di Simona Ansani
Sono 105 le vittime, donne, uccise da uomini che pensavano le amassero. L’ultima è Giulia, la sua scomparsa insieme all’ex fidanzato ha tenuto col fiato sospeso l’italia intera, sperando in qualcosa di positivo, in quel lieto fine mai arrivato. L’elenco è lunghissimo, il più lungo del 2022, la maggior parte di loro, morte perché si sono presentate a quell’ultimo incontro con l’assassino che voleva vederle per l’ultima volta, per parlare, per un chiarimento, per provare a ricucire. E noi, ci caschiamo, per pena, tenerezza, per questa dannata sensazione di crocerossina che si trova radicata dentro ognuna di noi.
Invece, care donne, non vi presentate all’ultimo appuntamento, perché probabilmente non ne uscirete vive. Oggi tutte le parti politiche parlano, parlano e parlano, di proposte di legge, di inserire nelle scuole una sorta di corso scolastico di educazione ai sentimenti. Parlano oggi come ieri, come ogni volta che una donna viene uccisa. L’importanza della scuola, ma soprattutto l’importanza della famiglia, perché è da qui che tutto parte, dai genitori che con la loro presenza devono capire ciò che non va nei propri figli, devono ritrovare quel tipo di attenzione, educazione e dialogo familiare. Basta difendere l’indifendibile, basta trovare scuse assurde ogni qualvolta questi “pargoli” ventenni, si cullano fra il nulla cosmico e la scusa del “il lavoro purtroppo non si trova”. Alzatevi da quel divano, posate i cellulare e andate a fare ogni tipo di lavoro, perché solo così iniziate a crescere e responsabilizzarvi.
Ritrovate le passioni, tornate a stupirvi e meravigliarvi, andate a caccia di orizzonti, come dice lo psichiatra e sociologo Paolo Crepet, che sottolinea come oggi la figura genitoriale è venuta meno, perché sono proprio i genitori assenti nella vita dei figli, presi anche loro da tutte queste piattaforme social, che stanno portando a una società diciamo noi malata.
Basta con questi uomini, ragazzi che pensano che la donna sia una cosa loro, che amare sia possesso che si trasforma in ossessione. Amare significa rispetto, lasciare liberi di scegliere se restare oppure no. Educare sin da piccoli che le donne vanno protette, non giudicate, derise.
“Siamo state amate e odiate, adorate e rinnegate, baciate e uccise, solo perché donne” scriveva Alda Merini. Alle donne diciamo, state attente, parlate in casa, con la vostra famiglia, gli amici, di quegli atteggiamenti che risuonano come un campanello d’allarme dei partner, non abbiate paura, non sentitevi in colpa per una scelta che vi rende felici, e non credete alle parole di questi uomini che vi promettono di essere cambiati, di non usare più quella violenza fisica o spicologica su di voi, perché cercano solo di manipolarvi. Facciamo si che Giulia possa essere l’ultima vittima e non un numero ancora una volta in aumento, in un elenco che sembra diventare infinito.