R. & P.
SANTA DOMENICA DI PLACANICA – Oltre diecimila fedeli mariani, provenienti da varie regioni italiane e dall’estero sono affluiti, presso il santuario diocesano di Nostra Signora dello Scoglio, in Santa Domenica di Placanica, l’undici maggio.
A richiamare i pellegrini, le solenni celebrazioni in onore della Madonna, in occasione del 55° anniversario della Sua prima apparizione a Fratel Cosimo, all’epoca diciottenne. Anche una comitiva di fedeli ucraini e polacchi, accompagnati da alcuni sacerdoti di queste Nazioni, sono giunti, appositamente, al santuario fondato da Fratel Cosimo, per ringraziare quest’ultimo per la preghiera, la solidarietà e il sostegno fornito alle popolazioni duramente colpite dalla guerra. All’umile uomo di Dio sono stati, ufficialmente fatti anche due doni: il prezioso zucchetto (copricapo) reliquia di papa san Giovanni Paolo II e una tela con un rosario con i colori della bandiera ucraina.
A presiedere le solenni celebrazioni c’era il vescovo della diocesi di Locri Gerace, monsignor Francesco Oliva, con accanto: l’arcivescovo Giuseppe Fiorini Morosini, il vescovo dell’Ecuador Giovanni Battista Piccioli, venti sacerdoti e quattro diaconi. Migliaia le persone che si sono accostate al sacramento della confessione. Fratel Cosimo, che alla presenza del Santissimo Sacramento, esposto all’adorazione dei fedeli, ha elevato una preghiera per la guarigione del malati e dei sofferenti, ha prima effettuato una evangelizzazione, che riportiamo, qui di seguito: 《Carissimi fratelli e sorelle, amici dello Scoglio, assidui frequentatori e devoti di Nostra Signora, come ben sapete dal 1968 ad oggi, è trascorso ormai più di mezzo secolo, ma rimane ancora vivo in me, il ricordo di quell’undici maggio, di quella indimenticabile data che segnò la mia giovane età e l’intera mia vita, in cui la Madre di Dio visitò questa impervia, solitaria e sconosciuta valle di Santa Domenica di Placanica. Le parole della Santa Vergine risuonano ancora oggi, nei cuori e nel mondo: “Desidero che da ogni paese si venga qui a pregare”, e voi ne siete la testimonianza. E’ questo l’invito materno e amorevole che la Madre rivolge ai suoi figli. Da quella memorabile data ebbe inizio l’incessante pellegrinaggio degli innumerevoli suoi figli che da ogni parte d’Italia e anche dall’Estero, continuamente sostano in devota preghiera davanti all’umile Scoglio, benedetto dalla sua presenza. Oggi, il nostro incontro con l’Immacolata, la Madre del Signore, ci deve portare a vivere sempre più una autentica vita di fede, nel vero senso della parola, una vita di perseveranza nella preghiera, una vita di testimonianza cristiana conforme all’insegnamento del Signore e secondo la sua volontà. Il mese di maggio, in cui ci troviamo, dedicato alla Madonna, è un’occasione per tutti noi per metterci sotto la sua protezione, che ci aiuterà a raggiungere la salvezza. Abbiamo tutti bisogno della Vergine Maria per arrivare alla salvezza. Una Madre così tenera come la Madonna, ascolterà senza dubbio le suppliche dei suoi figli tanto devoti. Nella nostra diocesi di Locri – Gerace stiamo vivendo l’anno mariano, indetto dal nostro Vescovo, qui presente, Mons. Francesco Oliva. E’ un’opportunità di grazia questo tempo, per affidare alla Madonna le nostre richieste, le nostre implorazioni, la nostra preghiera. Vogliamo quindi invocare oggi, in questo giorno di grazia, il dono della pace per tutta l’umanità, ma in modo particolare per il travagliato e martoriato popolo ucraino, perché è sotto gli occhi di tutti quanto sta succedendo attualmente nel mondo segnato da guerre, violenze, conflitti e discordie. Perciò invochiamo la Madonna con fede e amore, affinché asciughi le lacrime di chi piange, calmi i dolori di chi soffre, consoli gli afflitti, aiuti i bisognosi e venga presto incontro agli smarriti peccatori. E’ gioia grande per tutti noi ritrovarci in comunione di pari sentimenti su questa spianata dello Scoglio, in questo 55° anniversario, pronti per accogliere quell’invito che la Vergine di Nazareth pronunciò al convito nuziale di Cana in Galilea e cioè: “Fate tutto quello che mio Figlio Gesù vi dirà”. Ed ora, in sintonia con le parole della Vergine Maria, vogliamo aprire il nostro cuore e prestare attenzione all’ascolto della Parola del Signore. Nel capitolo 15 v. 9 – 11 del Vangelo di San Giovanni apostolo, Gesù disse ai suoi discepoli: “Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei Comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i Comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”. Fin qui la Parola del Signore. Fratelli e sorelle, nel breve passo del Vangelo di Giovanni che abbiamo appena ascoltato in questo clima di pace e di silenzio, Gesù ci comunica le sue parole piene di amore: “Come il Padre ha amato me, così anch’io ho amato