DAL MOVIMENTO “DONNE PD” RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:
Ancora una volta una donna, ancora una volta colpita a morte! Mary della quale gridiamo l’ultimo urlo di dolore e della quale non conosciamo neppure il numero che la sorte le ha assegnato in questa terribile mattanza femminile, della quale improvvisamente abbiamo conosciuto un volto nello stesso tempo tolto alla vita. Di lei, come per tutte le donne, violentemente sottratte al mondo, il dato statistico “il bollettino di guerra” ci sarà fornito da una organizzazione privata di donne che è: “la casa delle donne di Bologna”.
{loadposition articolointerno, rounded}
Troviamo mortificante che lo Stato, il Ministero dell’Interno non fornisca (così anche nella relazione di ferragosto) i dati disaggregati con grave disagio ed incertezza sulla sua ufficialità. Riteniamo sia giunto il momento (ed in questa direzione ci spenderemo), dopo aver chiesto ed ottenuto la ratifica della convenzione di Istanbul e l’approvazione dell’avanzata legislazione contro il femminicidio, di costituire ed implementare (anche economicamente) tutti i settori pubblici diretti a promuovere, osservare e recuperare il rispetto di genere, e ciò al fine di affermare politiche sociali e culturali dirette a vincere l’incultura della sopraffazione della forza fisica sulla cultura della ragione e del rispetto dell’essere umano. Saremo ai funerali di Mary con questa indignazione e questa ulteriore richiesta che faremo alle istituzioni nazionali scalando il Pollino nei prossimi giorni, insieme a tutte le donne che vorranno partecipare, come le donne del Monviso per dire insieme: #Stopfemminicidio.
Firme: Enza BrunoBossio, Emanuela Bruno, Caterina Belcastro, Nuccia Bostone, Gabriella Boccucci, Sara Calvano, Maria Canducci, Mariella Camposano, Anna Maria Cardamone, Valeria Capalbo,Vittoria Cavallo, Cristina Ciliberto, Tiziana Corallini, Stefania Covello, Michela Cortese, Maria Teresa Curcio, Maria Antonietta De Fazio, Serafina Demme,Ines De Fino, Teresa Esposito, Valentina Femia, AnnaMaria Felicità, Rosaria Frustillo, MariaTeresa Fragomeni,Teresa Gigliotti, Antonella Giungata, MariaCristina Guido, Marilena Manica, Liliana Marasco, Giuseppina Massara, Simona Mancuso, Antonia Lanucara, Maria Carmela Lanzetta, Daniela Limardo,Milena Liotta, Doris Lo Moro, Anna Rita Leonardi, Giovanna Macrì, Ernesta Mazza, Anna Melillo,Noemi Oppedisano, Barbara Panetta,Rossana Pascuzzi, Anna Pittelli, Manuela Poggi, Federica Roccisano,Dina Ruffa, Tania Ruffa, Laura Rullo, Savelina Scalise, Nensy Spatari, Tonia Stumpo, Stefania Taverniti, Elisabetta Tripodi, Maria Teresa Tristaino, Giusy Versace, Sara Vitale, Tina Zaccato.
DAL SEGRETARIO GENERALE CGIL-RC MIMMA PACIFICI RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO:
“Un ennesimo episodio di femminicidio. Questa volta in Calabria, nella nostra provincia. Un fatto gravissimo che non trova giustificazioni. Bisogna fermare questa spirale di violenza nei confronti delle donne che sembra non avere fine”. Con queste parole, il Segretario Generale Cgil Rc-Locri Mimma Pacifici commenta quanto accaduto ieri a Monasterace, con l’omicidio della giovane Mary.
“Non è possibile che, ad oggi, avvengano fatti di tale gravità. Il femminicidio è soltanto l’ultimo atto del dramma che le donne vivono quotidianamente. Minacce, maltrattamenti fisici e psicologici, atteggiamenti persecutori, percosse, abusi sessuali sono gli aspetti quotidiani di questa tragedia che culmina nella sopraffazione omicida. E’ necessario un impegno da parte della politica tutta affinché la violenza sulle donne, che è un problema di stampo culturale, venga affrontato in quanto tale. Non basta più inasprire la pena o legiferare contro il femminicidio – sottolinea Pacifici – occorre soprattutto cambiare questo modello culturale che è improntato sulla superiorità di un genere sull’altro”.
“È necessario che le Istituzioni – aggiunge il Segretario – si impegnino nell’affrontare la questione alla radice attraverso politiche in contrasto alla violenza sulle donne, ricerche, progetti di sensibilizzazione e di formazione, tanto più che la questione non riguarda alcune fasce di popolazione, perché le vittime e i loro aggressori appartengono a tutte le classi sociali o culturali, e a tutti i ceti economici”.
“Basti pensare – evidenzia il Segretario – che la cultura della diversità di genere ha radici tanto profonde da risultare difficili da debellare sia nel mondo del lavoro, sia nella politica. La visione patriarcale, che vede il prevalere dell’uomo sulla donna, favorisce il diffondersi di una cultura della superiorità sessuale e di una discriminante di genere”.
“Solo a partire dal buon esempio accompagnato da un concreto impegno istituzionale e politico – conclude Mimma Pacifici -, sarà possibile debellare questo sistema discriminatorio, altrimenti il rispetto dell’identità dell’altro, nella sua specificità, continuerà a rimanere un valore solo sulla carta”.