etiopia, Guinea, Mali, Senegal e Ghana e un altro gruppo di 60 provengono 47 dalla Siria, mentre gli altri dall’Egitto, dal Bangladesh, dal Pakistan, dal Sudan e dal Burkina Faso.
Sono 20 i minori non accompagnati, due i neonati e vari gruppi familiari. Si apprende da ambienti istituzionali che l’ONG avrebbe soccorso i migranti in acque internazionali nonostante la volontà di intervenire della guardia costiera libica e per questo è stato disposto il suo fermo amministrativo. La prefetta Clara Vaccaro ha affermato in loco: 《L’eventuale fermo amministrativo, per me non è la cosa principale. L’importante è che siano sbarcati e che adesso li sistemiamo. Peraltro appena sbarcano i migranti salgono sul pullman per andare a Gallico. Tutto il resto verrà. Tutto quello che c’è da fare da un punto di vista amministrativo verrà fatto. Non è questa la priorità in questo momento》. ( Fonte Ansa, ndr).
Vogliamo sottolineare che, al di là del credo religioso e dei propri principi etici, tutti siamo chiamati, prima o poi, a confrontarci con un forestiero o ad esserlo noi stessi. E per forestiero intendiamo, nel senso strettamente etimologico del termine, sia colui che viene da fuori sia colui che è fuori dalla cosiddetta normalità, dagli schemi sociali condivisi. Il grado di civiltà di un popolo peraltro si misura anche dalla solidarietà dimostrata verso chi è più sfortunato e vive lontano da casa e dagli affetti più cari.
In antropologia culturale, che studia anche l’evoluzione dei vari gruppi umani, si definisce “etnocentrismo” l’atteggiamento di chi giudica gli altri gruppi etnici in base alla propria cultura ed ai valori che da essa derivano. Nasce quindi la “paura del diverso”, un vero e proprio senso di smarrimento che coglie chi si relaziona con atteggiamenti o culture diverse dai propri. Basti pensare agli emigranti delle nostre città e anche a noi stessi Calabresi che fino a poco tempo fa (e purtroppo anche oggi) emigravamo in massa in varie zone d’Italia per trovare lavoro venendo quasi sempre discriminati da alcune aziende.
Il controsenso è che oggi le stesse aziende dichiarano come loro responsabilità sociale (sotto cui si nasconde un immediato riscontro pubblicitario) quella di aiutare, con campagne ad hoc, le popolazioni africane. “Siamo veramente tutti uguali, lo giuro”, ha dichiarato Luigi Luca Cavalli-Sforza, genetista di fama mondiale e dal 1992 Professore Emerito di genetica all’Università di Stanford in California, che ha dedicato tutta la vita a ricostruire la mappa storico- geografica delle popolazioni per precisare le vie lungo le quali sono avvenute le migrazioni umane. Il risultato è la verità, ormai incontrovertibile, che le razze umane non esistono e che la distinzione è esclusivamente basata sulle caratteristiche non genetiche ma estetiche, le uniche che potrebbero evidenziare delle diversità. I geni dei fenotipi sono quindi variati esclusivamente in risposta all’ambiente e al clima come hanno dimostrato le recenti ricerche sul DNA e sul genoma umano. Vengono naturalmente meno le teorie razziali genitrici irrazionali e giustificatrici di tante sanguinose guerre che scoppiano in realtà solo per l’odio verso il “diverso” e il folle desiderio di alcuni popoli di imporre l’egemonia su altri.
E’ più esatto parlare di etnie diverse solo ad evidenziare l’importanza delle diversità culturali sedimentate durante i percorsi storici dei popoli. Nonostante la rivoluzione digitale abbia reso il mondo un “villaggio globale”e abbia quindi contribuito ad avvicinare tutti i popoli, rimane imperante la paura del diverso. “Le cose ignote fanno più paura che le conosciute” scrisse Giacomo Leopardi e secondo Franklin Delano Roosevelt “la sola cosa di cui dobbiamo avere paura è la paura stessa”. L’incontro con il “diverso” dovrebbe essere un fattore di arricchimento umano e culturale e in questa direzione è nata e si va consolidando una nuova concezione teorica della democrazia in cui la differenza pluriculturale è considerata un valore.
La stessa storia infatti ci insegna che le società più evolute e dinamiche sono sempre state quelle aperte agli altri e in cui si è verificato l’incontro di più culture: fra le civiltà classiche l’antica Roma, per esempio, crogiuolo di etnie provenienti da tutte le sue province e oggi la società nordamericana dove l’accelerazione del progresso è stata favorita dalla mescolanza di tanti popoli sopraggiunti attraverso le ondate migratorie. Non dovrebbe essere poi tanto difficile mettere in pratica il principio cristiano dell’accoglienza e della condivisione ( ero forestiero e mi avete ospitato…) visto che l’intelletto umano è naturalmente pieno di curiosità per tutto ciò che è nuovo e sottolineiamo quindi “diverso”.
(foto fonte Wikipedia)
Alcuni anni fa veniva riportato che a Roma in un negozio, a due passi da San Pietro, era entrata una clochard e, prima che i commessi se ne fossero resi conto, si era comodamente messa a dormire in vetrina. La titolare del negozio, dopo aver provato a farla spostare da quell’inconsueto ricovero, aveva dovuto chiedere l’intervento della polizia per alfine sortire l’esito sperato. Come scrisse Torquato Tasso nella “Gerusalemme liberata”: “E’ il sonno, ozio de l’alme, oblìo de’ mali” e come ha detto un grande psicologo americano, S. Asch,: “Noi cerchiamo la compagnia degli altri… perché cerchiamo di metterci in rapporto significativo con il mondo che ci circonda… Il bisogno di comunicare con gli altri, di parlare, di divertirsi con loro e di partecipare le nostre impressioni è reale ed imperioso come la fame e la sete”.
E molti anni fa un noto giornalista della R.A.I., Paolo Frajese, si travestì da barbone e incominciò a chiedere l’elemosina per potere filmare le reazioni della gente che gli si avvicinava: molti lo schivarono, alcuni gli diedero qualche spicciolo e forse uno soltanto si fermò a parlare con lui. Varie leggende metropolitane parlano di barboni che diventano, prima nei pettegolezzi di qualcuno e poi nell’immaginario collettivo, dei nababbi con ingenti patrimoni immobiliari e bancari. Il pregiudizio e l’intolleranza, quand’anche non si trasformino in scherno, tendono a stabilire e a consolidare una mortificante gerarchia tra gli uomini. Basterebbe infatti un sorriso, un gesto di comprensione o un’elemosina non gettata in tutta fretta per rimediare alla vera povertà costituita sopratutto dalla solitudine Ma tu guardi negli occhi quello a cui fai l’elemosina? Gli tocchi la mano?così ha spesso ripetuto nelle sue omelie Papa Francesco.