voi. Rimanete nel mio amore”. Alla luce di quanto ci dicono queste parole, possiamo certamente affermare e credere che l’amore di Dio Padre per il suo Figlio Gesù, è e rimane per sempre l’amore più elevato, più alto e più grande che noi possiamo immaginare; mentre Gesù ci assicura che con lo stesso amore del Padre, anche lui ha amato e continua ad amare i suoi, cioè tutti coloro che gli appartengono, e in questo suo amore esorta loro di dimorare e rimanere sempre stabili. Qui, a qualcuno potrebbe sorgere spontanea una domanda: “Ma come faccio io a sapere se continuo a vivere nell’amore del Signore? Qual è il criterio, cioè il mezzo che mi assicura e mi dà la certezza di continuare a rimanere nell’amore di Cristo Gesù? La risposta è semplice miei cari, ce la dà Gesù stesso nel Vangelo: “Chi fa suoi i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che rimane nel mio amore”. Tenendo in considerazione le parole di Gesù: “Rimanete nel mio amore”, se vogliamo esprimono proprio la perseveranza nella donazione, nel servizio al nostro prossimo. Ed è proprio da questo donarsi al prossimo, come servizio di carità cristiana, che nasce quella gioia di cui ci parla oggi Gesù nel Vangelo: “Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena”. Chi dunque crede davvero nel Signore e nella sua Parola, lo ama con tutto il cuore e osserva nella propria vita i suoi Comandamenti, nel suo cuore alberga di continuo la gioia, quella gioia vera che nessuno ci potrà mai togliere, neppure la sofferenza. E a proposito della gioia, ricordo quanto dice l’Apostolo S. Paolo nella sua Lettera ai Filippesi c. 4 v. 4: “Rallegratevi sempre nel Signore, ve lo ripeto rallegratevi”. Ma cosa significa “Rallegrarsi nel Signore?”. Rallegrarsi nel Signore significa cercare di rimanere costantemente nell’amore di Gesù. Fratelli e sorelle che mi ascoltate, ripeto ancora una volta quanto disse Gesù ai suoi discepoli: Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore”. Di fronte a queste parole piene di amore, pronunciate da un Dio che è amore e che ama le sue creature, il nostro povero cuore non può fare altro che prostrarsi in ringraziamento nel sapere che l’amore che Gesù ha per ciascuno di noi è lo stesso amore che il Padre ha per il Figlio suo Gesù. Questo è un amore talmente grande, secondo il mio parere, che noi uomini e donne non possiamo mai pienamente comprendere ma che possiamo tenere profondamente scolpito nella mente e nel nostro cuore, affinché ci rendiamo conto che la nostra vera felicità, presente ed eterna dipende solo dal dimorare nell’amore del Signore. L’esortazione di Gesù di dimorare nel suo amore, significa che noi da indegni che siamo, dobbiamo continuare a percepire il suo amore e a gustarlo nella nostra vita. Il vero cristiano miei cari, è colui che rimane nell’amore. Noi dunque, che ci riteniamo di essere cristiani e vogliamo rimanere nell’amore di Gesù Cristo, dobbiamo amare e servire il Signore con tutto il nostro cuore, dobbiamo impegnarci davanti a lui e anche davanti ai nostri fratelli in maniera costante e attiva, e così daremo prova dell’autenticità del nostro amore con segni tangibili e concreti. Dobbiamo amare e servire il Signore nella nostra vita sempre con letizia, con gioia, perché ricordo bene quanto diceva a suo tempo Madre Teresa di Calcutta: “La gioia è una rete d’amore per gridare al mondo Dio”. E concludo, miei cari, questa mia riflessione con voi ringraziandovi di cuore per la vostra partecipazione attenta, composta e silenziosa e allo stesso tempo vi esorto fraternamente a dimorare nell’amore del Signore, tenendo sempre presente che chi dimora nell’amore del Signore dimora in Dio e Dio a sua volta dimora in lui. Nostra Signora dello Scoglio ci aiuti ad essere obbedienti alla Parola del Signore e ai suoi insegnamenti, e se lo faremo con impegno e perseveranza, alla fine della nostra vita sapete cosa succederà? Avremo una lieta sorpresa: Saremo giudicati sull’amore. Dite Amen. Dio vi benedica e sia lodato Gesù e Maria.” Il vescovo Oliva, prima della benedizione e dei saluti finali, dinnanzi alla folla immensa, composta e silenziosa, ha espresso: “Chiedo una speciale benedizione su chi, in questo luogo, assieme alla Vergine Maria e allo Spirito Santo, è stato l’umano protagonista, ossia fratel Cosimo, che da cinquantacinque svolge il suo servizio, durante la settimana, di ascolto, umile, paziente, attento di tutti coloro che vengono qui e hanno avuto la possibilità di essere ascoltati e di ricevere i suoi preziosi e illuminati consigli e le sue cristiane esortazioni》.
Un evento religioso straordinario, unico, post pandemico che ha rappresentato un momento di elevata spiritualità, di rinascita interiore, dopo il periodo buio del coronavirus e che, sicuramente, rimarrà nella storia e negli annali della Chiesa universale.